"Ancora una volta constatiamo la grave situazione dell'Istituto minorile di Firenze, nella serata di ieri un gruppo di ristretti magrebini ha dato fuoco ai materassi e suppellettivi presenti nella cella mettendo a serio rischio l'intera struttura di detenzione. Solo grazie al tempestivo intervento della polizia penitenziaria è stato possibile domare le fiamme e ristabilre l'ordine e la sicurezza. Che la situazione penitenziaria sia esplosiva noi, rappresentati del primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia penitenziaria quale è il SAPPE, lo diciamo da tempo.
Quanto si pensa possano resistere ancora gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria, stremati da turni massacranti al limite della sopportazione e costretti giornalmente a fare straordinari, che a volte non sono nemmeno pagati". E’ quanto dichiara Pasquale Salemme, Segretario Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo Sindacato del Corpo, in seguito all'ennesimo episodio che ha visto 6 poliziotti penitenziari, in servizio all'Istituto minorile, ricorre alle cure del nosocomio cittadino per intossicazione da fumo.
La Toscana è una delle Regioni italiane “fuori legge” dal punto di vista penitenziario. A fronte di una capienza regolamentare pari a 3.186 posti letto, oggi le carceri regionali ospitano circa 4.300 detenuti, dei quali circa il 50% stranieri. Siamo dunque in una situazione di sovraffollamento pesantissima, a tutto discapito delle difficili condizioni di lavoro delle donne e degli uomini appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria. Dato altrettanto grave è proprio quello relativo al Personale di Polizia penitenziaria in servizio in Toscana: mancano ben 800 unità.
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E aiutare i minori in condizione di detenzione, spesso stranieri, a rendersi conto della realtà in cui si trovano e al tempo stesso a mantenere viva la speranza senza abbandonarsi alla disperazione. Si tratta – conclude l’assessore Saccardi – di un segnale di attenzione da parte dell’Amministrazione a un tema caldo come quello delle carceri”. Sollicciano, Calò: "Stillicidio di tragedie annunciate" Nuovo suicidio nel Carcere di Sollicciano. "Una tragedia annunciata - rileva Andrea Calò, capogruppo di Rifondazione comunista in Provincia di Firenze - un drammatico epilogo prevedibile ma ignorato".
Oggi la Commissione Politiche sociali di Palazzo Medici Riccardi incontra il garante dei detenuti Franco Corleone e Salvatore Tassinari dell'Associazione 'Pantagruel' insieme all'assessore provinciale alla Legalità Antonella Coniglio. Andrea Calò, insieme al consigliere Lorenzo Verdi, ha presentato sulla vicenda una domanda d'attualità. "Non si ferma la strage di Stato nelle carceri italiane. Ancora un suicidio in carcere. Un detenuto sabato 7 gennaio si è tolto la vita a Sollicciano. Si tratta di un italiano di 32 anni, detenuto dallo scorso novembre: avrebbe finito di scontare la pena tra dieci mesi.
L'uomo è stato ritrovato impiccato nella bagno della sua cella. L’episodio è l’ennesima dimostrazione della drammatica situazione in cui versano le carceri italiane, da tempo sosteniamo che il sistema carcerario italiano si trova in condizioni di incostituzionalità e l’inaudito sovraffollamento lo rende insopportabile alla luce dello stato di diritto e della civiltà giuridica. Sulla situazione in cui versa il Carcere di Sollicciano Rifondazione Comunista è più volte intervenuta soprattutto in riferimento anche alle numerose iniziative intraprese dal Garante dei Diritti dei Detenuti circa la situazione di insostenibilità dell’istituto penitenziario dovuta al sovraffollamento, alle carenze igienico sanitarie, sulla mancanza dei beni primari e sulle carenze di personale e soprattutto all’indifferenza sui diritti dei carcerati.
Sul tema dell’indifferenza il Garante era stato più che esplicito rimarcando “…il silenzio assordante dell’amministrazione penitenziaria alla quale era stato chiesto più volte di costituire una ‘unità di crisi’ per far fronte a piccole riforme che sorreggano la dignità dei reclusi…”. Una vera carenza strutturale che configge apertamente con le norme di tutela sanitaria previste dalla Costituzione e dalle leggi. Il dramma delle carceri si supera solo “decarcerizzando”, attuando il garantismo sociale del “diritto penale minimo”, considerando, con un rigoroso ritorno alla Costituzione, il carcere come pena di “ultima istanza” (bisogna intensificare la previsione di sanzioni non carcerarie o anche pene non detentive).
E la vergogna dei suicidi, dei gesti di autolesionismo, della disperazione della condizione carceraria, pretendono una politica di “depenalizzazione”, anche normativa; abolendo, innanzitutto, la Bossi/Fini, i “pacchetti sicurezza” di Maroni, il reato di “clandestinità” (con annesse vergognose galere etniche), la Fini/Giovanardi contro i tossicodipendenti, la ex Cirielli: leggi squisitamente classiste tese a creare paura ed allarme sociale. Noi pensiamo che a fronte della gravità della situazione l’Istituzioni tutte insieme all’ associazionismo si apra una vera e propria campagna politica e di massa sulla materialità grave della condizione carceraria, superando tutte quelle posizioni modeste e contraddittorie dell’attuale governo ancora in prede a condizionamenti sicuri tari del centro destra, e del giustizialismo razzista della Lega e dalla bulimia carceraria di tanta parte del Pdl, che concepisce la sanzione solo in termini di carcerazione, per cui, in ogni legge, il carcere non è più sanzione di "ultima istanza", ma di prima istanza.
Il tema della condizione carceraria torna d’attualità purtroppo con questo ennesimo suicidio, giustamente Corleone ribadisce che “ i problemi vanno risolti alla radice i palliativi non bastano” mentre monsignor Betori esorta «Chi ha responsabilità nel governo della cosa pubblica del Paese deve favorire condizioni di vita più umane nelle nostre carceri» e intervenendo a difesa della dignità umana aveva sollevato il problema del sovraffollamento delle carceri. Un problema che, di fatto, “impedisce che possano essere luogo di recupero”.
Da qui la necessità, continua l'arcivescovo, «di una seria riforma del sistema penale» che «deve sanare queste situazioni che un paese civile non può ammettere». Gli scriventi Consiglieri di Rifondazione Comunista nell’esprimere il profondo e addolorato rammarico per l’ennesimo suicidio avvenuto a Sollicciano dove ancora una volta un uomo perde la vita, in un contesto dove permangono ancora gravi carenze igienico-sanitarie, infrastrutturali e di pesante sovraffollamento, e di carenze organiche tra il personale di sorveglianza chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire su questo nuovo suicidio a Sollicciano e sulla situazione in generale in cui versa l’istituto penitenziario.
Altresì chiediamo di sapere quali risposte l’amministrazione penitenziaria è riuscita a dare a fronte delle numerose criticità più volte denunciate ivi compreso il rispetto e l’osservanza delle leggi soprattutto sul versante dei diritti e della dignità sulle persone ; Infine chiediamo di sapere i motivi per i quali permane a Sollicciano una gravi situazioni di sovraffollamento e soprattutto in che condizioni vengono garantiti i diritti alla salute e alla persona e cosa sta facendo l’Amministrazione Provinciale per quanto di sua competenza sulla grave situazione degli istituti carcerari".