Dal 10 agosto scorso i toscani pagano un ticket da 10 euro per la digitalizzazione delle prestazioni di diagnostica per immagini (10 euro a prestazione) e poi che ti va a succedere? Che a Cecina finiscono i cd e i pazienti vengono mandati via dopo l’esame con due righe di referto scritto e chiuso. Niente lastre da far vedere al medico, niente tac né risonanze per gli specialisti. «Questa è un’autentica beffa, par d’essere in un film di Totò» sbotta il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl), storico osteggiatore del superticket le cui battaglie hanno fortemente contribuito a determinarne una mitigazione con l’introduzione del tetto a tre prestazioni.
«L’iniquità di questo ticket, da cui non è esente nessuno, neppure i malati cronici, è del tutto evidente», osserva. «Dieci euro per la digitalizzazione di referti non ovunque digitalizzabili sono una stangata per le tasche dei toscani – commenta – e un simile aspro provvedimento si deve ai deficit di cassa che si registrano in varie Asl e di cui tutta la Toscana risente. Penso ai 420 milioni di voragine alla Asl1 di Massa Carrara, ai 10,5 milioni di cui per ora si sa nella Asl7 di Siena, e intanto la magistratura ha messo gli occhi anche su Pistoia mentre i bilanci toscani fanno registrare un generico passivo di 125 milioni di euro sui bilanci 2011.
E per recuperarli, invece di tagliare poltrone e apparati, si stangano i cittadini. Grave. Ma il peggio è che, come dimostra il caso di Cecina, in cambio dell’aggravio di imposta non si eroga un servizio compiutamente efficace». Torna nel mirino il ruolo degli Estav, gli enti di approvvigionamento di area vasta: «Approvando all’unanimità una nostra mozione, nel 2010 il Consiglio regionale impegnò la giunta a ridurre gli Estav da tre a uno, cosa che la giunta ha deciso di non fare.
Beh, se gli approvvigionamenti vanno così forse anche un Estav solo è di troppo».