del Consigliere Regionale UDC Marco Carraresi Forse la tragedia della Calvana non poteva essere evitata, ma sicuramente la macchina dei soccorsi si sarebbe potuta e dovuta muovere in maniera più efficiente rispetto a come in realtà è avvenuto.
Prima questione: alla richiesta di soccorso ha risposto la centrale del 118 “sbagliata”. Dobbiamo evitare in futuro che si verifichi la pericolosa sovrapposizione di più Centrali operative del 118, come è avvenuto in questo caso.Purtroppo è un rischio per tutte le zone cosiddette di confine (in particolare quelle dell’Empolese e del Valdarno dove oltretutto le centrali telefoniche non coincidono con quelle del 118) che può essere eliminato solo attivando almeno centrali di area vasta. Vale a dire facendo in modo che a rispondere alle chiamate di emergenza sia una centrale del 118 che ha competenza su più province. Nel caso dell’area vasta fiorentina con una centrale a cui facciano capo le province di Firenze, Prato e Pistoia.
Ma questo vale anche per il resto della Toscana. Addirittura dal punto di vista dell’efficienza l’ideale sarebbe una centrale unica per tutta la Toscana, esattamente come avviene in altri paesi dove si gestiscono agevolmente in maniera unitaria e centralizzata città di milioni di abitanti, cioè assai più dei tre milioni e mezzo della Toscana. In ogni caso non è pensabile che nella nostra regione continuino ad operare ben 12 Centrali del 118, una per ogni Azienda sanitaria. Anche perché più che “centrali” sarebbe il caso di definirle “centraline”: nulla da eccepire sulla grande professionalità degli operatori, ma non è più accettabile, ad esempio, che in una centrale del 118 non sia sempre presente –per chiamate di particolare gravità e complessità- un medico.
Per non parlare infine anche dell’aspetto economico, tutt’altro che trascurabile in questi momenti di crisi. 12 centrali al posto di una (per l’intera regione) o al limite di tre (per ogni area vasta) non solo sono meno efficaci, ma soprattutto rappresentano uno spreco di risorse pubbliche. Seconda questione: almeno una metà degli interventi degli elicotteri Pegaso sono interventi cosiddetti “secondari”, cioè se ne poteva forse anche fare a meno. Perché in questo caso non se ne è deciso immediatamente l’intervento, visto che c’era di mezzo il malore di un bambino in una zona impervia, invece di farlo decollare addirittura solo dopo un’ora? Terza questione: l’elicottero dei Vigili del fuoco è intervenuto da Bologna, cioè da un’altra regione.
A prescindere dalla maggiore o minore distanza, perché non è intervenuto l’elicottero dei Vigili del fuoco di stanza ad Arezzo? Fra l’altro l’elicottero di Arezzo è anche in grado di effettuare interventi di soccorso sanitario in zone particolarmente impervie o comunque inaccessibili. C’è qualche motivo per cui questo mezzo forse non era operativo?