L'Unità d'Italia, i 150 anni di un Palazzo i cui mattoni rivelano in realtà un'età più lunga, una stratificazione di epoche. I 150 anni unitari di Palazzo Medici Riccardi sono raccontati in un elegante volume, La Provincia di Firenze per il 150 anni dell'Unità d'Italia, edito da Edifir, curato da Luigi Ulivieri e composto a più voci.Il libro illustrato, che si offre al lettore quasi come un manuale, verrà presentato domani venerdì 16 dicembre, alle ore 16.00, nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, dal Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci, dallo storico Ivo Biagianti dell'Università di Siena, e da Mauro Tedeschini, Direttore de La Nazione.
In un momento in cui di province si discute moltissimo, questo libro offre una seria opportunità di interpretazione della storia e della funzione di questo ente.E molta attenzione viene data alla dimensione storica di cui Palazzo Medici Riccardi è simbolo e teatro al tempo stesso. Palazzo Medici Riccardi è un messaggio, un insieme di arte, politica e storia, proprio quella storia che si pone all'inizio del processo di unificazione dell'Italia ed è oggi al centro di un'opera di ricostruzione della città (il recupero dell'intero isolato di Sant'Orsola ma anche la proiezione sulla Città metropolitana, in mezzo a riforme istituzionali sofferte).
Sono due estremi tra i quali si colloca l'idea che i palazzi istituzionali di questo tipo siano un lievito nella massa, talvolta caotica, della storia. Storia di dipendenti e politici di ieri e di oggi, con l'elenco completo di chi ha lavorato nelle stanze della casa dei Medici e di chi ha rappresentato la comunità territoriale. Per molti versi Palazzo Medici Riccardi assurge, nel 150 esimo dell'Unità e nell'attuale fase storica, a simbolo di ricostruzione. Si rincorrono volti e situazioni, i macroeventi (l'Unità, le due Guerre mondiali, la Ricostruzione democratica), l'articolazione capillare dei livelli istituzionali e il ritmo tenace della Storia, non svincolati da quel progressivo irrompere delle questioni internazionali che finiscono per abbracciare, attraverso il prisma dei diritti umani, uomini e donne “piccoli” e “grandi”.
Tutti si incontrano sotto la volta dipinta da Luca Giordano, da Rigoberta Menchù ad Amartya Sen a Giorgio Napolitano a chi, per lavoro, per partecipazione e per quel senso corale che salva da ogni crisi, non ha voluto mancare l'appuntamento.