Americani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del Nuovo Mondo (Firenze,Palazzo Strozzi 3 marzo-15 luglio 2012) La mostra vuole studiare il rapporto dei pittori impressionisti americani con l’Italia e in particolare con Firenze a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo sino ai primi del XX. Il flusso di artisti americani verso l’Europa ebbe un notevole incremento dopo la fine della guerra di Secessione nel 1865, e fu costante fino all’inizio del Novecento. Centinaia di pittori approdarono a Parigi e in Francia, altri studiavano in Germania; anche l’Inghilterra, l’Olanda, la Spagna erano mete ambite. L’Italia rappresentava un polo di attrazione irrinunciabile per la gran parte di essi.
Firenze, Venezia, Roma per tradizione secolare erano al centro del Grand Tour ed erano luoghi mitizzati da coloro che volevano conoscere e studiare l’arte del passato, oltre a esercitare un forte fascino per il clima, il paesaggio l’atmosfera, la gente. Per la prima volta, dopo le recenti mostre tenute in Francia e Inghilterra, in cui si è esplorato il rapporto degli artisti americani con quei paesi, saranno esposte le opere dei pittori americani che accolsero il linguaggio impressionista e che soggiornarono in Italia. Nella mostra sono rappresentati pittori che, pur non aderendo in maniera esplicita al nuovo linguaggio, furono maestri fondamentali per le generazioni più giovani: William Morris Hunt, John La Farge, $omas Eakins.
Seguiranno i grandi precursori come John Singer Sargent, Mary Cassatt, James Abbott McNeill Whistler, che vantavano una forte componente cosmopolita. Il centro dell’esposizione è costituito dalle opere di artisti qualitativamente notevoli e degni di essere conosciuti che soggiornarono a Firenze. Fra questi alcuni esponenti del gruppo propriamente impressionista americano i Ten American Painters: William Merrit Chase e Frederick Childe Hassam. Anche Franck Duveneck, ebbe un ruolo importante per le relazioni fra artisti americani e locali, riunendo intorno a sé una scuola, i così detti Duveneck boys, fra cui la moglie Elisabeth Boott e il pittore Joseph Rodefer DeCamp.
La vita e l’attività degli americani a Firenze si intreccia con quella di intellettuali, collezionisti, scrittori, critici d’arte loro connazionali, con i quali talvolta avevano già avuto rapporti in patria: Gertrude Stein, Mabel Dodge, Bernard Berenson, i fratelli Henry e William James, Egisto Fabbri e la sua famiglia (le sorelle Ernestine pittrice e Cora poetessa) Mabel Hooper La Farge, Bancel La Farge, Charles Loeser, Edith Wharton. Queste colonie americane in Italia, pur vivendo piuttosto isolate dalla popolazione locale, recepirono la lezione della più moderna pittura italiana contemporanea – a Firenze da evidenziare l’importanza dei macchiaioli – ed ebbero un certo impatto su artisti e intellettuali italiani, anche perché introdussero stili di vita raffinati e cosmopoliti e, relativamente alle donne, atteggiamenti più liberi e spregiudicati. Nella mostra sono presenti ritratti femminili di grande qualità, in cui la donna diventa simbolo della moderna nazione americana: giovani, adolescenti o addirittura bambine, spesso vestite di bianco, incarnano la purezza e le speranze di un’intera nazione.
Il tema del ritratto femminile si ricollega all’attività delle pittrici d’oltreoceano, molto più emancipate delle coetanee francesi ed europee in genere. Le più intraprendenti giunsero in Europa e contribuirono agli scambi fra il loro paese e il vecchio continente. Un esempio fra tutte Mary Cassatt. In Europa la pittura per le donne era considerata un passatempo. Negli Stati Uniti furono ammesse già dal 1869 a frequentare le accademie al pari dei colleghi maschi, mentre a Parigi furono costrette ancora per molto tempo a iscriversi a scuole private. www.palazzostrozzi.org American Dreamers.
Realtà e immaginazione nell’arte contemporanea americana (Firenze, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina 9 marzo-15 luglio 2012) La mostra del CCC Strozzina propone una riflessione su uno degli aspetti più rilevanti dell’arte contemporanea negli Stati Uniti, che dallí11 settembre 2001 all’odierna crisi finanziaria hanno visto cadere certezze di invulnerabilità e di sicurezza economica e sociale. Già dagli anni Cinquanta, molti artisti americani hanno analizzato o criticato l’idea di sogno: la promessa di successo e felicità, come base dello stile di vita americano, continuamente alimentato dall’immaginario hollywoodiano e dall’estetica promossa dalle campagne pubblicitarie delle grandi multinazionali, dalla Coca Cola alla Disney.
Oggi il sogno americano sembra essere però entrato in crisi, ma uno spirito di ottimismo, una capacità di immaginazione e la volontà di credere sempre in un futuro a lieto fine sono ancora parte integrante dell’idea stessa di America. Artisti americani di diverse generazioni riflettono queste tensioni e impulsi nelle loro opere, attuando una sorta di fuga dalla realtà e di rifugio in mondi alternativi, sicuri e soprattutto controllabili. Opere che si basano su un’estetica nutrita di immagini fantastiche e da sogno, creature fiabesche o immagini dei media, ma anche veri e propri mondi paralleli in miniatura che esplicitamente rifuggono la “vera” realtà a vantaggio di una realtà di successo e splendore, anche se solo immaginata. Per alcuni artisti la costruzione di mondi fantastici costituisce la propria personale critica alla società contemporanea; per altri ciò permette di creare soluzioni alternative in cui ritrovare significati e valori che sembrano ormai persi.
Una rottura psicologica con la realtà o la creazione di un’alternativa migliore diventano strategie per fuggire da minacce concrete e reali come gli alti tassi di disoccupazione, la negativa situazione finanziaria internazionale, le previsioni apocalittiche sull’ambiente. Fuggire dalla realtà diviene un modo per combattere la complessa difficoltà del presente. La mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con l'Hudson River Museum di Yonkers (New York) ed è curata da Bartholomew F.
Bland, Director of Curatorial Affairs, Hudson River Museum. www.strozzina.org