FIRENZE– “Dobbiamo guardare al Don Gnocchi come a una struttura di carattere europeo. E’ l’unica, nel panorama italiano, totalmente dedicata alla riabilitazione, e può davvero diventare un centro di eccellenza nel quadro europeo. E’ la dimostrazione concreta che, pur in tempi di ristrettezze e difficoltà, si può continuare a dare servizi di ottimo livello”. Queste le parole del Presidente Enrico Rossi, che assieme all’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, ha partecipato oggi all’inaugurazione ufficiale del nuovo Centro Don Gnocchi a Torregalli, che da fine agosto si è trasferito dalla storica sede di Pozzolatico nella nuova struttura costruita in poco più di due anni accanto al Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio.
Tante le autorità che, con Rossi e Scaramuccia, hanno preso parte alla festa. Con il presidente della Fondazione Don Gnocchi monsignor Angelo Bazzari, il direttore Gianbattista Martinelli e il direttore scientifico Paolo Mocarelli, il responsabile del polo toscano Francesco Converti, c’erano l’arcivescovo di Firenze monsignor Giuseppe Betori, che ha benedetto la struttura, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il rettore Alberto Tesi, il direttore scientifico dell’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) di Firenze Gianfranco Gensini, il direttore della Asl 10 Luigi Marroni.
“E’ bello constatare che anche in questo Paese ci sono uomini e donne che fanno cose buone – ha proseguito Rossi – Dobbiamo mantenere questa ricchezza che il nostro Paese si porta dietro dal secolo scorso: una sanità per tutti. In un momento come questo, di incertezza e di crisi, sapere che c’è una sanità non certo perfetta, ma che comunque cura bene, è un segno di grande civiltà, che dà sicurezza e fiducia per il futuro. E questo dobbiamo mantenerlo e qualificarlo”. Il presidente si è soffermato poi su due concetti chiave: integrazione e innovazione.
“La sanità toscana ha fatto propria la parola integrazione: integrazione pubblico-privato, un privato che ha come valori la solidarietà, l’impegno verso i deboli, la presa in carico, ed è portatore di una visione etica che rende il servizio migliore; e integrazione con l’Università. Un altro concetto fondamentale è innovazione, che muove sia la sanità toscana che il Don Gnocchi. Oggi è un giorno di grande soddisfazione, perché vedo il realizzarsi di un lavoro a cui anche la precedente giunta ha contribuito”.
L’assessore Scaramuccia ha sottolineato lo stretto rapporto tra Fondazione Don Gnocchi e Regione Toscana, “che pur nella diversità di ruoli, condividono valori e obiettivi comuni: la presa in carico della persona, l’accoglienza, la tutela della salute che non è solo risoluzione del singolo problema, ma attenzione alla persona nella sua interezza. E convidiamo anche – ha aggiunto – il guardare avanti alla ricerca, all’innovazione non fine a se stessa, ma come strumento necessario per far stare meglio i nostri pazienti”.
Daniela Scaramuccia ha toccato poi il tema dell’attuale situazione economico-finanziaria: “E’ un momento epocale per la crisi che sta investendo il nostro Paese. Per la prima volta le risorse diminuiscono invece di crescere. I dati Ocse di settembre ci dicono che la sanità italiana è quella che costa meno in tutto il mondo occidentale sviluppato, e la Banca d’Italia ci ricorda che la spesa sanitaria è l’unica ad essere sotto controllo. La sanità italiana funziona, anche se con enormi differenze tra regione e regione è tra le migliori al mondo.
Stiamo dimostrando che si può fare buona sanità con risorse limitate, e dobbiamo continuare a farlo. Il diritto alla sanità universale non può essere toccato, dobbiamo trovare il modo di perseguirlo. Per questo è necessaria un’alleanza tra istituzioni, no profit, imprese, parti sociali, professionisti, privato e cittadini: è indispensabile per poter difendere un diritto universale alla salute che per me è imprescindibile”. "Invece di assistere passivamente a piani di ridimensionamento delle Asl per molti ospedali toscani, che comportano diminuzioni di servizi e di prestazioni, e in alcuni casi di posti letto, il presidente della Regione Enrico Rossi e l'assessore alla salute Daniela Scaramuccia prendano in mano la situazione, facciano chiarezza e mettano uno stop a quello che sta diventando un vero stillicidio di tagli -afferma il consigliere regionale di FLI Toscana Pollina- L'elenco degli ospedali interessati è impressionante: dall'isola d'Elba a Cecina, dalla Versilia all'Amiata grossetano e senese, da Volterra a Figline Valdarno.
Ovunque ci sono proteste, nascono comitati e cresce la mobilitazione contro una situazione insostenibile. La Regione tagli i numeri e i compensi di molti manager, unifichi il sistema degli acquisti e dei concorsi, imponga una cura dimagrante alle strutture burocratiche e amministrative delle Società della Salute. Su questo terreno si possono avere risparmi consistenti. Si taglino davvero gli sprechi e i duplicati, non i servizi, le prestazioni e i posti letto, cioè quello di cui i cittadini hanno bisogno.
Su questi temi, a partire dal congresso regionale di Firenze del 29 ottobre con Gianfranco Fini, Futuro e Libertà lancerà in Toscana una specifica campagna con iniziative che punteranno sia alla denuncia dei tagli sia a proposte alternative". Sono 152, a meno di un anno dall’apertura, i pazienti che sono stati ricoverati nel reparto di Terapia Intensiva o Sub-Intensiva dell’ospedale di Cecina. La struttura, composta da quattro posti letto per i pazienti critici nella fase post-operatoria con necessità di un elevato grado di assistenza medica e tecnologica, è stata inaugurata, infatti, nel novembre scorso offrendo un nuovo servizio per il quale precedentemente i pazienti erano costretti ad essere trasportati in altri presidi.
“Il reparto – spiega Paolo Barlettani, responsabile dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione di Cecina – tratta pazienti critici di età adulta ed ospita non solo persone provenienti da tutti gli altri reparti, ma è capitato di offrire i nostri servizi anche ad altri ospedali, diventando un importante punto di riferimento in caso di necessità anche per lo stesso ospedale di Livorno”. Il reparto in meno di un anno ha riportato dati significativi, 83 sono i pazienti che sono stati trasferiti in Terapia Intensiva provenienti da altri reparti (principalmente Chirurgia, ma anche Ortopedia, Medicina e Pronto Soccorso) e 34 i pazienti ventilati.
Il reparto è quindi composto da quattro postazioni ad alta monitorizzazione di cui due con respiratori da rianimazione in grado di provvedere anche alla sostituzione dell’attività respiratoria del paziente che potrà essere tenuto in coma farmacologico. I due letti ad alta monitorizzazione senza respiratore, possono essere occupati con pazienti che necessitano di controllo e di sostegno di funzioni che comunque non devono essere sostituite. “In questo anno gli operatori del servizio si sono formati – spiega Luca Lavazza, direttore sanitario dell’Azienda USL 6 di Livorno – per rimodulare il loro operato alla luce della nuova organizzazione basta sull’intensità di cura.
Attorno a questa ruota la sanità moderna quella che non può più prescindere dall’appropriatezza delle prestazioni. Gli operatori in questo poco tempo si sono impegnati professionalmente per soddisfare le aspettative dei loro pazienti”.