Firenze – “Siamo disponibili ad offrire corsi di formazione per genitori, insegnanti, operatori non professionisti e chiunque abbia a che fare, quotidianamente, con i minori. Imparare ad individuare i segni di un abuso è il primo, importantissimo, passo per scongiurare casi drammatici ed evitare che le vittime restino in balia della più vile forma di esercizio di potere degli adulti addirittura per anni”. Lo “sconvolgente” caso del minore che sarebbe stato abusato fisicamente e psicologicamente per oltre sette anni da un artigiano amico di famiglia a Capannori (Lucca) e arrestato ieri (giovedì 13 giugno), ha suscitato la reazione del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Grazia Sestini. “Mettiamo a disposizione l’ufficio di Firenze a quanti vogliano organizzare percorsi formativi e imparare ad individuare i segni di violenza”.
La disponibilità del Garante, aperta a tutte le istituzioni, scuole, enti locali, associazioni, vuole anche dare “piena applicazione all’articolo 5 della Convenzione di Lanzarote”. Un articolo in cui “esplicitamente” ricorda il Garante, si parla di formazione di persone che hanno regolari contatti con i minori e cita, oltre la scuola e la famiglia, anche l’ambiente sportivo e le attività ricreative in genere. Ratificata dall’Italia nel 2012, la Convenzione è il “primo strumento internazionale in cui chiaramente si parla di pedofilia, si invitano gli Stati ad adottare una serie di misure e ad adeguare il codice penale”. “Sulla vicenda di Capannori, all’attenzione dell’Autorità giudiziaria e di tutti i passaggi necessari – continua Sestini – è certo che il minore è già stato preso in carico dai servizi territoriali e avrà tutta l’assistenza necessaria.
La cosa sconvolgente è la durata”. Secondo quanto sta emergendo, infatti, l’abuso perpetrato per oltre sette anni è stato scoperto solo grazie ad altri coetanei della vittima che, coinvolti nella vicenda dallo stesso artigiano, hanno denunciato il comportamento distorto dell’uomo. “Viene da chiedersi come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di nulla”, rileva il Garante che, dati alla mano, fissa in 166 le vittime accertate nel 2011, cioè quelle in carico ai servizi socio-sanitari su indicazione dell’Autorità giudiziaria.
Di queste, 75 sono “nuovi casi, vale a dire acquisiti nel corso del 2011”. Un rapido raffronto con gli anni precedenti dimostra che in Toscana il fenomeno è altalenante. “Parliamo comunque di sette casi a Provincia”, sottolinea Sestini. “Forse possono sembrare numeri non eclatanti. Tuttavia dimostrano l’esistenza della piaga della pedofilia che nel 60 per cento dei casi è perpetrata all’interno dell'ambiente familiare”. “Cogliere i segnali, sempre molto difficile – ammette il Garante – è quindi l’imperativo categorico.
Esistono decine di trattati sui sintomi che però rimangono ad uso esclusivo di specialisti e quindi fuori dal circuito familiare e sociale”. “Sarebbe interessante che la Regione allargasse ai minori quanto prevede la legge 59 sulla violenza di genere, mentre è giusta la strada intrapresa per una maggiore e più capillare diffusione del Codice Rosa, peraltro utilizzato nella vicenda di Capannori”.