Il Comune di Prato, dopo la Provincia di Pisa, è la seconda amministrazione locale in Italia ad aver intrapreso un iter giudiziario per uscire dall'incubo degli swap, titoli derivati acquistati in passato che rischiano di strozzare l'Amministrazione a causa di enormi costi finanziari. Le due recenti sentenze, del Consiglio di Stato relativamente al caso swap della Provincia di Pisa, e della Corte dei Conti, in merito ai derivati acquistati da Poste Italiane, fanno ben sperare il Comune per poter uscire dal tunnel dei titoli derivati swap, acquistati nel 2002 e rinegoziati sei volte fino al 2006 con scadenza ventennale. L'annuncio è stato dato questa mattina dal sindaco Roberto Cenni che ha incontrato i giornalisti insieme al segretario generale, dott.
Vincenzo Del Regno, dall'ex ragioniere capo dott. Luca Eller Vainicher (oggi consulente), accompagnati dall'avvocato Pasquale Vulcano e dall'avvocato Gaetano Berni, legali incaricati dall'ente. "Il Comune - ha affermato il sindaco - ha applicato tutte le procedure per tutelare gli interessi dell'ente a partire lo scorso 30 dicembre, accantonando senza pagarli 2,8 milioni di euro: quanto avrebbe dovuto versare per la seconda rata 2010 e per le due rate di quest'anno, proprio perché la giunta si è resa conto, una volta entrata in carica ed esaminato il bilancio, che qualcosa di molto grave si stava verificando ai danni dei cittadini pratesi. Di fatto i titoli swap sottoscritti dal Comune nel 2002 con Dexia Crediop Spa erano stati disegnati in modo da portare nelle casse comunali vantaggi nell'ordine di circa 1,4 milioni nei primi due o tre anni e poi comportavano un forte danno negli anni successivi, in conseguenza all'andamento del mercato, con circa 1,8 milioni da pagare ogni anno, più un mark to market, ovvero una penale in caso di rescissione del contratto, di oltre 8 milioni.
Un aspetto questo che avrebbe dovuto far suonare campanelli di allarme nelle passate amministrazioni. I titoli swap erano stati rinegoziati per ben sei volte negli anni successivi, fino ad un'ultima stipula nel 2006 che comportava un impegno dell'Amministrazione per circa 66 milioni in venti anni. Una stima indicativa di quanto l'operazione swap è già costata al Comune, in termini di costi impliciti e di differenziale pagato, è di circa 5 milioni di euro". Il sindaco ha poi sottolineato: "Desta meraviglia che mentre la Provincia di Pisa, una volta resasi conto del pessimo accordo stipulato, ha tentato di uscirne, a Prato l'opposizione di centrosinistra una volta discussa la vicenda in consiglio comunale si è astenuta dal votare l'autotutela dell'ente e non ha così dato pieno appoggio al sindaco che intendeva tutelare i cittadini dal danno che era stato fatto in passato". Cenni ha quindi concluso: "Speriamo che l'indirizzo preso dall'Amministrazione nel tutelare e salvaguardare gli interessi del Comune, che ha trovato nella sentenza del Consiglio di Stato un forte sostegno alle proprie tesi, possa individuare anche in altre sedi di giudizio altrettanto conforto.
Certamente da parte del sindaco ci sarà il massimo impegno per fermare sprechi di risorse pubbliche, perché già la risoluzione di questa vicenda potrebbe risolvere per il 40 per cento il problema dei tagli imposti per il 2012 dalla manovra finanziaria". In definitiva la giunta Cenni, forte delle sentenze di cui sopra, potrebbe arrivare ad una transazione con mark to market pari a zero e alla restituzione di importi che il Comune ha versato a Dexia in eccedenza durante questi anni. Il prossimo 23 novembre si aprirà l'iter istruttorio presso il Tar.