Come fu per Leonardo Domenici anche il nuovo sindaco Matteo Renzi si è fatto ritrarre su un bel posterone in sella ad una bicicletta. Per le elezioni son tutti bravi a pedalare, ma poi? Poi occorre fare i conti con chi in bicicletta ci vive davvero ogni giorno. Da qui la ricerca di un patto da parte delle associazioni delle due ruote, che a suon di promesse mancate hanno scritto la recente storia del capoluogo toscano. E non son mancati sberleffi come l'idea lanciata da FirenzeinBici che portò in piazza un cartonato dell'ex sindaco in cui la sagoma lasciava un cerchio vuoto per inserirvi il volto di ciscun 'vero' ciclista.
Firenze come Ferrara, come Ravenna, come Modena? Firenze verso i mondiali di ciclismo, Firenze città ciclabile. Poi arrivi e fin da Santa Maria Novella ti accorgi che qualcosa non torna. Prima ancora di doverti confrontare con le buche, con gli astrusi sensi di marcia che costringono a zigzagare per i ponti sull'Arno, prima di ritrovarvi all'interno di piste ciclabili senza via d'uscita o pericolose interruzioni come in piazza Ferrucci dove i ciclisti sono costretti a gettarsi nel traffico, prima, molto prima qualcosa non convince. Basta un rapido sguardo nell'area prevista per la sosta delle due ruote in piazza Stazione, lì dove un tempo c'era la Pensilina di Toraldo di Francia simbolo di degrado e di creatività urbanistica, le biciclette vengono 'rottamate' nell'oblio. L'opposizione attacca il sindaco reo di girare a bordo di auto di lusso.
Intanto Renzi restituisce le accuse al mittente e si fa intervistare da RadioBici.it in sella ad un mezzo eco-insolito che permette di vedere la città dal basso, da dentro, dalla strada. Forse non si vede tutto, o non si vede abbastanza.
Lo sanno coloro, e non sono pochi, che si trovano sequestrati dalle rotonde, che finiscono sopra i marciapiedi per necessità. Coloro che cercano invano una rastrelliera lì dove serve, dove esiste un punto di interesse.. difficile? Troppo difficile capire che in prossimità di luoghi in cui le persone si ritrovano possano servire più posti rispetto ad una via secondaria? Si potrebbe e dovrebbe lavorare sul senso di dignità di chi sceglie di lasciare l'auto a casa e vivere la vita naturalmente, una dignità che troppe volte resta tra le pieghe di un bel poster patinato. AntLen