La Commissione d'Inchiesta regionale sull'affidamento dei minori lancia un appello per sensibilizzare istituzione e società civile nei confronti dei giovani che vivono e lavorano all'interno dell'Azienda agricola di Vicchio. Per alcuni di loro in particolare la vita all'interno della struttura guidata per anni da Rodolfo Fiesoli è diventata difficile ed ingestibile; vorrebbero uscirne con i propri mezzi e per questo quelli che un tempo erano solo dei bambini chiedono un lavoro ed una casa. Forteto è ormai nell'opinione pubblica diventato sinonimo di un castello di bugie e silenzi che avrebbero celato per troppi anni violenze e abusi ai danni di minori in difficoltà.
Ma il Forteto che nasce come una cooperativa agricola, ha dato e dà lavoro a tanti, molti dei quali sono proprio i bambini di ieri, oggi adulti. Alcuni di loro, hanno avuto coraggio nel denunciare, nel voler ricordare prima e nel raccontare poi quelle violenze subite. Un sacrificio il loro, che sarà indispensabile in sede processuale, ma nel frattempo quei ragazzi e quelle ragazze continuano a vivere e a lavorare nella comunità, fianco a fianco a quanti sono stati indicati da loro stessi come responsabili o complici di quei soprusi e le conseguenze spesso sono spiacevoli.
«Si tratta di ragazzi che non hanno mai avuto un’opportunità e che ne meritano almeno una. Le istituzioni e la società, in fondo, con loro sono in debito». A lanciare quest'appello è la Commissione d’inchiesta per verificare i fatti accaduti al Forteto: Stefano Mugnai e i Consiglieri Paolo Bambagioni (ex Vicepresidente della Commissione d’inchiesta) e Monica Sgherri (ex Commissario). Un'indagine durata 5 mesi al termine della quale la Regione ha deciso di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà il 4 ottobre.
«La nostra preoccupazione – hanno spiegato concordi – è scattata soprattutto dopo i recenti fatti registratisi nelle ultime ore a seguito, a quanto pare, della recrudescenza mediatica innescata anche dal servizio realizzato dalla trasmissione Le Iene. Ci ha sollecitato la vicenda del giovane Bimonte che dall’oggi al domani, dopo essere cresciuto all’interno del Forteto, si è ritrovato a uscirsene solo e senza lavoro con una borsina di tela dove aveva i pochi effetti personali. Come lui ci sono una dozzina di ragazzi e ragazze che hanno affrontato il difficile percorso della denuncia e che oggi si trovano a lavorare nella cooperativa, non avendo alternative, a contatto con gli indagati stessi.
Magari anche in posizione subordinata. Vanno garantite condizioni di agibilità lavorativa che oggi non ci sono, nemmeno dopo il rinnovo dei vertici della cooperativa che non ci pare segni discontinuità con la passata reggenza». Una proposta concreta arriva da Monica Sgherri, vale a dire l’inserimento in azienda «di almeno una persona esterna che possa vigilare sulle condizioni di lavoro di tutti quanti, ma in particolare di quanti dalla comunità sono usciti pur continuando a lavorare in cooperativa», Bambagioni si rivolge con particolare attenzione al «mondo cooperativo, alla Caritas, alla piccola imprenditoria e soprattutto a Unicoop, che visti i suoi valori di riferimento può forse fare un atto di generosità verso quei dieci-dodici casi che sarebbe bene uscissero da quel contesto».
Senza voler creare discriminazioni, specifica Mugnai: «Siamo consapevoli che molti, oggi, in Toscana ma non solo, avrebbero titolo e necessità di trovare una collocazione lavorativa. Questo però è un caso particolare: le istituzioni, e dunque la società, hanno tolto questi ragazzi alle loro famiglie per gravi motivi, ma li hanno affidati a coloro che oggi sono sotto giudizio. Ne siamo tutti responsabili. Aiutiamoli». Ma la domanda che in questi casi diventa inevitabile e che sempre si ripete ogni volta che storie come queste vengono alla luce è: Come è possibile che in tanti anni, in questo caso più di 30, nessuno si sia accorto di nulla? Nè la Regione che pure finanziava molti dei progetti portati avanti dal Fiesoli, il fondatore della comunità e oggi principale imputato, nè il Tribunale dei Minori che su quei ragazzi aveva la tutela legale e che avrebbe dovuto effettuare controlli periodici, nè gli assistenti o gli operatori sociali.
Marika una delle ragazze che oggi ha deciso di venire allo scoperto e denunciare quanto le è accaduto una risposta ha provato a darsela e naturalmente è una risposta che indigna: "A chi avrebbe dovuto fare i controlli, assistenti sociali, psichiatri, presidente del Tribunale Minorile che puntualmente parlavano con Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi veniva fatta vedere una realtà diversa: ci chiamavano a tavola e ognuno recitava la sua parte, dovevi far vedere che eri contento e poi non potevi nemmeno parlare con l'assistente sociale che poi la sera era a cena lì con tutti gli altri".
"Sul passato sicuramente c'è stato un atteggiamente superficiale - ha dichiarato la Sgerri- : a fronte di condanne e di un processo della magistratura che riconosceva degli abusi sui minori il tribunale dei Minori ha continuato ad affidare i bambini a quella struttura. La Regione però - precisa la Sgherri- non ha mai dato contributo economici per l'attività di affido ma solo per le attività della comunità agricola del Forteto, almeno su questo non abbiamo nulla da rimproverarci". Stamani arriva una buona notizia in conferenza stampa: un imprenditore di Scandicci ha comunicato via sms che da lunedì prossimo garantirà un posto di lavoro nella sua pelletteria a uno dei ragazzi. Ma il problema delle responsabilità resta e il caso finisce al Parlamento Europeo grazie a un'interrogazione dell' Onorevole Morganti (Eld) che chiede di sapere se l'Unione Europea ha mai finanziato la comunità operante nel comune di Vicchio nel Mugello.
"Chiedo che la Commissione europea intervenga immediatamente sul caso a dir poco vergognoso del Forteto, sia perché sembrerebbe che questa comunità degli orrori abbia ricevuto finanziamenti provenienti da Fondi europei, sia perché ci troviamo di fronte ad una palese violazione dei diritti dei minori previsti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue". "Secondo quanto stabilito dalla Commissione d’inchiesta regionale – afferma Morganti –, il Forteto ha goduto di numerosi finanziamenti pubblici, in parte anche provenienti da Fondi europei.
L'Esecutivo europeo – chiosa Morganti – deve fare la propria parte, chiarendo se effettivamente ‘Il Forteto’ sia stato finanziato con fondi Ue, e se sì in quale entità e a che scopo". Ma l’europarlamentare va anche oltre sino ad arrivare a chiedere la chiusura della comunità «quali misure intenda prendere la Commissione per far luce su questa situazione, che avrebbe richiesto un intervento più decisivo già da diverso tempo vista la drammatica condizione dei bambini abusati e di minori tuttora vittime di questi delinquenti.
La Commissione europea – domanda Morganti – non ritiene opportuno fare pressione sulle Istituzioni locali affinché si attivino per chiudere questo lager?». Intanto in serata la notizia che il Comune di Vicchio, dove si trova la cooperativa agricola Il Forteto, ha deciso di costituirsi parte civile al processo, la decisione arriva qualche ora prima della scadenza dei termini. Il comune del Mugello dunque va ad aggiungersi a quello di Borgo San Lorenzo e alla Regione Toscana che si erano già mossi in questo senso.
Ad annunciarlo è stato lo stesso sindaco Roberto Izzo oggi nel corso della trasmissione Girotondo, dedicata al Forteto, registrata nel pomeriggio ed in onda questa sera alle 21,15 su Tele Iride, canale 96. Intervenuto telefonicamente durante la puntata il primo cittadino ha ricordato che la Regione Toscana e il Comune di Borgo san Lorenzo si sono costituiti parte civile in quanto coinvolti direttamente nel progetto Chiaroscuro con Il Forteto, mentre Vicchio al pari degli altri Comuni di Mugello e Valdisieve aveva dato solo il partenariato. “In quel momento – ha aggiunto Izzo – non avevo ancora elementi per costituirmi parte civile ma ora sicuramente lo farò.
In consiglio comunale avevo affermato che avrei riflettuto su questa scelta, oggi ci sto rimettendo come immagine di persona, ci sto rimettendo come persona, ci sto rimettendo come immagine del mio Comune fatto di gente onesta e perbene. È chiaro – ha dichiarato – che alla fine il Comune di Vicchio si costituirà parte civile”. Antonio Lenoci Filomena D'Amico