La Regione chiederà un incontro all’amministratore delegato di Poste spa dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi sulla possibile chiusura di 174 uffici periferici, concentrati per lo più in montagna o in piccole frazioni. Ma all’incontro con Poste la Regione non chiederà solo all’azienda di ritornare sui propri passi, perchè chiudere un ufficio in montagna o in piccoli paesi sperduti può avere un forte impatto sociale sulla popolazione, spesso magari anziana e più in difficoltà a spostarsi.
“All’incontro – spiega il presidente della Toscana, Enrico Rossi – la Regione si presenterà anche con una proposta per rendere più produttivi questi uffici, offrendo una giustificazione, oltre che sociale, anche economica al mantenimento in funzione degli sportelli”. Degli uffici postali a rischio chiusura si è parlato oggi a Firenze, nel corso di una riunione istituzionale a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione. Sui servizi postali la Regione non ha competenze dirette.
Chiudere un ufficio può avere però ripercussioni sociali. All’incontro con il presidente Rossi sono intervenuti il presidente dell’Uncem, l’unione dei Comuni e degli enti montani, Oreste Giurlani, il presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras e l’assessore della Provincia di Pistoia Lidia Martini. Le possibili vie da intraprendere sono varie e potranno essere diverse da realtà a realtà, percorse in parte anche in passato. Il Comune può firmare un accordo con Poste per far sì che lo sportello svolga altre funzioni su convenzione, come una sorta di sportello comunale decentrato.
A Poste potrebbero altrimenti essere offerti locali in uso gratuito. Il tutto per abbattere i costi di gestione o rendere l’apertura economicamente sostenibile.