“Come Toscana abbiamo voluto vivere insieme questa giornata mondiale contro il lavoro minorile, il 12 giugno 2012, con un convegno capace di fotografare la reale situazione del fenomeno, ma anche di offrire l’opportunità di conoscere percorsi di apprendistato e di formazione professionale per i ragazzi che, pur non continuando l’esperienza scolastica, hanno diritto ad una introduzione nella legalità al mondo del lavoro”. Con queste parole il Garante per l’infanzia e l’adolescenza Grazia Sestini, ha dato il “la” al convegno, “Lavoro minorile, azioni di contrasto e promozione del benessere”, in Sala delle Feste di Palazzo Bastogi. “La giornata internazionale di lotta al lavoro minorile è una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite e dalla Organizzazione internazionale del lavoro – ha sottolineato il Garante regionale – per denunciare le peggiori forme di sfruttamento nel mondo a danno dei minori”.
Da qui l’intervento di due autorevoli personaggi, non toscani, Ernesto Caffo, presidente associazione “SOS” Telefono Azzurro e Giacomo Guerrera, presidente Comitato italiano per l’Unicef, proprio per dare il senso a questa giornata di approfondimento. Un’occasione di riflessione che ha quindi guardato in particolare alla nostra Regione, con i dati forniti da Sergio Trinchella, direttore regionale del lavoro, che ha focalizzato l’attenzione sulla attività ispettiva; con gli interventi di Nicola Danti, presidente della commissione Istruzione, formazione, beni e attività culturali; Paolo Marini, presidente della commissione Emergenza occupazionale; e quelli degli assessori Gianfranco Simoncini e Stella Targetti, per avere il quadro di cosa la Regione sta facendo. In apertura dei lavori, il Garante ha letto un messaggio inviato dal Presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci: “Non troppo raramente, anche nella civile Toscana, lavoro minorile può essere sinonimo di non rispetto di norme e di leggi, di pregiudizio alla salute dei lavoratori, di violazione dei diritti del lavoratore minore.
Sembra questa un’immagine retaggio del passato ma che, a ben vedere, è invece realtà viva del quotidiano anche nei paesi e nelle città di questa nostra regione”. “Basti pensare al ‘distretto parallelo’ di Prato, una realtà difficile da far emergere ma anche da analizzare”. Difficoltà che accompagnano la stessa definizione del concetto di lavoro minorile, per non parlare delle poche e non omogenee indagini in Italia, che pur ha dichiarato guerra al fenomeno, aderendo alla Convenzione dei diritti dell’Infanzia.
Dall’ultima indagine Istat (che si riferisce a dati del 1999), nel nostro paese, i bambini intesi come piccoli adulti che lavorano – quindi di età compresa tra i 7 e i 14 anni – sono circa 144 mila, di cui 31 mila sfruttati. I più grandi sono oltre 330 mila, e quasi tutti con bassi titoli di studio. Guardando alla Toscana, nel 2011 su 12.529 aziende ispezionate sono stati trovati al lavoro 270 minori, di cui 96 irregolari, corrispondenti al 36 per cento del totale. “Nella nostra regione il fenomeno, dai dati dell’ispettorato del lavoro – ha continuato Grazia Sestini – non risulta di particolare gravità dal punto di vista numerico, ma in questo campo ogni ragazzo che lavora, invece di andare a scuola, e lo fa senza tutele, rappresenta un attentato alla vita presente e allo sviluppo futuro; naturalmente da questa statistica sfuggono, oltre alle aziende non ispezionate, anche tutte quelle sconosciute e sommerse”. “Malgrado le leggi e tutti gli sforzi, che spesso vedono la collaborazione tra l’ispettorato del lavoro, Inps, Inail, Guardia di Finanza e Forze dell’Ordine – ha affermato Trinchella – c’è sempre chi continua a sfruttare i minori, anche in presenza di sanzioni forti dal punto di vista economico e penale”. Un dato è certo: questa piaga deriva dalla povertà economica e culturale, quindi dall’abbandono precoce dei percorsi scolastici, come ha evidenziato il Garante, e l’istruzione, come rimarcato anche da Trinchella, è l’unico “vaccino” in grado di stroncare questo male.
Cosa fare in concreto per combattere il lavoro minorile in Toscana? A questa domanda hanno cercato di rispondere i presidenti delle commissioni consiliari Cultura ed Emergenza occupazionale, Nicola Danti e Paolo Marini, insieme agli assessori regionali Gianfranco Simoncini e Stella Targetti. Per Nicola Danti “giornate come quella di oggi rappresentano un’occasione di ripensamento, per interrogare le coscienze e attivare anticorpi nella società, anche mediante la Rete, che combattano la piaga del lavoro minorile”.
Da qui la necessità che la scuola continui a svolgere un lavoro culturale di formazione e integrazione, senza dimenticare la situazione dei “neet” (not in education, employment or training), giovani di età compresa tra i 17 e i 28 anni che non lavorano e non studiano. Anche per Paolo Marini “l’istruzione scolastica rende i giovani protagonisti della loro vita e maggiormente consapevoli dei propri diritti”. E compito della politica è innalzare i livelli di legalità e sicurezza del lavoro.
“Nei confronti delle nuove generazioni - ha concluso – abbiamo un unico obbiettivo: costruire un futuro migliore”. Se l’impegno per il lavoro è imperativo categorico della Toscana, a maggior ragione lo è la lotta allo sfruttamento minorile, da un lato per la tutela dei diritti fondamentali, dall’altro per costruire un futuro più giusto. Parola dell’assessore al lavoro e alla formazione Gianfranco Simoncini, che ha indicato vari strumenti: dal mantenimento dei ragazzi e delle ragazze all’interno della scuola e del percorso formativo-professionale all’accompagnamento qualificato nel mondo del lavoro, attraverso l’apprendistato, accanto alla lotta a ogni forma di discriminazione e illegalità.
L’assessore Stella Targetti ha parlato della scuola come deterrente al lavoro minorile e quindi della necessità di investire a partire dal primo segmento, ovvero quello della prima infanzia, per costruire una dimensione educativa che guardi alle competenze cognitive e soprattutto a quelle sociali. Da parte di Simoncini è arrivata anche la proposta di sottoscrivere una Carta di impegni – tra Regione Toscana, Garante per l’infanzia e adolescenza e parti sociali – che sia di stimolo e animazione nei confronti delle imprese.
Idea subito sottoscritta dal Garante: “Questa giornata ci permette di riscrivere un percorso nuovo sul fronte della lotta al lavoro minorile e di scriverlo tutti insieme – ha sottolineato Sestini – tenendo presente che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo l’attenzione va rigorosamente alzata”. Non solo, per passare dalle parole ai fatti, il convegno si è chiuso con la firma di un protocollo di intesa tra Garante per l’infanzia e l’adolescenza e Unicef, comitato nazionale e regionale.
Questo per dimostrare che la Toscana guarda al suo interno ma non si chiude certo nei propri confini. Un accordo che veda coinvolta la giunta regionale, il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Toscana, le parti sociali, le istituzioni e gli enti interessati per dare vita ad una sorta di Carta di intenti contro il lavoro e lo sfruttamento dei minori. Questa la proposta dell’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini al convegno promosso in Consiglio regionale in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile.
Una proposta accolta favorevolmente dalla garante per l’infanzia Grazia Sestini, con l’intento di far ripartire su nuove basi l’intervento di contrasto di un fenomeno che purtroppo sta rivelandosi tutt’altro che marginale anche nella nostra regione. L’assessore Simoncini nel suo intervento si era soffermato su quelli che la Regione Toscana considera i due obiettivi prioritari nella lotta allo sfruttamento dei minori per costruire un futuro più giusto e improntato alla tutela del diritto fondamentale di ciascun essere umano ad una vita sana e felice.
“In primo luogo è necessario combattere la dispersione scolastica, facendo di tutto per trattenere i giovani il più possibile all’interno dei percorsi di istruzione o di formazione, in modo da conseguire un titolo o una qualifica spendibili poi sul mercato del lavoro. In secondo luogo dobbbiamo qualificare e valorizzare al massimo le competenze e le capacità dei giovani, moltiplicando le occasioni formative. E’ quello che abbiamo voluto fare, pur in un momento di gravi ristrettezze economiche, con il forte investimento sul progetto Giovanisì che prevede, fra l’altro, nuove norme per evitare che i tirocini si traducano in sfruttamento ma diventino reali opportunità formative”.
L’assessore Simoncini ha ricordato poi il nuovo regolamento di attuazione del Testo unico nazionale sull’apprendistato che ha concluso ieri il suo iter con l’approvazione definitiva in giunta. “Con il regolamento, sul quale c’è stata ampia discussione in consiglio e con le parti sociali, vogliamo ribadire le funzioni formative dell’apprendistato che vogliamo diventi uno strumento serio di ingresso al lavoro per i giovani, facilmente utilizzabile anche dalle imprese. Anche da un uso corretto di questo strumento contiamo possa venire un contributo alla lotta all’illegalità”. A delineare l’impegno della Regione sul versante, cruciale, dell’educazione, è stata la vicepresidente Stella Targetti nel suo intervento di chiusura.
“L’educazione è lo strumento essenziale per la prevenzione del lavoro minorile – ha detto – e la scuola è il posto dove, nel rapporto fra allievo educatore, nascono e si sviluppano occasioni di crescita. E’ dalla scuola che dobbiamo ripartire, insistendo sulle competenze di base e sulla formazione degli insegnanti per prevenire la dispersione scolastica e gli abbandoni”. Per aumentare e qualificare le opportunità educative e scoraggiare gli abbandoni, la Regione ha stanziato 8 milioni a supporto delle politiche degli enti locali mentre, in parallelo, si è intensificato l’impegno per la scuola dell’infanzia.
“Pensiamo che garantire validi servizi educativi in questa fascia di età sia essenziale – ha ricordato Stella Targetti – per costruire su solide basi il futuro formativo di ciascun bambino. E’ per questo che già lo scorso anno, per sopperire ai tagli statali, abbiamo stanziato 5,5 milioni per reclutare gli insegnanti e consentire a tutti i bambini toscani di accedere alla scuola dell’infanzia. Sarebbe davvero un brutto segnale arretrare su un terreno così importante che aveva visto, per tanti anni nella nostra regione, una quasi totale copertura del servizio”.