Firenze – La scadenza del 12 giugno sarà onorata: i pagamenti che la Regione deve alle banche per i derivati finanziari che insistono sull’emissione obbligazionaria dei “Galileo bond” del 2002 saranno regolamente saldati. Ma la giunta regionale toscana ha comunque deciso oggi di avviare immediatamente la procedura per l’annullamento in autotutela degli atti che riguardano la sottoscrizione di quei contratti in derivati finanziari, firmati nel maggio di otto anni fa ma su cui solo adesso sono emersi aspetti problematici.
Lo annuncia l’assessore al bilancio e ai tributi, on. Riccardo Nencini. I contratti erano stati stipulati con le banche Merril Lynch, Ubs (oggi Societe Generale) e Deutsche Bank. La giunta ha inoltre deciso di costituirsi nel giudizio presso l’Alta corte di giustizia di Londra, a cui i tre istituti bancari si erano già rivolti a gennaio: utilizzando un difensore inglese e un esperto in derivati. “Se la Regione non si costituisse nel giudizio londinese, le possibilità di un recupero o di una transazion e potrebbero essere vanificate – spiega l’assessore Nencini – e lo scopo della difesa in giudizio a Londra e dell’eventuale costituzione di parte civile nel procedimento penale in corso in Italia è proprio quello di recuperare somme indebitamente erogate.
Ci siamo mossi solo per meglio tutelarci”. Il debito della Regione ammonta a poco più di 1,1 miliardi di euro. Per un terzo è contratto a tasso fisso (che rimane bloccato anche quando i tassi calano), per un terzo a tasso variabile libero di oscillare e per un terzo (430 milioni) a tasso variabile coperto appunto da derivati e quindi “assicurato”. Di questo 267 milioni riguardano i Galileo Bond. I perché della scelta La tesi degli avvocati della Regione è che i contratti siano stati stipulati sulla base di presupposti non correttamente rappresentati dalle banche, che potrebbero anche aver violato in parte al cune norme sull’intermediazione finanziaria.
Sugli swap acquistati dalla pubblica amministrazione (e non solo dalla Regione Toscana) indaga anche la procura. In particolare la Regione motiva l’atto per la presenza di costi impliciti applicati dalle banche e non rilevabili dall’amministrazione, perchè la ristrutturazione del debito allora operata – sempre per quei costi impliciti – non sarebbe stata più economicamente conveniente e per l’inidoneità stessa di quei derivati a garantire quella copertura per cui erano stati stipulati.
I derivati funzionano infatti un po’ come un’assicurazione, che deve proteggere chi accende un mutuo o si indebita quando i tassi crescono. Ma la clausole devono essere chiare ed esplicite, chiaramente. Secondo le stime della Regione e i calcoli dei periti della Procura di Firenze ci sarebbero stati costi impliciti e non rilevabili per almeno 5 milioni di euro. La stessa analisi sar&agra ve; ora fatta sugli altri derivati.