Si intitola “L’occhio del cronista – La Germania nelle pagine del Corriere della sera dal 1960 al 2000”. Ed è la mostra documentaria che racconta quarant'anni di relazioni italo-tedesche attraverso le parole di giornalisti che, per il Corriere della sera, sono stati inviati o corrispondenti da Bonn e Berlino. La mostra, curata e prodotta dal Goethe-Institut di Milano in collaborazione con la Fondazione Corriere della sera, sta girando l'Italia e fa ora tappa a Firenze, al Deutsches Institut di Borgo Ognissanti 9 dove sarà aperta da venerdì primo giugno a sabato 9 giugno (tutti i giorni, orario 11-18 – ingresso libero).
L'inaugurazione si terrà alle ore 20 del primo giugno con un aperitivo e una visita guidata con il direttore del Deutsches Institut di Firenze, Heiner Roland. Dagli articoli di Giorgio Zampa e Franco Di Bella a quelli più attuali di Danilo Taino, la Germania prende vita sulle pagine del Corriere tra indagini sociologiche e vecchi cliché. La mostra presenta i risultati di un processo di ricerca e selezione nell’archivio del Corriere della sera durato oltre un anno. Il materiale scelto – articoli, fotografie e sequenze di trasmissioni tv dell’archivio RAI – presenta la Germania attraverso sei aree tematiche: società, storia, cultura, emigrazione, economia e politica. In mostra ci sarà anche il film del viaggio in treno da Berlino a Palermo di Beppe Severgnini del Corriere della sera e Mark Spörrle, redattore di Die Zeit.
I due giornalisti, su incarico del Goethe-Institut, nel 2010 hanno compiuto un viaggio insieme per scoprire una Germania nascosta e un’Italia meno turistica. Fra gli articoli esposti, quelli degli anni Sessanta sono quelli maggiormente rappresentati. Si tratta degli anni in cui il Corriere mandò i corrispondenti a Bonn, ed è grazie a loro che per la prima volta sul giornale si iniziò a parlare della Germania del dopoguerra. I resoconti di Zampa e Di Bella ci ridanno sia l’immagine della nazione tedesca alla ricerca di una nuova identità culturale e sociale, sia quella degli italiani emigrati, i primi latin lovers, tanto ambiti dalle donne tedesche ma ancora tanto legati alle tradizioni italiche: “Le ragazze sono bionde, belle 'piene di petto', tanto buone e tanto brave ma...
non sanno fare la salsa. Non sanno cucinare gli ziti”, testimoniava con le voci degli italiani di Germania Franco Di Bella sul Corriere d'informazione nell'agosto del 1961. Non mancano i primi resoconti dalla Germania unita, quando a prendere la scena sulla stampa italiana è la ex DDR, un mondo praticamente sconosciuto fino agli anni Novanta: ”I dirigenti dell’Est hanno dovuto per forza trascurare le città, lasciandole deperire da sé, senza quasi toccarle. Adesso queste città sono cadenti, invivibili, ma stranamente belle.
Abitare a Rostock e a Wittenberg può essere una maledizione. Ma andarle a vedere è se non altro piacevole, perché hanno conservato quel fondo cupo, gotico, fiabesco e anche tetramente industriale che era il fascino della Germania”, scriveva sul Corriere Saverio Vertone nell'ottobre del '90, un anno dopo la caduta del Muro. Dagli articoli emerge lo stereotipo dei tedeschi come popolo chiuso, ordinato, rispettoso delle regole ma capace di sorprendere, ad esempio durante i festeggiamenti sfrenati del carnevale o come quando, contrariamente a tutti i Paesi europei, decide di ribellarsi al Rauchverbot, il divieto di fumare nei locali pubblici: ”Impossibile non adorare i tedeschi, di questi tempi.
Il popolo forse più famoso per il suo rispetto delle leggi, certe volte anche le più assurde, è in piena rivolta contro il divieto di fumare nei locali pubblici. È una ribellione spontanea, spesso individuale, ma ha creato un fronte unito tra chi vuole accendere la sigaretta e i proprietari di bar, pub, ristoranti, discoteche”, notava nel giugno di quattro anni fa Danilo Taino sul Corriere. Questa mostra documentaria è stata realizzata nell’ambito del progetto ”Va bene?! - La Germania in italiano.
Italien auf Deutsch”, lanciato all’inizio del 2010 dal Goethe-Institut Italien in collaborazione con la Bundeszentrale für politische Bildung (Centrale Federale per la formazione politica), l’Institut für Auslandsbeziehungen (Istituto per le relazioni con l’estero), gli Istituti Italiani di Cultura in Germania e tanti altri partner. L’iniziativa, grazie a due anni di scambi di redazioni, reportage incrociati e dibattiti, vuole modificare l’immagine che Italia e Germania hanno l’una dell’altra