Protesta quest’oggi da parte degli orchestrali del Maggio Musicale Fiorentino prima del consiglio comunale. Si sono presentati in abito da lavoro, il vestito nero o da ballerine, con bavagli e mani legate. Le loro richieste? Precise ed irrinunciabili, come emerge da una nota sindacale. Primo: "No alla cassa integrazione che deprime la produzione e la qualità di cui il Maggio è esempio in Italia e nel mondo". Secondo: "Cambio della dirigenza del teatro". "Il cambio dell'attuale governance - continua la nota - è solo il primo passo di questo percorso che miri a mettere in sicurezza i conti e dia nuovo slancio progettuale all'altezza del maggio e della sua Storia".
“Si dimetta la Sovrintendente e si discuta di come gestire la Fondazione del Maggio Musicale a partire dall'annualità 2013, indipendentemente dall'ultimo accordo sindacale del 5 giugno che se rappresenta una toppa all'emergenza, non riuscirà comunque a risolvere tutti i problemi della Fondazione : – afferma il Consigliere comunale Tommaso Grassi – il Commissariamento, che ci appare sempre più vicino e certo, sarebbe la conferma della pessima gestione della coppia Renzi – Colombo negli ultimi anni.” “Comprendiamo la preoccupazione dei lavoratori del Maggio che oggi erano presenti nel Salone de’ Dugento a seguire i lavori consiliari e accogliamo la loro protesta come un appello che hanno voluto rilanciare a tutta la Città perché ognuno possa adoperarsi per tutelare e salvaguardare la realtà della Fondazione del Maggio Musicale: lo scorso anno i dipendenti hanno rinunciato al loro TFR, quest’anno con l’ultimo accordo sindacale si è attivata la cassa integrazione per oltre la metà dei dipendenti, quindi ci domandiamo come verrà gestita la Fondazione nel 2013 e a cosa dovranno rinunciare i dipendenti per consentire la sopravvivenza della Fondazione lirico sinfonica.” “Crediamo che il Comune e gli altri Enti pubblici debbano trovare prima ancora di una soluzione nel merito, una metodologia di lavoro con le rappresentanze sindacali, e difficilmente riteniamo che si possa addivenire ad una soluzione definitiva che possa mettere un freno alla crisi strutturale della Fondazione se non si cambia la dirigenza che gestisce la Fondazione.
- conclude Grassi – Non si trovi poi in futuro la scusa del nuovo eventuale Commissariamento e non si scarichi ogni responsabilità sulla futura gestione commissariale perché la causa principale del fallimento è rappresentata dalla gestione corrente degli ultimi anni che è riuscita a pareggiare i conti solo grazie all'incremento dei contributi pubblici, sia diretti come i contributi dei soci o indiretti come la cassa integrazione in deroga, e ai gravosi e pesanti sacrifici dei lavoratori della Fondazione.” "Il Maggio Musicale Fiorentino, se non si procede a un cambio dell'attuale governance, al risanamento finanziario -interviene la consigliera De Zordo PerUnaltracittà-lista di cittadinanza- a un aumento della produttività e alla valorizzazione delle sue potenzialità produttive, diventerà un Ente incapace di mantenere il livello di quella professionalità e eccellenza che lo hanno reso famoso nel mondo.
In sostanza, che cosa vogliono per il futuro del Maggio il presidente Renzi e la soprintendente Colombo? Bene dunque che si apra un tavolo di prospettiva con Comune, rappresentato anche dal nuovo assessore alla cultura Givone, Provincia, Regione e tutte le sigle sindacali del Maggio per il rilancio culturale e finanziario della Fondazione. Seguiremo con interesse l'iter di questo percorso che l'assessore Givone ha oggi sostenuto e che può riprendere le proposte già elaborate da tutte le sigle sindacali a cui finora non è stato dato ascolto". “La sovrintendente Colombo ha fallito la sua missione.
Insieme al sindaco Renzi presidente della Fondazione, con 370 cassintegrati sta per far calare il sipario sul teatro -è intervento dei consiglieri del Gruppo PdL- L'assenza totale di idee su come risolvere la questione del Maggio musicale fiorentino viene scaricata sui lavoratori. La Colombo non sapendo come far quadrare i bilanci con idee e strategie nuove ha avuto l'unica idea di mettere in cassa integrazione oltre 370 lavoratori, l'unico esempio in Italia di lavoratori di una fondazione lirico sinfonica ad essere messi in cassa integrazione.
Oltre a questo esiste la prospettiva di licenziare 45 persone, una prospettiva che non ci vede favorevoli per come è stata pensata e verrà attuata. Da tre anni aspettiamo un piano industriale, ancora non abbiamo visto niente. Occorre costituire subito un tavolo di crisi tra politica e lavoratori per risolvere la grave situazione che si è venuta a creare. Occorre razionalizzare le spese e combattere gli sprechi, occorre valorizzare le professionalità dei lavoratori aumentando le alzate di sipario e i ricavi da botteghino.
Il Maggio musicale è una vera eccellenza e per questa eccellenza noi siamo intenzionati a combattere fino alla fine. La sovrintendente è stata la sfida di Renzi per risollevare il maggio, la sfida è stata persa: entrambi ne traggano le conseguenze”. “Il Comune è in prima linea per salvare il Maggio musicale fiorentino: negli anni si sono fatte troppe assunzioni e il deficit ha raggiunto livelli incontrollabili. In questo momento è importante che tutti facciano uno sforzo per evitare che il teatro chiuda.
Con le proteste plateali e con gli scioperi non si risolvono i problemi”. Lo afferma l’assessore alla cultura Sergio Givone in merito alle proteste di alcuni lavoratori del Maggio aderenti alla Fials e Uil questo pomeriggio in consiglio comunale. Givone, insieme ad alcuni consiglieri comunali, ha poi incontrato i lavoratori. “In questi anni - ha ricordato Givone - è stato aumentato, dalla cifra iniziale del 2009 di tre milioni di euro, il contributo comunale per la Fondazione fino a quattro milioni di euro (e il sindaco Matteo Renzi, da presidente della Provincia, portò il contributo da 50 mila euro a un milione), sono stati ridotti gli ingressi omaggio, sono stati aumentati cartellone e biglietti, mentre l’attuale dirigenza costa meno della precedente.
Ciò nonostante il deficit strutturale che attanaglia il teatro è grave ed è stato necessario dichiarare, lo scorso marzo, lo stato di crisi”. “L’avvio di questa procedura - ha sottolineato l’assessore - avrebbe potuto avere conseguenze molto dolorose. Invece l’accordo siglato in Provincia lo scorso 5 giugno, grazie alla responsabilità di gran parte dei lavoratori, ha evitato licenziamenti: gli esodi sono in tutto 45 su 70 ipotizzati in un primo momento, e sono volontari e incentivati.
Sono stati poi avviati risparmi strutturali e una nuova organizzazione, più flessibile, del lavoro. Inoltre, grazie alla cassa integrazione in deroga per tutto il personale a tempo indeterminato, che verrà usufruita dal 2 luglio e riguarderà alternativamente i lavoratori fino a dicembre, siamo ottimisti che il bilancio possa chiudere in pareggio, cosa che non avviene più da oltre 10 anni”.