Da stasera venerdì fino a domenica 23 febbraio va in scena al Teatro Garibaldi "Il rompiballe", con GianMarco Tognazzi e Bruno Armando, regia di Andrea Brambilla.
Pignon è in piena crisi: sua moglie lo ha appena lasciato. Affitta una stanza in un piccolo hotel nella stessa città in cui la sua ormai ex moglie si è trasferita con il suo nuovo compagno. Vuole tentare di persuaderla a tornare con lui. La stanza però è stata affittata erroneamente anche ad un'altra persona, che si rivela essere un sicario assoldato per eliminare un politico che dovrà passare di fronte all'hotel.
La disperazione di Pignon, che non perde però mai e poi mai la capacità di rappresentare il migliore di tutti i rompiballe di questa terra, e la determinazione del killer provocheranno un vero sisma all'interno dell'hotel. Al sicario basterebbero pochi secondi per adempiere al suo impegno, ma le due ore di attesa per colpire il bersaglio diventano inaspettatamente lunghe e difficili.
Scrivendo questa pièce Veber mette a punto un meccanismo che utilizzerà in altre opere teatrali e cinematografiche: il confronto tra personalità inconciliabili, tra temperamenti opposti, che si fa occasione per malintesi, qui pro quo, contrattempi e problemi di ogni genere.
Il rompiballe, sull'onda del grande successo teatrale è diventato anche un film, prima in Francia nel 1973 con Lino Ventura e uno straordinario Jacques Brel e poi negli USA con Billy Wilder che ha diretto Jack Lemmon e Walter Matthau (il titolo era "Buddy Buddy").