di Nicola Novelli CRACOVIA- La dimensione tragica di grandi eventi come la Seconda guerra mondiale produce storie personali vicine ad archetipi, che potrebbero essere trasformate a buon diritto in narrativa e alimentare per un secolo la letteratura. Lo hanno probabilmente immaginato ieri sera i 600 studenti toscani accompagnati dalla Regione con il Treno della Memoria in un percorso di conoscenza che gli ha consentito di visitare i campi di sterminio nazista e di fare conoscenza addirittura con i superstiti.
E' successo al cinema Kiov di Cracovia, dove gli organizzatori del progetto educativo avevano preparato un incontro pubblico con le sorelle Andra e Tatiana Bucci, internate ad Auschvitz perché ebree all'età di quattro e sei anni, e con Marcello Martini, arrestato a 14 anni quale staffetta partigiana e inviato a Mauthausen. “Il mio numero di matricola del lager ce l'ho tatuato nel cervello. Quando fui arrestato avevo su per giù al vostra età -ha iniziato il suo colloquio con i ragazzi venuti dalla Toscana, il pratese Marcello Martini- Potete immaginare come mi sentii a passare in pochi giorni da essere il cocco di famiglia a venire caricato sui carri bestiame per essere avviato al campo di concentramento di Mauthausen.
Lì e in altri campi di lavoro ha trascorso un anno, ho sperimentato cosa significa davvero la fame, quanto ti indebolisca il fisico e lo spirito, tanto da far ritenere la camera a gas, il destino più pietoso”. Le sorelle Bucci, ieri sera, sono tornate a narrare al loro vicenda personale, che le vede varcare la soglia del sottocampo di Birkenau ancora bambine, insieme al coetaneo cuginetto. Separate subito dalla madre, trascorrono una anno nel campo di sterminio, per poi salvarsi fortunosamente, vagare come orfane per l'Europa per un altro anno, e finalmente essere ricongiunte ai genitori, anche loro miracolosamente superstiti.
Peggior sorte avrà il cugino, Sergio De Simone, che finirà nelle grinfie di Josef Mengele, lo pseudo medico-torturatore nazista, e cadrà vittima dei suoi “esperimenti” poco prima della fine del conflitto in Germania. Dopo molti anni di silenzio, di recente le sorelle Bucci hanno trovato la forza di superare il riserbo comune a tanti superstiti e raccontare l'esperienza del lager. La loro storia sconvolgente è diventata anche un libro, “Meglio non sapere” scritto dalla giornalista Titti Marrone.
Ieri sera a Cracovia, incalzate dalle domande degli studenti toscani, Andra e Tatiana hanno narrato lo sconcerto infantile nell'inferno nazista, ma anche l'improvviso e commovente ricongiungimento con la madre, dopo due anni mezzo di separazione. Difficile esprimere a parole l'emozionato trauma di riabbracciare la persona più cara -hanno spiegato ai ragazzi le Bucci- ma con la quale avevano perduto la confidenza fisica e che parlava una lingua, l'italiano, ormai incomprensibile per loro.
Il racconto di un'agnizione, potenziale topos drammatico, degno della tradizione della tragedia greca.