1821 nomi, 1821 storie. Sarà ineluttabile ed indelebile la lunga lista che mette insieme in una targa il ricordo di uomini, donne e bambini toscani che furono deportati dai nazisti nei campi di concentramento e sterminio. La Provincia di Firenze – in occasione del Giorno della Memoria 2012 – ha infatti deciso di ricordare la Storia della Deportazione in Toscana riportando su una targa, affissa nella Galleria delle Carrozze, tutti i nomi degli arrestati dai nazisti e dai collaborazionisti fascisti nel periodo della Repubblica Sociale Italiana e dell’occupazione tedesca, dall’autunno del 1943 alla primavera del 1945. Grazie al fondamentale lavoro di ricerca della Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, dell’Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei Campi Nazisti (ANED) e della Comunità Ebraica di Firenze, sono stati raccolti in un elenco i nomi dei deportati toscani, tra i quali 857 ebrei e 964 deportati politici. La targa – in ordine alfabetico – riporta in modo trasversale tutti i nomi dei deportati toscani: ebrei arrestati e destinati al genocidio nell’ambito della cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica” e deportati politici arrestati perché partigiani, resistenti, scioperanti ma anche rastrellati in modo indiscriminato. La cerimonia di inaugurazione si terrà il 27 gennaio alle 10, in Palazzo Medici Riccardi (ingresso da Via Cavour 5) e saranno presenti il Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, il Presidente della Comunità Ebraica, Guidobaldo Passigli, il Presidente della Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, Marco Romagnoli, il Presidente della Sezione Aned di Firenze, Alessio Ducci e un importante testimone, sopravvissuto al campo di sterminio di Mauthausen, Marcello Martini. Giorno della Memoria: ragionando dell’uomo dopo “il male radicale” Sei filosofi, un sociologo e un centinaio di studenti toscani.
Insieme a molte altre persone che questa mattina hanno affollato l’auditorium di Santa Apollonia in Firenze, si sono confrontati – all’interno del convegno internazionale promosso da Regione Toscana sulla Shoah, per la Giornata 2012 della Memoria – su un versante insieme affascinante e terribile: il senso della condizione umana dopo “il male radicale” dello Sterminio. Zygmunt Bauman, il sociologo, si è trovato davanti un nutrito gruppo di liceali toscani (“Forteguerri” di Pistoia, “Niccolini Ralli” di Livorno, “Galilei” di Firenze, “Cicognini” di Prato) che con i loro professori non si sono persi una battuta dello studioso che quasi un quarto di secolo fa, con il suo “Modernità e Olocausto” ha scritto pagine fondamentali sulla “normalità” dello sterminio che in questi giorni viene ricordato prendendo a simbolo l’apertura (27 gennaio 1945) dei cancelli di Auschwitz. I filosofi (tutti italiani, tranne Susan Neiman, “Einstein Forum” di Potsdam) avevano il compito di “esaminare le forme e le ragioni del processo che ha portato a considerare Auschwitz l’emblema stesso del male politico”.
Si sono cimentati nel non semplice compito – coordinati da Furio Ceruttti (Università di Firenze) – Roberto Esposito (Istituto Scienze Umane, Firenze), Massimo Giuliani (Università Trento), Susan Neiman (Einstein Forum, Potsdam) con Dimitri D’Andrea ed Enrico Donaggio (Università Firenze e Torino) nel ruolo di discussant. Ma è stato indubbiamente l’87enne sociologo polacco di cittadinanza inglese che ha insegnato all’Università di Leeds, il relatore più atteso dagli studenti anche con le sue considerazioni finali circa la effettiva capacità di imparare qualcosa dagli eventi dell’Olocausto (o Shoah, come lui stesso ha dichiarato di preferire in termini concettuali). Resteranno nel ricordo degli studenti le considerazioni di Bauman sulla “predisposizione (al male) della gente comune”, la citazione degli esperimenti di recente condotti su altri studenti, scelti per partecipare a ipotetiche azioni crudeli, con la stragrande maggioranza di essi che hanno deciso di andare avanti, non si sono opposti.
Resterà la trasposizione sociologica e filosofica, applicata alla Shoah, del principio matematico noto come “campana di Gauss“: quella sorta di curva regolare che identifica i diversi atteggiamenti delle persone comuni davanti al male; da un lato pochissimi che “si rifiutano”, dall’altro pochissimi che “si divertono” e nel mezzo la grande maggioranza dei “servi volontari”. Resterà, agli studenti, l’interrogativo di Roberto Esposito (Filosofia Teoretica) che accennando al ruolo di medici tedeschi assolutamente subordinati al disegno criminale, si chiedeva “perché proprio coloro cui era affidata la vita accettarono di diventare sacerdoti della morte” per poi sviluppare un ragionamento, certo non concluso con la fine del nazismo, sulla “Tanatopolitica” o politica che diventa morte. E i liceali avranno gustato la raffinata lezione di Massimo Giuliani che per rispondere alla domanda iniziale (“Cosa sappiamo in più sulla umanità dopo Auschwitz?”) si è confrontato con il pensiero di Emmauel Levinas e Hans Jonas nonchè sul significato della “passione” e della “sofferenza” partendo dall’icona del Cristo morente in croce. Sempre in rapporto alla questione del “male”, non sarà sfuggita ai giovani la lezione di Susan Neiman sul rapporto fra un “olocausto” naturale (esemplificato nel tragico terremoto di Lisbona – 1775 – con i suoi 90 mila morti) e l’Olocausto nelle camere a gas compresa la, certo non nuova, domanda sulla “intenzionalità” di compiere il male. Una mattinata densa, chiosata prima delle repliche finali, dalle poche parole di Alberto Tonini (presidente del Forum per i problemi della pace e della guerra, associazione co-organizzatrice, insieme a Regione Toscana, della due giorni fiorentina).
“Il nesso nel rapporto Shoah/modernità – ha detto – sta non solo nel numero elevato delle vittime, ma anche in quello, anch’esso elevato, dei responsabili o dei co-responsabili”. E ha fatto, Tonini, un esempio: “funzionari, macchinisti, guidatori di camion, delatori, condomini, medici, infermieri, funzionari, addetti alle pulizie …” che con il loro lavoro, e senza indignarsi, contribuirono a rendere possibile, nei lager, la normalità del male. Tuttavia – ha chiuso Bauman citando un testo intitolato “Dopo l’oscurità c’è sempre la luce” – non vanno dimenticate le persone che seppero e sanno resistere al male.
Da un punto di vista personale, ciò ha costi molto alti ed è certo più facile restare nella condizione di “servi volontari”. Però … Il meeting al Mandelaforum “Noi figli di Eichmann?”, Le iniziative toscane per il “Giorno della Memoria 2012″ trovano conclusione al Nelson Mandelaforum (viale Paoli, Firenze) nella mattina di domani 26 gennaio 2012. Alle ore 9:30 – con i saluti istituzionali di Matteo Renzi, Andrea Pieroni ed Enrico Rossi, organizzatori dell’evento come sindaco di Firenze, presidente Unione Province Toscane, presidente Regione Toscana – si apre il meeting con qualche migliaio di studenti in arrivo dalle scuole superiori dell’intera regione. Molto denso il programma che prevede – entro le ore 13:00 – cinque distinti “blocchi”.
Si inizia con la voce dei testimoni: Bruno Shlomo (unico sopravvissuto italiano nei Sonderkommando, Andra e Tatiana Bucci (deportate a Auschwitz all’età di 4 e 6 anni), Marcello Martini (deportato a Mauthausen), Antonio Ceseri (sopravvissuto alla strage di soldati italiani di Treuenbrietzen). Segue (11:30) l’intervento di Helga Schneider (scrittrice, abbandonata a 4 anni dalla madre che andò via per fare la guardiana nei lager di Hitler). Nel blocco successivo (11:45) vengono raccontate due storie di “persone giuste”: Andrea Bartali ricorda il padre Gino, staffetta della speranza, che salvò la vita a centinaia di ebrei fra Toscana e Umbria.
Segue un pastore anglicano, padre Michael Lapsley, perseguitato dal governo razzista di Pretoria per il suo impegno contro l’Apartheid. Alle 12:15 interviene lo scrittore Abraham Yehoshua e dopo mezzora chiusura con l’orchestra di Enrico Fink e con il gruppo multietnico Gen Verde: musiche e danze ispirate al dialogo tra i popoli e le culture. Alle Murate di Firenze resta aperta, fino al 18 febbraio 2012, la mostra storico-documentaria a 50 anni dal processo contro Adolf Eichmann, il criminale nazista messo a morte nel maggio 1962 nel cui nome gli studenti toscani sono invitati a riflettere: sullo sfondo di un pensiero di Primo Levi.
“Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro – scriveva Levi nel 1981 – ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa: la strada dell’ossequio e del consenso, che è senza ritorno”. Le iniziative a Empoli Venerdì 27 gennaio 2012 ricorre il “Giorno della memoria”, celebrazione riconosciuta dalla Repubblica italiana nel 2000 per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Il Comune di Empoli ha organizzato una serie di iniziative per celebrare la ricorrenza. Domani, giovedì 26 gennaio, alle ore 9 per le scuole medie e in replica alle ore 11 per le scuole superiori, presso la sala teatrale “Il momento” (via del Giglio 59), la compagnia teatrale Gruppo amici del teatro metterà in scena “Destinazione sconosciuto”, per la regia di Nicola Pannocchi, tratto dall'omonimo romanzo di Katherine Kressmann Taylor (vedi scheda e depliant allegati al comunicato). Un adattamento dello stesso spettacolo sarà rappresentato anche giovedì 2 febbraio 2012 alle ore 21 presso il Museo del vetro (via Ridolfi 70), a ingresso libero e gratuito. Il Giorno della memoria sarà ricordato anche lunedì prossimo, 30 gennaio, durante la seduta del Consiglio comunale, mentre lunedì scorso, 23 gennaio 2012, gli alunni delle classi quinte delle scuole primarie empolesi hanno incontrato Mauro Betti, ex deportato nei campi di sterminio, ascoltando la storia della sua prigionia (al proposito si veda nostro comunicato dello scorso 23 gennaio, anch'esso allegato). A Scandicci la Shoah nei fumetti Nell'ambito delle manifestazioni per il Giorno della memoria, il 26 gennaio alle 17 inaugura, nell’Auditorium Augusto Martini della Biblioteca di Scandicci (via Roma 38/a), la mostra “Lacrime, lupi e tragici topi”.
L’esposizione, che viene inaugurata dal sindaco Simone Gheri e dal presidente del Consiglio comunale Fausto Merlotti, presenta una raccolta di fumetti che hanno raccontato la Shoah. Per giovedì 2 febbraio, alle ore 15, è poi in programma una lezione-reading di Davide Barzi, storico del fumetto. La mostra, che resta aperta fino al prossimo 11 febbraio, è organizzata dalla Presidenza del Consiglio Comunale, da Scandicci Cultura, dall’associazione Arco e dal Cartoon club di Rimini. Questi gli orari di apertura: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; il lunedì dalle 14.30 alle 19.30; il sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Sono possibili visite guidate anche per piccoli gruppi.