FIRENZE– Toscana fuori dalle Regioni ‘benchmark’ per costi e servizi del sistema sanitario. Il ministro per la salute Beatrice Lorenzin ha annunciato ieri la rosa delle cinque Regioni tra cui verranno individuate le tre i cui standard saranno modello per tutti i sistemi regionali: prima l’Umbria, che entra di diritto nella terna, poi in ordine Emilia-Romagna, Marche, Lombardia e Veneto, cioè le realtà alle quali ispirarsi per definire i criteri di qualità dei servizi sanitari da erogare e dell’appropriatezza e dell’efficienza per determinare i costi e i fabbisogni standard in sanità.
L’esclusione della Toscana è stata operata dal Ministero basandosi essenzialmente sugli aspetti finanziari. “Siamo orgogliosi del nostro sistema sanitario. Un sistema che sta reagendo brillantemente a una situazione di crisi nazionale. Voglio ricordare che il 65% degli indicatori della valutazione del nostro sistema sanitario da parte della Scuola Superiore Sant’Anna sono positivi. Il modello toscano di sanità è vitale, certo, stiamo avendo difficoltà come tutti, ma abbiamo intrapreso un progetto di riforma di grande respiro e spessore.
Una riforma complessa, che tocca tutti gli aspetti della nostra sanità e che sta procedendo a ritmo serrato”. L’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni reagisce con decisione “Certo, non nascondo un po’ di amarezza Siamo stati penalizzati da un meccanismo molto burocratico”. E spiega: “Prima di tutto si parla solo di costi, non c’è un giudizio complessivo sull’andamento della sanità. Il pre-requisito in base al quale sono state scelte le 5 Regioni è soltanto economico.
La valutazione di tipo sanitario per noi non è stata fatta, viene fatta in una fase successiva, solo per quelle Regioni che superano il pre-requisito economico. E poi siamo stati valutati in un momento in cui eravamo particolarmente appesantiti: è stato preso come anno di riferimento il 2011, l’anno in cui eravamo nel pieno della certificazione di bilancio. In quell’anno, eravamo l’unica Regione ad aver intrapreso volontariamente la certificazione di bilancio, e siamo orgogliosi di averlo fatto e di continuare a farlo.
Per un soffio non siamo entrati nella rosa delle 5: per 7 milioni, appena uno 0,35″. “Continuiamo a lavorare con fiducia e tranquillità – assicura l’assessore – Ci sentiamo una squadra molto forte e molto coesa”. «E’ la fine della leggenda made in Rossi che proponeva la sanità toscana come modello per tutte le altre. Altro che storie – commenta il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (Pdl) – qui la Toscana resta beatamente al palo insieme alla Basilicata, tanto per dire, o alla Campania.
O al Lazio delle voragini da cui oramai, Massa insegna, pare non abbiamo più nulla da imparare». Ma come avranno fatto queste cinque Regioni a ricevere la palma d’oro ministeriale? Mugnai è andato a vedere: «Hanno applicato i provvedimenti che il Pdl da anni suggerisce alla giunta toscana, ma che Rossi e gli assessori alla sanità che si sono succeduti non hanno mai voluto mettere in pratica, talvolta malgrado indirizzi unanimi del Consiglio regionale come nel caso dell’accorpamento degli Estav». "Siamo dispiaciuti per la scelta del Ministero della Salute di escludere la Regione Toscana dalle cinque regioni più virtuose d'Italia.
Certo, non dobbiamo nasconderci dietro una foglia di fico ma lavorare affinché questo gap, seppur minimo, possa essere rapidamente colmato". E' il commento di Maria Luisa Chincarini, Capogruppo di Centro Democratico in Consiglio regionale della Toscana e Segretaria della IV Commissione Sanità e Politiche Sociali, alla notizia "La valutazione ministeriale si è basata unicamente sul dato finanziario e la Toscana è risultata sesta con uno scarto di soltanto nove milioni rispetto all'Emilia Romagna, che ci precede.
Per di più, la valutazione ha preso in esame un periodo di tempo limitatissimo, il 2011, che per la nostra regione ha rappresentato l'annus horribilis dal punto di vista sanitario, a causa del deficit record di 420 milioni di euro dell'Asl di Massa", spiega Chincarini. "Questo non significa che la sanità toscana, dall'oggi al domani, sia divenuta vecchia e inadeguata. La Regione ha tutte le armi per colmare il gap con Emilia, Lombardia, Umbria, Marche e Veneto e recuperare la sua posizione di riferimento anche a livello nazionale: la Toscana vanta tre poli universitari di eccellenza e professionisti la cui competenza è riconosciuta in tutto il mondo", commenta la Capogruppo.
"Certo, in passato sono stati commessi degli errori, soprattutto dal punto di vista finanziario. Per questo, torno a ripeterlo, è necessario rivoluzionare in maniera copernicata tutto il Sistema Sanitario Regionale. E' urgente e necessario ridurre il peso e la centralità della burocrazia e restituire il ruolo di protagonisti ai sanitari e ai pazienti, puntando sui professionisti, sull'armonizzazzione dell'offerta sanitaria sul territorio regionale e ridimensionando i costi di gestione. Così, la Toscana potrà tornare a essere un modello non soltanto in Italia". “Dopo essersi pavoneggiato per anni adesso Rossi dovrà fare i conti con il proprio fallimento politico. Per il Ministero della Salute il modello sanitario regionale non è più un riferimento per gli altri.
Un vero e proprio smacco per il Governatore toscano che da assessore alla sanità aveva presentato ben tre Piani Sanitari Regionali”. Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, Paolo Marcheschi e Marina Staccioli, commentando la notizia. Secondo i consiglieri di Fratelli d’Italia “Rossi è stato colto in fallo su una delle più gravi carenze del sistema sanitario toscano e cioè i buchi di bilancio. Le singole Aziende sanitarie hanno per anni inseguito, talvolta invano, il pareggio di bilancio, operando inaccettabili tagli alla quantità e alla qualità delle prestazioni ed anteponendo logiche finanziarie agli interessi dei cittadini, finendo per produrre solo disastrosi buchi di bilancio.
Si sono distinte, solo per citarne alcune, le ASL di Massa sopra tutte ma anche Livorno, Viareggio, Siena ed Empoli”. “Già di recente” proseguono Donzelli, Marcheschi e Staccioli “la Corte dei Conti aveva riscontrato, nei risultati di esercizio di alcune di queste ASL, delle criticità di cui aveva chiesto conto. Così, mentre i bilanci delle ASL sembrano un colabrodo, intanto si chiudono gli ospedali, aumentano i tempi delle liste d’attesa, si operano tagli inaccettabili alle prestazioni e si mantiene l’odioso balzello dei 10 euro per la digitalizzazione sugli esami diagnostici.
Non prova un po’ di vergogna, signor Presidente?”