L’ex assessore alla Sanità della Regione Toscana, Daniela Scaramuccia, è tra i dodici esperti voluti dal Governatore della Lombardia, Roberto Maroni, e dalla sua Giunta per comporre la “Commissione sviluppo sanità”. Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale di Più Toscana e membro della IV commissione “Sanità”, Gian Luca Lazzeri, che si rivolge al Presidente toscano, Enrico Rossi. «Un anno fa – ammette Lazzeri –, l’allora assessore Scaramuccia si dimise per un incarico di prestigio che le era stato offerto da un’azienda privata, dicendo anche basta con la politica per il troppo stress.
Adesso, però, la ritroviamo tra i dodici “saggi” del leghista Maroni in Regione Lombardia. Che cosa ha fatto, quindi, Rossi per farla andar via all’improvviso dalla Toscana e per convincerla ad accettare, dopo un anno, un incarico in una Regione con politiche diametralmente opposte nel pensiero a quelle toscane? Forse Scaramuccia si è accorta che il modello toscano della sanità non mette “al centro il paziente”, come nelle intenzioni dichiarate dall’ex assessore nell’aprile 2010?». Per l’esponente di Più Toscana, «forse Scaramuccia non era d’accordo sul modello rossiano della sanità ed ha deciso di dire basta, non con la politica, bensì con la politica toscana.
Chissà com’è stata negativa per lei l’esperienza in Regione Toscana – conclude Lazzeri – se dopo appena 14 mesi ha ceduto alle avances politiche di Maroni». Pagamento dei fornitori della Sanità Toscana «Il mio intervento si concentra unicamente sugli articoli di questo provvedimento che si riferiscono al pagamento dei fornitori della sanità toscana. Si tratta di un tema che a noi è stato e sta molto a cuore e dunque, per coerenza e nel rispetto del nostro consueto approccio spietato ma costruttivo, noi intendiamo votare questi articoli positivamente» questa la sintesi dell’intervento in aula del Vicepres.
della Commissione IV (Sanità) Stefano Mugnai (Pdl). «Certo, salutiamo favorevolmente oggi la possibilità di pagare in tempi che auspichiamo stretti una porzione del debito che le strutture della sanità toscana hanno accumulato negli ultimi anni, ma vorremmo che questa tensione a fare e a fare presto proseguisse con nuovi interventi. Il monte debiti è infatti di oltre 700 milioni dalle aziende sanitarie agli Estav, ma a questa cifra vanno sommati i debiti che le aziende della sanità toscana intrattengono coi loro fornitori diretti, sui quali ci vorrebbero dati certi e per i quali siamo a chiedere una ricognizione.
Si può comunque ragionevolmente ipotizzare che il complessivo si aggiri oltre il miliardo. Ed è un miliardo che manca all’economia toscana, in un momento di crisi generale e in presenza di una stretta creditizia inedita». «Se però questo è un primo passo, allora va nella direzione giusta perché tra l’altro attua il principio dell’affidabilità delle pubbliche amministrazioni, anche se alcuni dati come quelli che la giunta fornisce sui tempi di pagamento non tornano granché con quelli registrati dai sindaci revisori degli Estav.
Perché alla fine qui il problema non sono le multinazionali, bensì i medio-piccoli fornitori, molti dei quali anche toscani, che rischiano di chiudere non per debiti, ma per eccesso di crediti e malgrado dimostrino, vincendo e soddisfacendo appalti pubblici, la capacità di stare sul mercato. Per questo chiediamo di non minimizzare il problema generale e di non circoscriverne la soluzione a questo provvedimento».