Il Forteto: intervista a una delle presunte vittime

Nove da Firenze ha parlato con Sergio Pietracito, presidente del neonato comitato 'Vittime del Forteto'

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 dicembre 2011 17:54
Il Forteto: intervista a una delle presunte vittime

di Antonio Lenoci Nasce così il comitato 'Vittime del Forteto', per iniziativa di una trentina di persone, che ritengono di aver subito maltrattamenti e violenze, anche sessuali, da parte dell'imprenditore Rodolfo Fiesoli, 70 anni, fondatore della tenuta di Vicchio nel Mugello. La comunità di recupero per minori disagiati conosciuta per i prodotti tipici esportati nelle sagre e nei mercati anche internazionali. Il 20 dicembre l'arresto di Fiesoli, che adesso si trova ai domiciliari ha fatto scattare una molla all'interno della comunità, creando una profonda spaccatura interna tra i sostenitori del Fiesoli benefattore e coloro che, invece, si sono dichiarati pronti a raccontare tutto...

anche le violenze sessuali e i maltrattamenti subiti. Al momento sul tavolo dei magistrati sette denunce e una ventina di testimonianze. Sergio Pietracito, il presidente del neonato comitato, annuncia che nei prossimi giorni saranno depositate presso la Procura una decina di nuove denunce: "Per contribuire a far emergere le pesanti e tristi vicende di sopraffazione della libertà e della dignità di coloro che hanno vissuto al Forteto'' così hanno scritto nero su bianco le persone che si sono riunite in comitato sullo statuto redatto in serata. "Mi hanno chiamato persone che non sentivo da tanto tempo – spiega a Nove da Firenze Pietralcito, di professione agricoltore- ad ogni costo sono volute arrivare in Mugello per raccontare la loro storia.

Persone che negli anni sono riuscite ad uscire dalla struttura e si sono sfogate senza però trovare orecchi pronti ad ascoltare, o che, semplicemente, non hanno voluto ascoltare. Può darsi che si siano presentati come persone sconvolte, ma chi non lo sarebbe stato dopo esser cresciuto in un mondo così? So per certo che alcuni di loro hanno raccontato propria storia anche a seri professionisti che però li hanno scoraggiati dall'intraprendere azioni legali contro persone ritenute 'intoccabili'". Un mondo che inizia e finisce al cancello del Forteto? "Quando entri tagli i rapporti con tutti, è una imposizione.

Non vedi più la famiglia, gli amici, la fidanzata se ce l'hai.. per non parlare dei bambini più piccoli che arrivano per essere affidati a coppie che sono già presenti all'interno della struttura, ma che coppie in realtà non sono mai state. Era proibito avere rapporti tra di noi, era visto come un atto egoistico e quindi da evitare, tanto che uomini e donne erano separati alloggiando in strutture diverse. Poi se arrivava l'occasione di un affido, si creavano magicamente le coppie". La permanenza nella struttura non è mirata a recuperare un'integrazione sociale? "Magari –risponde Pietracito dopo un istante di silenzio- in verità è il contrario, ci dicevano che il mondo fuori era merda.

Attraverso la lettura dei passi del Vangelo, di alcuni principi del comunismo, e del rispetto dei riti cristiani venivamo sopraffatti da simboli ai quali aggrapparci. Dosati però in modo diabolico, in modo tale che la mente di un giovane di diciotto anni restasse imprigionata in un limbo. Per dirla in breve, non eravamo e non siamo dei coglioni, però attraversavamo un momento delicato della vita, non avevamo certezze né speranze per il futuro, e lì dentro ci sembrava di poter trovare una strada da seguire.

Da questo al ritrovarsi soggiogati il passo è breve. All'interno del Forteto c'era un uomo che per noi diventava prima padre e poi padrone. Perché sapeva tutto di tutti e poteva orchestrare la vita a suo piacimento, dettando amicizie e inimicizie sorteggiando così, di volta in volta, l'esempio da seguire, o il ragazzo da evitare". C'era qualcuno che aveva accesso alla struttura, per poter valutare la crescita dei ragazzi affidati? "Si, c'erano le visite, ma la telefonata di avviso arrivava con tale anticipo da permetterci di sistemare tutto in modo tale da non dare nell'occhio, arrivavamo anche a creare le camere matrimoniali per dimostrare che le coppie cui erano affidati i bambini erano normalissime.

Alcune volte operatori dei servizi sociali arrivavano da Livorno e venivano rispediti al mittente, il potere del Forteto era arrivato al punto di potersene fregare dei controlli". Cosa vi aspettate adesso che le acque sono state smosse? "Ci dispiace che ci sia qualcuno che grida al complotto. C'è chi sostiene che questa sia un'azione per riprenderci il potere e gestire diversamente i soldi... i soldi. Ma ci sono persone che a 40 anni hanno ancora gli incubi la notte, che non hanno ritrovato una loro vita e non sanno neppure se riavranno mai indietro il tempo che hanno passato lì dentro.

Non ci interessano i soldi". Sono accuse fondate? O si tratta di un complotto? Bambini dall'infanzia difficile, uomini e donne incapaci di sognare e incubi ricorrenti vissuti con il cuore in gola. Il tornaconto economico, l'egoismo di un padre-padrone che governa un sistema somogliante al vivere quotidiano, ma racchiuso in una comunità esclusiva. Se fosse un romanzo sarebbe uno di quelli che alla fine ti arrabbi e chiudi il libro. Alla magistratura spetta valutare la gravità delle accuse avanzate nei confronti di Rodolfo Fiesoli.

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