Una regione stabile, equilibrata, coesa, che ha incassato il duro colpo inferto alla sua economia dalla crisi tuttora in atto, sapendo però contenere le perdite, tenendo a freno l'emorragia di posti di lavoro e salvaguardando la presenza della grande industria e la tenuta delle imprese medio-piccole. Una regione che ora deve evitare, nella fase delicata della fuoruscita dalla crisi, di passare dalla stabilità alla staticità, che deve far evolvere in positivo le caratteristiche che ne hanno fatto, in passato, un modello di benessere e di equilibrio sociale ed economico.
Quella descritta dal rapporto Censis è, in altre parole, una Toscana in bilico, che deve assolutamente scongiurare ritorni indietro ma guardare con determinazione al futuro. Metterla sulla buona strada, renderla in grado di compiere quello scatto di competitività indispensabile per rimettere in moto lo sviluppo è, oggi più che mai, compito di chi ha la responsabilità del governo, a livello regionale e locale. Una fase difficile “E' una fase difficile ma proprio per questo pensiamo che la sfida sia all'altezza del nostro impegno - commenta l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini – in questo senso l'indagine del Censis, che sonda gli umori della società toscana interrogando i suoi protagonisti in tutti i settori e in tutte le sue componenti, è per noi uno strumento prezioso e di grande interesse.
Ma è anche una conferma che stiamo lavorando nella direzione giusta. Da un lato infatti ci conferma negli obiettivi che ci siamo dati e che sono le linee portanti del Prs che puntano ad uno sviluppo sostenibile, a rilanciare la competitività dell'industria sui mercati nazionali e internazionali, ad attrarre nuovi investimenti anche da fuori regione, a conquistare i nuovi mercati emergenti grazie a produzioni e processi innovativi e di qualità.. Dall'altro ci conforta nella sce lta degli strumenti, che abbiamo individuato e stiamo mettendo in campo: in particolare di quelli a sostegno del lavoro e delle imprese, dalla priorità data alla salvaguardia e al rilancio del manifatturiero e della grande industria visti come leva essenziale per lo sviluppo, al forte accento sull'innovazione, sulla ricerca e il trasferimento tecnologico, sulla formazione, sul sostegno alla crescita dimensionale e all'internazionalizzazione delle imprese, sul potenziamento delle infrastrutture e dei servizi”.
Qualche dato Il Censis ha interrogato i toscani sul grado di soddisfazione per le propria città (70,4%).della propria abitazione (90%), traendone la conclusione che quella della Toscana è una società soddisfatta di sé stessa, quindi stabile (solo il 7,9% ha cambiato lavoro negli ultimi tre anni e il 2,6% ha cambiato casa). Ma questo livello di appagamento potrebber – ed ecco il rischio – farla scivolare nell'appagamento: per il 54,7% la Toscana è una regione a benessere diffuso dove prevale un certo immobilismo.
Ma le risorse per reagire ci sono: il 45,3% ritiene vi siano ampi spazi per innovazione e creatività. E fa ben sperare anche la fiducia nel ruolo trainante delle imprese: oltre il 58% ritiene che si esce dalla crisi solo reinventandosi, avendo il coraggio di cimentarsi in nuovi settori di attività. Positività: la tenuta dell'occupazione meglio che altrove (nel 2009 in Italia cala dell'1,6%, in Toscana dello 0,5, anche se la crisi ha colpito giovani e donne sotto i 29 anni; meno 5,7% di occupazione giovanile; meno 6,2% di donne under 29) ), le imprese che non chiudono e non licenziano nonostante le difficoltà (il 41% degli interpellati), il modello solidale.
Criticità: il modello rischia un'involuzione sotto la spinta della crisi e dell'immigrazione, cresce il numero di coloro che ritengono l'immigrazione un problema (62,6%) piuttosto che una risorsa (37,4%, contro il 43,9% del 2007). Oltre la crisi L'assessore si è poi soffermato sulla lettura della crisi, dalla quale la Toscana non è ancora uscita. “E' questo lo snodo cruciale – ha detto Simoncini – perchè se la crisi ancora non è finita e dobbiamo quindi proseguire nelle politiche per la tenuta sociale, non possiamo assolutamente trascurare di fare i conti con le debolezze della nostra struttura economica.
Anzi, dobbiamo prenderle di petto, raddoppiare gli sforzi per evitare che pesino come una zavorra sulla nostra ripresa, impedendoci di fare quello scatto di competitività indispensabile per rimettere in moto lo sviluppo”. E' in pratica quel colpo d'ali che viene auspicato dal Rapporto Censis per far spiccare il volo alla Toscana. “La Regione ha già da tempo individuato alcune di queste debolezze – prosegue Simoncini – e sta lavorando per superarle. La crisi in questo caso può davvero diventare, come auspica il Censis, un'occasione per ripensare dinamiche che già prima mostravano rallentamenti e criticità”. Innovazione e formazione Da alcuni anni la Regione ha intrapreso un cammino di razionalizzazione del sistema dell'innovazione e del trasferimento tecnologico, ha investito sui poli di innovazione, sui centri di competenza, sui distretti tecnologici, sfrondato rami secchi concentrando le risorse pubbliche sulle eccellenze, costruendo reti in cui siano presenti tutti i protagonisti del processo, dalle Università ai centri di ricerca alle imprese.
In particola re abbiamo individuato settori strategici sui quali concentrare investimenti in ricerca e formazione, aspettandoci importanti ritorni in termini di nuovi investimenti produttivi di grandi aziende e di occupazione. Analoga attenzione si è posta al problema delle piccole dimensioni, che riguarda oltre il 90% delle aziende toscane. In questo caso, l'ultimo bando è ancora aperto, di favorisce la creazione di reti e l'aggregazione delle imprese per aiutarle ad essere più agguerrite sui mercati.
Si sta lavorando poi sull'accesso al credito, coinvolgendo il sistema bancario, sulla presenza internazionale che non è solo favorire l'export ma creare premesse solide e rapporti, anche culturali, con i mercati più promettenti per il made in Tuscany. In tutto questo, come nota Censis, ha un ruolo importante la formazione. “Stiamo ridisegnando il sistema della formazione professionale, con l'obiettivo di dare pi&ugrav e; qualità, immettendo energie fresche e creative nei processi aziendali e favorendo anche così l'innovazione e il trasferimento della ricerca”. Le forti radici di cui la Toscana è provvista, ricorda infine l'assessore, “la coesione sociale che la caratterizza, devono costituire un ulteriore trampolino di lancio, perchè la fase che stiamo attraversando richiede, oggi più che mai, l'intervento unito di tutti, un gioco di squadra che veda il coinvolgimento non solo delle istituzioni ma anche delle parti sociali, per rompere vecchi schemi e vincere la sfida dell'innovazione”.
Intervento in materia di Fabio Banti, portavoce regionale Rete Imprese Italia: "Anche in Toscana ci sono troppi vincoli, norme e controlli che frenano un possibile rilancio dell’economia. Per questo ci auguriamo che la Regione decida finalmente di andare a scardinare questa architettura burocratica, difficile e complicata, che non permette di dare respiro al mondo delle imprese. Del resto il rapporto del Censis parla chiaro e ci offre l’immagine di una Toscana un po’ seduta con le imprese in “un momento di stanca”.
Siamo pronti a dare il nostro contributo per una fase di confronto corale che proti finalmente a cancellare le norme che vincolano e non favoriscono l’impresa in Toscana".