“La legge toscana sulla partecipazione rimane una grande risorsa. Certo il suo uso può essere in futuro migliorato e il suo utilizzo può essere anche maggiore”. Parte da questa considerazione l’assessore della Toscana Riccardo Nencini, oggi intervenuto ai lavori della prima commissione del Consiglio regionale, quella Affari istituzionali presieduta da Marco Manneschi, che ha avviato una serie di audizioni per valutare a distanza di cinque anni l’efficacia dell’innovativa legge, che se non verrà confermata o modificata entro dicembre sparirà automaticamente dall’ordinamento. Dal 2008 ad oggi sono stati finanziati un centinaio di processi partecipativi locali.
I numeri, aggiornati a marzo, li ha dati il professor Rodolfo Lewanski, autorità indipendente sulla partecipazione nominato dal Consiglio. “Quel che è mancato – annota Nencini – è l’utilizzazione del dibattito pubblico, preso a prestito dall’ordinamento francese, per i progetti di maggiore entità. Ci si è occupati più di questioni locali e piccole, soprattutto nella prima parte di questi cinque anni. Forse è dipeso anche da un’eccessiva farraginosità della procedura di attivazione e su questo dovremmo lavorare: sfogliare la norma e semplificarla per renderla di maggiore efficacia.
Questa almeno è la mia opinione personale”. L’assessore ha poi aggiunto altre proposte di possibile revisione della legge: una migliore rendicontazione dei risultati, rendere più stringenti i tempi del processo di partecipazione (oggi sono sei mesi, prorogabili fino a nove) e magari valutare l’opportunità di fondere in un’unica figura i ruoli oggi ricoperti dall’Autorità indipendente della partecipazione, nominata dal Consiglio regionale, e il garante della comunicazione per il governo del territorio, che dipende invece dalla giunta. Nella riflessione sull’uso della legge toscana, in questi cinque anni, è previsto anche un seminario pubblico che si dovrebbe svolgere entro la prima metà di giugno.