In occasione del 500esimo anniversario della morte di Vespucci si è tenuta una celebrazione pubblica in piazza Ognissanti alla quale hanno aderito venti comuni toscani presenti con il loro Gonfalone insieme a quello della Regione e del Comune di Firenze. Iniziative convegni ed anche una statua in piazza Ognissanti pronta entro la fine dell'anno per l'uomo che ha dato il suo nome al continente scoperto da Cristoforo Colombo convinto, secondo la storia conosciuta, d'aver trovato la strada più breve per arrivare in Asia (per altri appassionati di storia alternativa e di mistero il navigatore avrebbe conosciuto in anticipo la rotta da seguire avendo potuto prendere visione di carte nautiche realizzate in epoche precedenti e perfettamente dettagliate).
"Sembra strano che l'unico uomo ad aver dato nome ad un continente sia uno nato tra Brozzi e Peretola" esclama il sindaco di Firenze Matteo Renzi entusiasta dell'evento tra la Soprintendente Cristina Acidini ed il professor Franco Cardini che con grande perizia inquadrano artisticamente e sociologicamente l'evento. Parla di prospettiva di una salda unione del Vespucci con l'epoca che lo ha visto partecipe la Acidini che prende spunto dagli affreschi presenti in sala dei Gigli in Palazzo Vecchio per osservare come la "A" di Amerigo sia un ottimo compasso storiografico in grado di riportare Firenze al centro del mondo.
Dello stesso avviso Cardini che ravvisa in questo momento storico l'occasione di un risveglio verso le "Radici viscerali" che sono sì diretta conseguenza di un passato fatto di Vespucci e di Medici, di storie e di allegorie, ma anche di uomini che sono cresciuti con la consapevolezza di appartenere ad un territorio più ampio ed a predecessori, come i nativi d'America che hanno saputo dare un contributo essenziale come sono tenuti a darlo gli abitanti di adesso per traghettare Firenze verso un domani che al momento appare in ombra, ma non troppo. Ad osservare a distanza l'evento quotidiano è la politica cittadina, che non manca di infilzare con l'asta della bandierina solitamente usata per segnare il percorso sulle mappe, una Amministrazione rea di 'navigare a vista': “I festeggiamenti per i 500 anni dalla morte di Amerigo Vespucci sono iniziati oggi nel Vecchio Spedale di San Giovanni di Dio a cura del Comune di Firenze e del comitato "Amerigo Vespucci a casa sua".
Peccato che il San Giovanni di Dio non sia più “casa sua” sottolinea la consigliera comunale Ornella De Zordo. L’antico ospedale di borgo Ognissanti fu fondato da un altro Vespucci, Simone di Piero, che, prima di morire, nell’anno 1400 lo donò alla Compagnia di Santa Maria del Bigallo, che già si occupava di altri luoghi di cura. Ma per essere sicuro che mantenesse le caratteristiche originarie di assistenza, fissò precise condizioni: i beni mobili e immobili da lui lasciati alla Compagnia si dovevano destinare unicamente “…all’ospitalità e al servizio uso e vantaggio, utilità accoglienza sostentamento dei poveri e degli infermi e delle persone miserabili per il tempo che verrà” ad esclusione di ogni altro “uso e servizio”. "Si dà il caso però che, 612 anni dopo, la ASL fiorentina, nella forsennata politica di alienazioni del patrimonio che contraddistingue le attuali amministrazioni pubbliche, abbia ceduto per 30 milioni di euro lo storico immobile ad una società privata anglo-belga che intende realizzarvi una residenza privata per anziani, con tanti saluti ai “poveri e alle persone miserabili”. Le eredi di Simone di Piero Vespucci, che evidentemente hanno in maggior considerazione le volontà espresse dall’illustre antenato di quanto ne abbiano ASL e Comune di Firenze, hanno depositato una Osservazione al nuovo Piano Strutturale, per evitare la prospettiva della privatizzazione del bene, ma il Comune ha giudicato l’osservazione “non pertinente” e l’ha respinta, con il risultato che 6 mesi dopo l’approvazione l’antico ospedale è diventato la nuova sede di una attività privata, con buona pace di Simone di Piero, di Amerigo non più “a casa sua”, e della sanità pubblica, sempre meno pubblica. Sarà davvero il modo migliore per celebrare i lasciti di una storica famiglia fiorentina?” si domanda la consigliera di Palazzo Vecchio. AntLen