E' ancora ignota l'identità della persona che ieri mattina ha provato a forzare la porta dell'associazione Artemisa il centro contro la violenza alle donne di Firenze,(http://www.artemisiacentroantiviolenza.it/) che si trova in via Mezzetta; non riuscendo a scardinare la chiusura della porta finestra in legno lo sconosciuto ha appiccato il fuoco. Quando intorno alle 9,30 un'operatrice è arrivata in sede si è trovata di fronte all'incendio ancora in corso e ha chiamato immediatamente i vigili del fuoco.
L'associazione che da tempo si occupa di tutelare le donne che sono vittima di violenza e soprusi da parte dei loro compagni e mariti, non è nuova a minacce eppure sull'accaduto dichiara: "Un tentativo di incendio alla nostra sede non si era mai verificato denuncia una delle fondatrici, nonostante le continue intimidazioni di stile mafioso: è arrivato il momento di pensare a un modo per proteggere le nostre quaranta operatrici". Artemisia ribadisce che comunque "l'associazione non si fermerà dal suo impegno nel contrasto alla violenza maschile sulle donne''. In queste ore continuano a moltiplicarsi le attestazioni di solidarietà da parte di esponenti politici locali e nazionali, associazioni, sindacati e privati cittadini accanto a una ferma richiesta di adottare chiare misure normative contro il fenomeno della violenza contro le donne ma anche contro i minori.
“Un grave atto intimidatorio che non può essere sottovalutato, perché ennesimo segnale della violenza nei confronti di chi è in prima linea nella difesa dei diritti delle donne. Per questo voglio esprimere la solidarietà mia e di tutta la giunta provinciale nei confronti delle operatrici del centro Artemisia”, il commento del Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci. “Piena solidarietà alle operatrici di Artemisia e attenzione a non sottovalutare quello che appare come l’ennesimo atto intimidatorio nei confronti di un associazione impegnata a contrastare la violenza maschile sulle donne”. E’ quanto ha dichiarato la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi. “Solo pochi giorni fa – ricorda la senatrice Di Giorgi – abbiamo presentato un disegno di legge per il contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio, congiunto fra Camera e Senato, e in quell’occasione sono stati ricordati i numeri di quella che è diventata una vera e propria mattanza.
Si parla di 157 donne uccise nel 2012, ma il numero che meglio rappresenta il drammatico fenomeno è quello dei tentativi di omicidio che, nel complesso, sono stati 412. Per 255 volte una donna si è salvata solo per caso, restando magari ferita, sfigurata o storpiata. Si comprende bene come non siamo di fronte a eventi occasionali, ma a un vero e proprio dramma sociale che non può essere sottovalutato e come sia essenziale prestare la massima attenzione e il pieno sostegno a chi è in prima fila per aiutare le vittime di violenze fisiche o psicologiche” “Un atto intimidatorio indegno nei confronti delle tante volontarie e in qualche modo verso quelle donne che hanno subito una violenza e che cercano di recuperare la loro dignità e la loro vita.
A loro e alle operatrici che ogni giorno prestano assistenza alle vittime di soprusi, va tutto il mio sostegno e la mia vicinanza”, commenta l’onorevole Susanna Cenni, parlamentare toscana del Partito democratico. Il fenomeno della violenza sulle donne è in costante aumento, ogni giorno sulla cronaca si legge di un'aggressione verso una moglie, una compagna, la cui "colpa" quasi sempre sarebbe quella di volersi separare dal proprio partner. Femminicidio o femicidio, nomi nuovi per un delitto vecchio, ma su cui oggi finalmente la nostra società si interroga.
Qualche volta ci si ostina a chiamarli delitti passionali, lì dove la passione non c'entra nulla e si invoca l'infermità mentale parziale o totale per chi ha ripetutamente colpito a morte colei che diceva di amare. Fondamentale è diventato il lavoro di associazioni come quella di Artemisia a Firenze che ascoltano, sostengono e tutelano le donne che altrimenti denuncerebbero con maggiore difficoltà. Da quando esistono strutture di questo tipo, le denunce sono aumentate. Secondo quanto riportato dall’associazione Artemisia, nel 2012 sono state 1832 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza in Toscana: a Firenze il 25 per cento delle donne che hanno chiesto aiuto hanno dai 30 ai 39 anni, il 10 per cento supera i 60 anni e il 30 per cento ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni.
"Anche per tutto questo è urgente che la Convenzione di Istanbul venga ratificata dal nostro Parlamento, e che i centri antiviolenza vengano sostenuti anche con adeguati finanziamenti” conclude l'onorevole Cenni. Solidarietà anche dal gruppo consiliare del Pdl in Provincia di Firenze che esprime piena vicinanza all'Associazione Artemisia. “I frequenti attacchi intimidatori e le minacce subite dalle operatrici e dagli ospiti dell’Associazione - dichiarano i consiglieri - non devono scoraggiare dal perseguire l’opera di intervento e di sostegno verso coloro che sono vittime di violenze, che solo grazie all’intervento di Artemisia riescono a superare la barriera della vergogna nel denunciare gli abusi subiti”. “Preoccupa quanto accaduto ai danni del centro Antiviolenza di Artemisia nella giornata di ieri.
Preoccupa ancora di più se si ascolta la denuncia della stessa associazione che parla di escalation di tipo mafioso”. Così Francesca Chiavacci, presidente di Arci Firenze. “L'Arci – prosegue Francesca Chiavacci - esprime sincera solidarietà ad Artemisia e rimane convinta che tali gravi e intollerabili fatti non ostacoleranno il prezioso lavoro dell'associazione. “Sottolineiamo che purtroppo – aggiunge la presidente di Arci Firenze - questo atto ostile giunge nel momento in cui nel nostro Paese inizia a crescere e a diffondersi attenzione generale sul tema del femminicidio e della violenza sulle donne.
Auspichiamo inoltre che le istituzioni non si sottraggano ad un impegno deciso per sostenere la battaglia contro questa vera e propria piaga sociale”. “Consideriamo inaccettabile – conclude Francesca Chiavacci - che tale ampliamento della consapevolezza sul tema possa produrre come reazione un innalzamento dei livelli di tensione, per giunta proprio contro chi da anni ha condotto e conduce, spesso solitariamente e con discrezione, una efficace azione di contrasto agli effetti e alla cultura della violenza maschile sulle donne”. Rifondazione Comunista rilancia l'appello delle operatrici e ricorda che: "L'Associazione Artemisia aderisce alla Dichiarazione di Consenso in tema di abuso sessuale all'infanzia redatta dall'apposita Commissione di Studio del Coordinamento Nazionale dei Centri e dei Servizi e approvata in data 21 marzo 1998 e costituiscono le linee guida per gli interventi dei professionisti psico-socio-sanitari in tema di abuso sessuale all'infanzia".
Secondo Rifondazione è "in questa missione che va trovato il motivo di quest’odiosa aggressione. "Vogliamo infatti sostenere che la violenza maschile sulle donne non è una questione privata ma politica; non è un’emergenza drammatica e imprevedibile, ma un problema strutturale a cui vorremmo che le Istituzioni i partiti i movimenti sociali dessero adeguata importanza e sollecite risposte. Gli attacchi violenti e degradanti, gli oltraggi sessisti nei confronti delle donne anche autorevoli, come la Ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, sono espressione di una cultura sessista e misogina, che non si ferma neanche quando una donna arriva a ricoprire importanti incarichi istituzionali".
"Esprimiamo piena solidarietà all'associazione Artemisia per il gravissimo episodio, di chiaro stile mafioso, che si è verificato il giorno 19 maggio. Il tentativo di incendiare la sede del Centro, che svolge un'azione fondamentale di difesa e sostegno delle donne vittime della violenza maschile nel nostro territorio, rappresenta la pericolosissima scalation di intimidazioni che si erano già manifestate attraverso minacce alle operatrici." Questa la dichiarazione di Ornella De Zordo e Adriana Alberici, consigliere di perUnaltracittà. "Le 40 operatrici, molte delle quali volontarie, che lavorano al Centro non devono sentirsi sole di fronte alle minacce e, ora anche al gesto intimidatorio dell'incendio appiccato le cui conseguenze sarebbero state ben più gravi se non vi fosse stata la tempestiva azione di due operatrici di Artemisia che hanno allertato Polizia e Vigili del fuoco." proseguono De Zordo e Alberici.
Com' è cambiata la violenza maschile sulle donne da ieri a oggi, il femminicidio è un delitto nuovo oppure solo ora sia ha la coscienza di parlarne? L'emancipazione femminile e le nuove dinamiche di coppia quanto hanno influito sulla presunta debolezza maschile che in molti, troppi casi si tramuta in violenza? Per capirlo può essere utile una storia di ieri scritta ai nostri giorni: martedì 21 maggio alle ore 17.30 al Centro Donna del Comune di Livorno (largo Strozzi 3) Mario Baglini presenterà il suo libro “Violenze, Amori e Abbandoni.
Tre storie di donne dell’Ottocento” (Edizioni Erasmo 2013). L’evento è a cura del Centro Donna del Comune di Livorno in collaborazione con l’Associazione Centrodonna Evelina De Magistris e l’Associazione Ippogrifo. Tre donne livornesi nate e vissute nell’Ottocento: Elisabetta Sproni, Amalia Matteini e Angelica Palli che “dovettero combattere volenti o nolenti, una loro battaglia privata e pubblica… soffrendo di dover entrare in conflitto con le persone più care… Ma ad un certo punto la loro vita apparve piena di grovigli e di contraddizioni, e toccò a loro cercare la via per sbrogliare la matassa e per dare ordine e linearità al proprio destino”.
Mario Baglini ha “incontrato” questi tre casi, li ha studiati attraverso ricerche effettuate alla Biblioteca Labronica, all’Archivio Diocesano e all’Archivio di Stato di Livorno e ce li restituisce, unendo il rigore della ricerca alla dimensione narrativa. F.D.