Firenze, 27 maggio 2012– Chiude con oltre 80mila visitatori la nona edizione di Terra Futura; 550 le aree espositive e oltre 4000 gli enti rappresentati (associazioni, reti e movimenti, cooperative, enti e istituzioni, imprese eticamente orientate….), 250 gli appuntamenti culturali che hanno visto l’intervento di quasi 1000 relatori, 230 i laboratori, momenti di animazione, le mostre. E ancora, 600 gli incontri della “Borsa delle imprese responsabili”, che ha visto la partecipazione di 120 realtà e ha voluto favorire nuove opportunità di green&social business. Ancora una volta da Terra Futura, la mostra convegno delle buone pratiche di sostenibilità conclusasi oggi alla Fortezza da Basso a Firenze, arriva un messaggio e insieme una conferma: esiste un panorama ampio e diversificato di buone pratiche che, facendo economia reale, mette al centro le persone e la loro dignità, ridà valore al lavoro, rispetta l’ambiente e tratta le risorse naturali come bene comune da salvaguardare, dice con il proprio impegno quotidiano il suo forte “no” alle mafie, allo strapotere della finanza speculativa,...
Ma non solo. C’è un modello nuovo complessivo a cui guardare e in via di costruzione: un nuovo modo di pensare e di fare economia, di produrre e di consumare, di gestire il territorio, di governare, di tessere le relazioni sociali, di vivere la propria quotidianità di cittadini compiendo scelte di responsabilità ed esercitando il diritto alla partecipazione e la democrazia. Tante sono le organizzazioni impegnate a unirne i molteplici tasselli perché tutto ciò non si limiti a un puzzle, ma disegni un sistema diverso: per andare oltre la crisi - economica, politica, etica… - e ri-fondarsi su basi nuove.
Terra Futura, anche in questa sua nona edizione le ha fatte incontrare, accanto a imprese che nella sostenibilità hanno saputo vedere anche la via per innovarsi ed essere più competitive ed enti locali che con scelte e politiche sostenibili hanno avviato percorsi virtuosi. Porre un freno ai derivati, aumentare la trasparenza dei flussi finanziari a iniziare dal rapporto banche-armamenti, diventare consapevoli di come vengono impiegati i nostri risparmi. Di tutto questo e di altro ancora si è parlato stamattina a Terra Futura, alla Fortezza da Basso di Firenze, in un momento di confronto fra la Campagna "Non con i miei soldi!" promossa Banca Etica e altre campagne che, a livello internazionale, si concentrano sull’urgenza di riformare il sistema finanziario e utilizzano internet come leva di diffusione e partecipazione. "Non con i miei soldi!", che ha avuto a Firenze in questi tre giorni un ulteriore forte momento di rilancio, consiste in una campagna che utilizza gli strumenti della comunicazione online per far conoscere alle persone i meccanismi della speculazione finanziaria e l'importanza di scegliere un uso responsabile del denaro per costruire un futuro sostenibile.
«Credo sia assolutamente fondamentale porsi le giuste domande e chiedersi dove finiscono i nostri soldi» ha detto Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, che tradizionalmente si propone come alternativa e sollecita da sempre una riflessione su quello che le banche vanno a finanziare. «Ma oggi nel mondo la riflessione è diventata ancora più ampia perché ci si interroga su come le banche stanno funzionando. È paradossale il fatto che la maggior parte dei soldi che mettiamo nei conti correnti non siano usati dalle banche per prestare denaro, ma investiti nei mercati finanziari internazionali: oggi c’è la consapevolezza che sono anche quei soldi dei risparmiatori utilizzati per fini di speculazione ad aver causato la crisi, una crisi che proprio i cittadini stanno pagando.
Ognuno di noi ha numerosissime alternative a disposizione per scegliere una finanza etica e la scelta è comunque un’azione politica». E in questa gravissima crisi economica la finanza etica sta confermando peraltro la propria capacità di tenuta e il suo ruolo anticiclico. Lo dimostrano i dati di bilancio di Banca Etica, che ha chiuso il 2011 registrando – per il terzo anno consecutivo – una crescita a due cifre nei volumi. La raccolta di risparmio ha raggiunto quota 717 milioni di euro, pari all’11,7% in più rispetto al 2010, mentre i crediti erogati sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9% sul 2010).
Cresce anche la società di gestione del risparmio del gruppo, Etica sgr, che ha chiuso il 2011 con + 7,4 milioni di raccolta portando il totale del patrimonio gestito con investimenti menti socialmente responsabili a 439 milioni in totale. A far riflettere le persone sul fatto che un altro modo di “fare banca” occorre ed è possibile mira anche “Occupy Wall Street”. Presente alla Fortezza da Basso oggi anche Darren Fleet di Adbusters, media foundation con sede in Canada che opera come “contenitore di idee” e che pubblica l’omonima rivista, che ha parlato delle origini di “Occupy Wall Street”, della sua diffusione negli Usa e fuori dai confini degli Stati Uniti.
È stata infatti lanciata proprio da Abdusters, nel luglio 2011, l’idea di occupare Wall Street raccolta poi con entusiasmo dagli attivisti e dalla società civile americana, organizzata e non, «che sino ad allora si sentiva impotente, e viveva con un senso di sconfitta l’essere parte di un sistema troppo vasto e corrotto per pensare di poterlo cambiare. Durante Occupy, a settembre 2011 – ha raccontato Fleet - la gente è uscita fuori dalle proprie case accorgendosi con sollievo di non essere sola».
La grande questione ora è “Qual è il prossimo step?”: «L’esperienza si è rivelata assolutamente positiva sino a questo momento ed è stato eccitante vederla nascere. Ma non è finita qui: quello che è stato risvegliato non si può mettere a più tacere!». D’accordo anche Claudia Vago (aka Tigella), affermata social media curator in collegamento video, appena tornata da Chicago e da New York, dove è andata “su mandato dei suoi followers”, che l’hanno anche sostenuta economicamente nel suo viaggio, per raccontare i caldissimi giorni del G8 e del vertice Nato.
«Occupy si ispira agli indignados spagnoli e a Tahrir Square, in Egitto, da cui è iniziata la cosiddetta primavera araba. Si tratta di un movimento eterogeneo e trasversale a tutti i settori della società, diversamente dall’immagine semplicistica che l’Italia gli ha attribuito, e questo ci suggerisce che dobbiamo adottare una visione più ampia nel leggere questi fenomeni. Occupy, a differenza di quello che molti pensano, non si è spento, anzi: ci sono diversi tavoli di lavoro che ragionano su proposte concrete, nuovi modelli economici e sui futuri passi da compiere.
E questo dovrebbe farci ragionare sull’individualismo che a volte caratterizza le nostre iniziative, che fanno fatica a trovarsi attorno a messaggi e proposte comuni». Intervenuto anche Leonardo Becchetti, economista dell’Università degli studi di Roma Torvergata, che richiamandosi all’intervento di oggi di ha affermato: «Il problema prioritario oggi è la crisi della finanza. Si continua a parlare di sprechi della politica ma è un dibattito fuorviante e allo stesso tempo un’operazione geniale di comunicazione per distogliere l’attenzione dai veri responsabili.
Lo spreco infatti è un concetto relativo e se ci sarà un’altra crisi finanziaria, i prossimi a diventare sprechi saranno la nostra pensione, avere un deputato in Parlamento e pure la nostra cinta dei pantaloni. La questione è, invece, evitare che riaccada una crisi finanziaria come quella che abbiamo vissuto, che ci è costata solo fino a fine 2009 ben 7 trilioni di dollari e al 2012 ci sarà costata 10 trilioni di dollari, ovvero 5 volte il debito italiano». E tra le riforme più urgenti sul tavolo oggi, Becchetti ha nominato «la tassa sulle transazioni finanziarie (che anche Banca Etica sostiene con la “campagna 005”), la Volcker Rule ossia la separazione tra banche commerciali e banche d’affari, la regolamentazione dell’OTC (over the counter), ossia dei mercati non regolamentati.
Su tutto sta giocando un ruolo fondamentale la mobilitazione dal basso della gente: Bank Transfer Day” ha coinvolto recentemente negli Usa più di 10mila persone, che hanno scelto di cambiare banca spostando i propri risparmi nelle community banks e, per l’Italia, la campagna “Non con i miei soldi”. Ora è il momento di creare un’alleanza tra la società civile e i politici che hanno voglia di cambiare le regole, perché purtroppo ancora noi cittadini non abbiamo abbastanza forza: questo tiro alla fune tra il 99% e l’1% ancora non vede vincere il 99%». Presente anche Tim Hunt – Ethical Consumer (UK), una delle organizzazioni promotrici della campagna “Move your Money” (Inghilterra), che soffermandosi sulle pesantissime conseguenze della crisi che stiamo tutt’ora pagando, ha rinnovato a tutti l’invito a spostare i propri risparmi in banche etiche e cooperative. Secondo Andrea Baranes, presidente Fondazione Culturale Responsabilità Etica: «La finanza è un prodotto come gli altri e i cittadini possono controllare ciò che acquistano.
La finanza è il problema - ha detto - noi siamo la soluzione». Denaro e Finanza sono stati i temi al centro della terza giornata di “WWW” Words, World, Web, l’evento promosso da Fondazione Sistema Toscana e Fondazione Culturale Responsabilità Etica all’interno di Terra Futura. Gli ospiti, anche internazionali, di WWW si sono confrontati su alcune domande ‘calde’: finanza ed etica potranno mai stare insieme? Da quale bisogno sono nati i movimenti di Occupy Wall Street e Move You Money? L'evento più atteso è iniziato con il collegamento in diretta con Claudia Vago di Occupy Chicago.
Claudia, appena rientrata da Chicago ha raccontato il grande disagio che sta vivendo la società americana. “Le persone perdono casa, lavoro, servizi educativi per i figli, diritto a cure di qualità. Occupy è un movimento talmente trasversale e variegato che riesce a raccogliere e a parlare a tutte queste voci, a raccontare storie e, soprattutto a mettete in pratica soluzioni”, ha affermato Claudia. Tra gli ospiti che hanno partecipato alla mattinata Darren Fleet di ADbuster, la rivista online che ha dato vita al movimento Occupy Wall Street.
Si tratta di una rivista nata per far pensare, priva di pubblicità e quindi libera di criticare il sistema. “Quando abbiamo visto cosa stava accadendo in Egitto, quando vedi migliaia e migliaia di persone nelle piazze che occupano spazi pubblici, ci siamo chiesti: perché questo non sta accadendo anche qui? Perché non andiamo a Wall Street tutti insieme e la occupiamo? In piazza Tahir in Egitto abbiamo visto persone mettersi insieme e decidere democraticamente in un percorso di democrazia. Volevamo vedere lo stesso percorso anche qui negli Stati Uniti”, ha detto Darren Fleet. L'altro ospite internazionale è il britannico Tim Hunt di Ethical Consumer, una delle organizzazioni promotrici di Move Your Money, la campagna inglese nata dal basso un pò come Occupy Wall Street, che critica ma lancia soluzioni e proposte.
secondo l’idea anarchica di “azione diretta”, per cui non si aspetta che arrivi qualcuno a risolvere il problema ma, insieme, si immaginano e si praticano soluzioni. Dalle parole di Tim Hunt traspare fiducia nel futuro e la convinzione che un mondo in cui denaro ed etica possano stare insieme, è possibile. “Alcuni istituti di credito come Banca Etica qui in Italia, provano che è possibile usare il denaro per fini socialmente utili e per il bene della società. Ed è questo quello di cui abbiamo bisogno: di banche che sono socialmente utili e che operano per il bene delle persone e dell’ambiente”, ha dichiarato Tim Hunt. Piccoli ma significativi passi in avanti nella direzione di una legge regionale sull’economia solidale.
A Terra Futura, presso lo stand della Regione, l’assessore al welfare e alle politiche per la tutela dei consumatori e utenti Salvatore Allocca ha incontrato, per la prima volta in via ufficiale, alcuni rappresentanti delle reti toscane dell’economia solidale, in particolare quelli dei Distretti dell’area fiorentina e della provincia di Massa-Carrara, da poco costituiti. Al centro dell’incontro il percorso legislativo ma anche uno sguardo sui risultati finora raggiunti. “Obiettivo prioritario della legge – ha spiegato Allocca – è diffondere lo sviluppo autosostenibile, per favorire e facilitare la nascita e la crescita di reti e distretti di economia solidale in grado di trasformare pratiche collettive e individuali in opportunità di sviluppo per la Toscana, secondo modalità flessibili e adattabili ai bisogni reali del territorio, espresse dalla cittadinanza”.
Punto fermo per arrivare alla legge è il rapporto organico tra Regione e le reti dell’economia solidale, l’insieme di relazioni di economia e collaborazioni solidali che esistono in un dato ambito territoriale o tematico, i livelli di autoorganizzazione popolare e di mutualismo di base: persone, associazioni, imprese, produttori unite da principi e comportamenti condivisi. “Il Distretto – ha aggiunto Allocca – è un laboratorio di progetti, azioni e scambi che si configura come circuito economico a base locale e che ha come scopo quello di ricreare filiere di produzione, distribuzione, consumo e riutilizzo di beni e servizi, per valorizzare le risorse territoriali secondo criteri di equità sociale e sostenibilità, lavoro dignitoso e benessere per tutti”.
La legge si pone come scopo di riconoscere e promuovere in modo organico la realtà esistente, senza snaturarne la naturale evoluzione, e cercare di dare risposta ad alcuni problemi manifestati dai soggetti che praticano lo sviluppo autosostenibile per promuovere la qualità delle produzioni e la sicurezza dei consumatori. “La legge – ha detto ancora Allocca – cercherà di disciplinare gli aspetti più critici: problemi logistici, comunicazione tra le varie componenti del tessuto sociale e produttivo coinvolti, valorizzazione degli scambi diretti produttori-consumatori, partecipazione dei soggetti alle scelte politiche, formazione e informazione.
Per questo e fondamentale il coinvolgimento dei comuni al fine di promuovere sportelli di altra economia e luoghi idonei per la realizzazione delle buone pratiche nate spontaneamente nei territori. I vantaggi maggiori deriverebbero per i piccoli e piccolissimi produttori e per gli artigiani, presidi importanti per le produzioni tradizionali e di qualità e che spesso, a causa di volumi produttivi limitati, incontrano grosse difficoltà ad affacciarsi ai canali distributivi tradizionali. La vendita diretta – ha concluso l’assessore – il mercato locale e la creazione di reti fra produttori e consumatori sono un valore importante per la salvaguardia del patrimonio ambientale ed un importante tassello per lo sviluppo sostenibile”. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 una Fiat Fiorino imbottita di tritolo fu fatta esplodere nei pressi della sede dell’Accademia dei Georgofili: morirono 5 persone, tra cui due sorelle di 9 anni e 50 giorni di vita e 48 persone rimasero ferite.
Terra Futura ha aperto oggi con la commemorazione del XIX anniversario della strage, nell’incontro promosso dalla Regione Toscana per la giornata di formazione alla legalità rivolta ai ragazzi partecipanti ai campi di lavoro e studio sulle terre confiscate alle mafie. GIOVANNA MAGGIANI CHELLI, portavoce dell'associazione dei familiari delle vittime della strage: «Chiediamo alla città e al Paese meno distrazione: il pericolo è sempre latente. Sono anni che ci sentiamo dire che di stragi non ce ne saranno più, ma non è così.
La mafia è molto vigile e attenta, nessuno può escludere che Brindisi sia una recrudescenza. Servono poco le celebrazioni degli anniversari vissute con stanchezza, quasi a dirci “siete sempre qui”. Non siamo noi a essere “sempre qui”, è la mafia che è sempre qui!». PIETRO GRASSO, Procuratore nazionale antimafia: «Nessuno può più permettersi di stare alla finestra a guardare! I giovani, in particolare, sono l’energia nuova che serve alle istituzioni, per una vera rieducazione della classe dirigente.
Non possiamo più permettere che oscillino tra il mendicare un favore e il buttarsi nelle braccia della criminalità, dobbiamo fare in modo che venga loro riconosciuto il ruolo fondamentale che hanno nella società, dobbiamo dare forza soprattutto a quei ragazzi come Melissa che, con coraggio, lottano per costruirsi un futuro diverso, sposando idee e sogni di legalità e di giustizia, che sembrano irrealizzabili ai più».