Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia affondata davanti all'Isola del Giglio il 13 gennaio 2012 è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio e abbandono della nave. Solo poche ore fa il giudice ha concesso allo stesso Schettino il permesso di allontanarsi da Meta di Sorrento, dove l'ufficiale è costretto a risiedere in regime di arresti domiciliari, per un colloquio di lavoro in provincia di Ancona dove un imprenditore del settore turistico vorrebbe la sua supervisione per organizzare la prossima stagione estiva. Mentre il relitto della Concordia ancora galleggia davanti al porto dell'Isola toscana, attorno al comandante torna lo spettro di quella tragica notte di gennaio di appena un anno fa.
Il "guasto tecnico" che con il passare delle ore si delineava come la più grande tragedia in mare toscano: un black out che non fu elettrico, non solo, a cominciare da quella oramai nota conversazione telefonica tra la scialuppa di salvataggio e la Capitaneria di Porto di Livorno dove De Falco redarguiva Schettino e dove la tragedia diventava farsa, insensatezza, oblio nell'alba che avrebbe accolto una pagina infinita di cronaca. A chiarire, a puntare un faro su quel mare di notte ancora una volta dovranno essere i giudici chiamati a dare una sequenza precisa ai fatti avvenuti al largo del Giglio.
Un'Isola che continua a convivere con il rottame di quella nave da crociera. Con Schettino dovranno rispondere davanti ai magistrati anche due ufficiali in plancia Ciro Ambrosio e Silvia Coronica ed il timoniere Jacob Rusli Bin, l'hotel director Manrico Giampedroni e il capo dell'unita' di crisi di Costa Roberto Ferrarini. La compagnia di navigazione Costa Crociere SpA intanto ha chiesto il patteggiamento per le ipotesi di reato di illecito amministrativo dipendente dai reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime, aggravati dalla violazione delle norme antinfortunistiche.
La Procura di Grosseto ha trasmesso al gip la richiesta che se venisse accolta potrebbe costare alla compagnia genovese il pagamento di 1 milione di euro.