Firenze, 25 novembre 2008- Il 25 novembre 1960 Minerva, María Teresa e Patria Mirabal andarono a visitare i loro mariti in prigione, in provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana. Furono intercettate in un posto solitario da agenti del Servizio Militare di Intelligenza durante il regime di Trujillo. Condotte ad un canneto vicino, furono oggetto delle più crudeli torture. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, furono messe nuovamente nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio, con la finalità di simulare un incidente.
Dopo questo episodio, nel 1981, la prima riunione del movimento femminista dell’America Latina e dei Caraibi dichiarò la data del 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in memoria dell’uccisione delle sorelle Mirabal.
Nel 1999, le Nazioni Unite dichiararono il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Nel 1979 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), che richiede espressamente agli Stati parte di “adottare appropriate misure per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne da parte di qualsiasi individuo, organizzazione o entità”.
Dopo la convenzione numerosi e significativi passi sono stati fatti nel riconoscimento e nell’attuazione dei diritti umani delle donne.
Ma ancora molto può essere fatto, e la campagna “Mai più sola” della Regione Toscana presentata quest'oggi sollecita proprio questa messaggio. «A fronte di una costante emergenza alla violenza contro donne e bambini è stata ribadita altresì la necessità di una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza, secondo gli impegni presi dalla Giunta regionale nel meeting di San Rossore 2007 dedicato ai diritti».
Così questa mattina il vicepresidente Gelli ha illustrato agli intervenuti il progetto regionale. «L’obiettivo è far crescere, soprattutto tra i giovani, la cultura della non violenza e dell’inviolabilità del corpo femminile, poiché si percepisce sempre più una perdita quasi assoluta di valori come il rispetto dell’altro e delle proprie scelte, la tolleranza, la libertà e ciò spinge le donne a sentirsi meno sicure di se stesse, forse, anche l’accettazione passiva dell’abuso, quando si verifica, è frutto di un clima di disvalori.
La nostra campagna di comunicazione si aggiunge alle politiche che collocano la Toscana in linea con quanto declinato dal Parlamento Europeo nel 2007 (“Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010”). La Risoluzione europea, infatti, ricorda agli stati membri che l’uguaglianza tra donne e uomini è un diritto e un principio fondamentale dell’Ue e sottolinea il doveroso impegno al rafforzamento di tutte le misure europee e nazionali per la protezione giuridica della donna e dei bambini.»
Nella Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, la consigliera regionale di FI-PdL Annamaria Celesti, vicepresidente della commissione “Sanità” e ginecologa, partecipando oggi alla II° edizione del Festival sulle pari opportunità a Pistoia ha dichiarato: “l’Onu definisce violenza nei confronti delle donne, qualunque atto violento contro il sesso femminile avente o suscettibile di avere come risultato un pregiudizio o sofferenze fisiche, psichiche o sessuali, compresa la minaccia di tali atti, la limitazione, o la privazione arbitraria delle libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata.
Dunque – prosegue Celesti -non si può non ricordare in questa giornata il dramma delle mutilazioni genitali femminili del quale circa 130 milioni di donne nel mondo ne sono vittime e sono ancora 28 i paesi dove viene effettuata. La Mutilazione Genitale Femminile (Mgf), dalla forma più lieve quale l’escissione del clitoride fino all’infibulazione vera e propria dove tutto l’organo genitale esterno viene asportato riducendo la vagina a un piccolo foro dove l’urina e il sangue mestruale spesso scendono goccia a goccia, è un grave attentato contro i diritti umani e un esercizio di violenza contro le donne e soprattutto le bambine andando a colpire direttamente la loro dignità di persona.
In Italia – continua Celesti - da una stima fornita dal Ministero degli Interni, sono circa 40-50.000 le donne immigrate infibulate e tra queste circa 6.000/8.000 bambine di età compresa fra i 4 e i 12 anni. In Toscana, regione con il più alto tasso di immigrati provenienti da paesi come la Somalia, dove circa il 98% delle donne subisce mutilazione genitale femminile, il Consiglio regionale all’unanimità da anni si è impegnato ad affrontare questo dramma promuovendo campagne di sensibilizzazione e di informazione sul territorio circa i rischi e le conseguenze che derivano da tale pratica e l’istituzione di un Centro regionale di riferimento per la prevenzione e la cura per le Mgf presso la clinica Ostetrica Ginecologica di Careggi per l’assistenza specifica a queste donne.” “È necessario accrescere ulteriormente all’interno della comunità toscana – conclude Celesti – una sempre maggiore coscienza sociale in grado di condannare decisamente gli atti di discriminazione come l’Mgf che stentano ad emergere ma che di fatto costituiscono violazioni della dignità della persona intesa come integrità psico-fisica.
Per questo è indispensabile un sempre più forte impegno delle Istituzioni regionali e locali anche con il sostegno e il coinvolgimento di tutte quelle realtà associative e di volontariato presenti sul territorio che si occupano, da tempo, del sostegno alle bambine e donne vittime di tale violenza.”
Modifica dello statuto comunale per consentire al Comune di costituirsi parte civile nei processi per violenza contro le donne». E' quanto chiedono, con una mozione, i consiglieri Marco Stella (FI-PdL) e Stefano Alessandri (AN-PdL) dopo che la corte di cassazione, con una sentenza del 15 ottobre scorso, «ha sancito il diritto per gli enti locali di costituirsi parte civile nei processi di stupro ed a chiedere il risarcimento danni, sia morali che materiali, derivanti al Comune dalle violenze sessuali avvenute sul territorio di competenza».
«Oggi è la 'Giornata contro la violenza alle donne' - hanno ricordato i due esponenti del centrodestra - questo tipo di reato, in aumento negli ultimi anni, induce tutti gli Enti e le Istituzioni ad attuare tutto quanto è possibile al fine di debellare questa forma intollerabile di violenza. La sentenza della cassazione ci aiuta ma il Comune, ad esempio, può esercitare tale diritto solo se munito di uno statuto che preveda, fra gli altri scopi primari, la tutela delle donne. Il principio generale ed altamente significativo dell'impegno alla tutela della libertà psichica e fisica della donna è un principio di alto valore per le istituzioni che lo condividono e lo adottano».
«Purtroppo - hanno rilevato Stella e Alessandri - lo statuto del Comune di Firenze risulta attualmente sprovvisto di articoli riguardanti la tutela delle donne».
Quindici casi di violenza sessuale, 102 episodi di lesioni dolose, 149 di minacce. Nella giornata internazionale contro la violenza alle donne la Provincia di Siena ha reso noto i dati relativi al territorio senese nel 2007 e sottoscritto un protocollo d’intesa per la costituzione e l’attività del tavolo interistituzionale contro la violenza alle donne.
«Il nostro obiettivo, con la costituzione del tavolo, è quello di migliorarci sempre di più integrando le informazioni a disposizione e puntando sulla professionalità – ha detto Fabio Ceccherini, presidente della Provincia di Siena - Questa firma è il riconoscimento per tutti coloro che già operano in questo settore con l’obiettivo di poter dare un contributo alla lotta ai fenomeni di violenza sulle donne». E, tra le proposte, è emersa la possibilità di trasformare l’azienda agricola di Suvignano, nel comune di Monteroni d’Arbia, recentemente confiscata alla mafia anche in un centro di ospitalità per le donne vittime di violenza.
Il Tavolo Interistituzionale si pone come obiettivo la costituzione di un sistema unitario di prevenzione della violenza, l’attivazione di interventi di accoglienza, protezione, solidarietà, sostegno e soccorso alle donne vittime di maltrattamenti e stupri. A firmare il protocollo d’intesa oltre la Provincia di Siena anche i Comuni, gli enti che operano sul territorio (Azienda Ospedaliera, Asl, Ufficio scolastico provinciale, sindacati , forze dell’ordine e associazioni) e tutte le associazioni che si occupano di prevenire e intervenire nei casi di violenza nel territorio senese.
«Con questa iniziativa vogliamo sottolineare l’impegno che la Provincia di Siena porta avanti da tanti anni per combattere la violenza contro le donne, la volontà di puntare su una maggiore professionalità tra gli operatori e le istituzioni e intervenire nell’educazione e formazione dei giovani nelle scuole» ha aggiunto Fiorenza Anatrini, assessore alla Pari Opportunità della Provincia di Siena che ha presentato i dati relativi al territorio senese.