Slitta a mercoledì 7 marzo il debutto dello spettacolo Un nemico del popolo con Gianmarco Tognazzi, la recita di martedì 6 marzo è stata annullata per problemi tecnici della produzione. Gianmarco Tognazzi, poliedrico artista, divide la sua carriera tra teatro, cinema e televisione: è nel cast del nuovo film di Marco Bellocchio Bella Addormentata, ispirato al caso di Eluana Englaro, accanto ad Isabelle Huppert e Toni Servillo, ha terminato le riprese della quarta stagione della serie televisiva Squadra Antimafia, ed è anche protagonista e regista del videoclip dell’ultimo singolo dei Negrita Fuori controllo. Sulla scena teatrale torna a condividere questo nuovo allestimento con Edoardo Erba ed Armando Pugliese, consolidando una felice collaborazione già realizzata con l’adattamento di La Panne, ovvero la notte più bella della mia vita di Friedrich Dürrenmatt nelle scorse stagioni. Un nemico del popolo di Ibsen sembra oggi un testo ideale per riscritture in chiave contemporanea.
La storia quotidiana di un uomo onesto, solo nel denunciare e combattere la corruzione determinata dall’interesse e dallo sfruttamento delle risorse di un territorio, in conflitto con la salvaguardia della salute pubblica, un uomo solo contro ogni reticenza e censura. Il dottor Storchi, Gianmarco Tognazzi, che finirà per essere Un nemico del popolo, scopre che le terme pubbliche da lui stesso attivate, meta ogni anno di tanti turisti e fonte di reddito per tutta la cittadina, sono inquinate dagli scarichi industriali.
Vorrebbe fare un pubblico appello per denunciare la cosa e cercare un rimedio al problema, ma né suo fratello, Bruno Armando, rappresentante degli azionisti di maggioranza delle terme, né i redattori di un giornale popolare che abitualmente si schiera contro i potenti della città, appoggiano la sua relazione. Nessuno è disposto a dargli ascolto, perché tutti sarebbero parte lesa nella questione. Gli appelli al potere sono inutili, quelli alla coscienza popolare anche: sia vinti che vincitori sono una schiera di opportunisti, interessati solo alla reputazione e al denaro.
E' in questo scenario che il dottore compie l'unica scelta possibile per lui: se prima vuole abbandonare la città, ora si accorge che la risposta migliore a questa situazione è data dalla conoscenza: vuole quindi istruire i giovani, poveri o ricchi che siano, per aiutarli a comprendere meglio la realtà, e a renderli cittadini di una società più civile di quella attuale. L’adattamento di Eduardo Erba colloca la vicenda in un'Italia pre-craxiana, indecisa fra modernizzazione e contestazione.
Non ci sono ancora cellulari e computer, la televisione è un monopolio e la stampa libera è il luogo della diffusione di notizie scomode. La riscrittura accentua i toni della commedia dei caratteri, come da tradizione nazionale, restituendo tuttavia ai personaggi una freschezza che scavalca agilmente due secoli di letteratura. Il finale apre a una tenue speranza, così come in Ibsen. Una speranza che autori e interpreti vogliono preservare e realizzare. “Tommaso Storchi è un dottore atipico - racconta Gianmarco Tognazzi - un dottore che ha un animo artistico e libertario ed è un uomo che ha forte etica morale e professionale.
Come tutti gli artisti di fronte ad un’opera d’arte non riuscita preferisce che la sua opera venga distrutta piuttosto che vederla incompiuta, realizzata male o tradire le intenzioni iniziali. E’ poi un uomo che decide indipendentemente da tutto di affermare il libero pensiero e di andare da solo contro tutto e tutti pur di difendere la libertà.” “Nemico del popolo è un’opera anomala di Ibsen.” – annota Edoardo Erba – “Rispetto alle altre i personaggi hanno un taglio meno psicologico e più emblematico, sono rappresentanti di aree sociali che si confrontano.
Il loro comune denominatore è la tendenza a piegarsi alla realpolitik, ad accettare la manipolazione della verità per favorire il potere e l'economia. Fa eccezione il protagonista, anche nella definizione della psicologia: il dottore è un uomo certo velleitario e narcisista, suscettibile come un artista, incapace di arrivare al minimo compromesso, e tuttavia strenuo difensore della verità contro le bugie di comodo. Il suo scontro ‘uno contro tutti’ (anche se la figlia è fin dall'inizio la sua sentinella più fedele) lo isola e lo porta a dire nel finale che l'uomo più forte è quello più solo.” “Ibsen ha scritto quest’opera in un momento della sua vita caratterizzato da un profondo pessimismo nei confronti della società in generale.” - spiega il regista Armando Pugliese – “Ma il suo discorso riesce ad andare al di là del, pur fortissimo, appello sociale e politico, fino a diventare metafora della crisi dell’artista, che di fronte all’imperfezione della sua opera decide di distruggerla.” In occasione delle repliche dello spettacolo Gianmarco Tognazzi incontrerà il pubblico mercoledì 7 marzo alle ore 18.00 alla libreria Feltrinelli in via de’ Cerretani, 30/32r. ingresso libero