Il problema della numerosità degli alunni per classe è "del tutto sostenibile" secondo la consigliera provinciale del Pdl Erica Franchi. Infatti, una media di 20/21 alunni nel primo ciclo e di 26 studenti per classe nella secondaria superiore, "rappresentano valori in linea con le capienze e con la didattica. I casi di superamento dei 30 alunni sono dunque dovuti a meri errori di programmazione". Poi i rappresentanti locali del Governo ricordano la cifra assoluta dei 17.000 docenti assunti.
Ma allora coma mai il numero complessivo delle cattedre è diminuito? Rispondono da Destra che questo è l'effetto della riduzione del monte ore annuo per classe. Strano che il Ministro Gelmini neghi che la riforma non abbia ridotto le classi a tempo pieno. Delle tante contraddizioni della riforma scolastica ne sanno qualcosa genitori e scolari fiorentini. Prendete il caso di Incisa Valdarno, dov'è a rischio l'asilo nido pubblico. La protesta dei genitori e la raccolta firme sono partite a giugno, quando il Comune ha paventato la possibilità di esternalizzare il servizio ad una cooperativa dal febbraio 2012, a causa delle ristrettezze economiche imposte dal bilancio.
Il nido d'Incisa fino ad ora è stato condotto in maniera esemplare, risultando un fiore all'occhiello del Comune. Come spiega il comitato dei genitori: "l'asilo nido è un servizio essenziale pubblico e tale deve rimanere". In città è in partenza la mobilitazione dei genitori dell'Istituto comprensivo del Galluzzo, che raccoglie Materna, Primaria e Media in numerosi plessi scolastici sparsi nel quartiere. Qui i genitori chiedono il ripristino dell’orario previsto per diverse classi dove, il primo giorno, gli insegnanti hanno comunicato ai genitori, recatisi a scuola per accompagnare i propri figli, che l’orario per l’anno scolastico 2011/2012 era variato rispetto all’anno precedente ed in particolare era ridotto di 3 ore per ognuna delle classi terze ed un ora per le classi quarta e quinta.
Ovviamente gli utenti contestano il cambiamento dell’orario scolastico e la comunicazione soltanto il primo giorno di scuola. Se si deve apportare un cambio di orario, tale cambio deve essere comunicato tempestivamente e comunque doverosamente prima delle iscrizioni alla scuola stessa, in modo da dare la possibilità ai genitori di valutare pro e contro dell’iscrizione. Al contrario, come in questo caso, il genitore si trova ad iscrivere i propri figli ad una scuola della quale non è noto l’orario: ciò in palese contrasto con ogni buon senso, ruotando l’organizzazione della famiglia attorno all’orario scolastico.
Anche se alcune di queste ore sono state sostituite con il doposcuola: ma i due tipi di attività non sono didatticamente equivalenti. Certo quanto sta accadendo non è colpa soltanto di un Ministero con un vertice politico avvezzo più ai proclami che alla contretezza didattico-organizzativa. Sarebbe necessario che le dirigenze scolastiche mettessero in campo competenze progettuali ed organizzative volte a favorire un utilizzo delle risorse razionale e integrato. Ma il sistema scolastico territoriale non pare al momento disponibile ad una razionalizzazione organizzativa che metterebbe in pericolo il quieto vivere in cui si è crogiolata sino ad oggi la burocrazia italiana.
Né il sistema normativo consente ad oggi un’integrazione reale dell’offerta e delle strutture pubbliche, private, nazionali e comunali. Per fare un esempio il Comune può organizzare il servizio doposcuola, ma non gli è consentito sussidiare le ore standard di didattica tagliate dal Ministero. La situazione della scuola di Firenze soffre le conseguenze di 'non scelte' compiute negli anni precedenti, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e gli adeguamenti che la contemporaneità richiederebbe.
Riusciranno, in queste condizioni, genitori e studenti a riprendere nelle proprie mani la scuola del nostro Paese? N. Nov.