Firenze - «Una tassa che permette ai Comuni di liberare risorse per garantire maggiore vivibilità è una tassa a favore e non contro il turismo». Lo ha detto l’assessore al turismo Cristina Giachi commentando le dichiarazioni dell’assessore Cristina Scaletti secondo la quale «tassare con un decreto legislativo così vago è stata una scelta sbagliata». «Il decreto non è vago – ha spiegato l’assessore Giachi – gli introiti della tassa o vengono investiti direttamente per migliorare l’accoglienza turistica o, indirettamente, servono per liberare risorse fondamentali per migliorare la qualità della vita in città, quella dei residenti ma anche quella di chi le visita.
I bilanci degli enti locali hanno subito tagli così pesanti che è diventato impossibile mantenere uno standard elevato di servizi per i turisti e i cittadini». «In base alla rilevazione effettuata durante il mese di settembre – ha sottolineato l’assessore al turismo - gli indici provvisori dei prezzi al consumo, nel settore dei servizi ricettivi e della ristorazione, hanno subito un aumento, rispetto al mese precedente pari al 11,9%, per i ‘servizi di alloggio’ e dello 0,4% per quanto riguarda ristoranti, bar e simili. La preoccupazione per la tassa di soggiorno non è coerente con questi aumenti delle tariffe».
«Senza dimenticare – ha aggiunto Cristina Giachi – che questa tassa è presente da anni, e con diversi nomi, nelle principali capitali europee come a New York. I turisti, quindi, sono già abituati a pagarla e sanno bene che la loro presenza nelle città che visitano implica costi che queste ultime devono affrontare». «Sostenere, come è stato fatto e si continua a fare – ha concluso l’assessore Giachi – che la tassa sarebbe un balzello che penalizza ulteriormente la competitività delle città italiane e, in particolare, di Firenze è sbagliato.
Da quando è stata introdotta la tassa di scopo non sembra avare inciso sulla redditività del comparto: nel mese di agosto nella nostra città le presenze sono aumentate del 10,5%, un dato sensibilmente migliore rispetto all’incremento della provincia».