Firenze, 29 luglio 2013 – Ricasoli, Sonnino, Zoli, Gronchi, Fanfani, Spadolini, Ciampi, Dini. Otto politici che hanno fatto la storia del nostro paese, con una provenienza comune: la Toscana. Il libro curato dallo storico Pier Luigi Ballini intitolato Toscani. Presidenti del Consiglio. Presidenti della Repubblica (Polistampa, pp. 184, euro 14) è dedicato a questi protagonisti della vita politica e parlamentare negli anni del Regno d’Italia e della Repubblica, ognuno dei quali è al centro di un saggio che ne ricostruisce la biografia e l’operato.
La pubblicazione fa parte delle iniziative del Consiglio Regionale della Toscana per il 150° dell’Unità d’Italia, ed è ideale complemento di quella dedicata ai ministri degli esteri nel secolo appena trascorso, (La politica estera dei Toscani ministri degli Esteri nel Novecento, Polistampa 2013). Dal “barone di ferro” Bettino Ricasoli (il cui ritratto è curato da Sandro Rogari) a Carlo Azeglio Ciampi (Stefano Folli), passando per Giovanni Spadolini (Cosimo Ceccuti), Lamberto Dini (Zeffiro Ciuffoletti), Amintore Fanfani (Piero Roggi), Sidney Sonnino, Giovanni Gronchi e Adone Zoli (Pier Luigi Ballini), i testi, opera di storici di primo piano, non offrono soltanto efficaci profili di illustri protagonisti della storia italiana degli ultimi cinquant’anni, ma ricostruiscono significative vicende nell’ambito delle istituzioni, indirizzi politici dei governi, scelte diplomatiche e nel campo delle relazioni internazionali.
Diversi l’uno dall’atro per contesto storico, indole, formazione e vocazione, gli statisti dettero spesso un contributo alla vita del paese che andò oltre la sfera politica, allargandosi a volte al mondo dell’economia e imprenditoria, altre a quello delle arti e della cultura. Ripercorrere le loro esperienze rappresenta, come scrive il presidente del Consiglio Regionale toscano Alberto Monaci, “un’opportunità di far conoscere quanto questa nostra terra, col suo vissuto, coi suoi valori, le sue relazioni, le sue storie, abbia permeato l’impegno civile e l’etica pubblica di questi servitori della cosa pubblica, caratterizzandone quella visione di apertura al mondo e alla modernità che a tutti loro mai fece difetto”. Gherardo Del Lungo