Firenze – “Siamo qui riuniti per avviare, con l’audizione del recentemente nominato Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, meglio conosciuto come ‘garante dei detenuti’, una nostra riflessione sul tema, esplosivo, della situazione delle carceri anche nella nostra regione”. Con queste parole il presidente del’Assemblea toscana Alberto Monaci ha aperto la seduta speciale del Consiglio dedicata alla situazione carceraria. “Una riflessione richiesta anche dallo stesso Presidente Rossi, che fra i primi atti del suo mandato onorò proprio un impegno preso con i detenuti - ha continuato il Presidente - con un piccolo ma significativo intervento teso a migliorare le condizioni di vita nelle celle toscane”, per rispondere al variegato mondo che vive non solo all’interno, ma anche al di qua e al di là delle sbarre.
Quindi, in primis gli stessi detenuti ma anche l’associazionismo di assistenza e tutela, gli operatori della polizia penitenziaria, gli addetti sanitari, gli educatori, i cappellani, “chi insomma è strumento di quel processo di ‘rieducazione del condannato’ cui costituzionalmente deve tendere la pena”. “Processo difficile, se non impossibile, quando le minime condizioni di vivibilità degli spazi e dei luoghi della pena non sono garantite”, ha sottolineato Monaci con dati alla mano.
Al 31 agosto 2011 la Toscana registra un’eccedenza di 1241 detenuti rispetto ai posti letto regolari degli istituti di pena, ovvero il 39,5% in più di quelli che si potrebbero ospitare. Da qui il riferimento all’autorevole intervento svolto nel luglio scorso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha definito “allarmante” il sovraffollamento delle carceri, per non parlare poi dell’“estremo orrore degli ospedali psichiatrici giudiziari”, “situazione che ci umilia in Europa”.
Sulla scia delle parole di Napolitano, Monaci, consapevole che il problema anche toscano delle carceri non può trovare autonoma risposta nelle decisioni regionali, ricadendo la responsabilità sul livello governativo e parlamentare, ha evidenziato che “trova comunque in noi un soggetto istituzionale capace di indirizzare una forte ed autorevole iniziativa di pressione sul livello statale, nonché un’autonomia decisionale in materia di sanità penitenziaria e di assistenza sociale, dentro e fuori il carcere, durante e dopo la detenzione”.Il Presidente ha quindi chiuso il proprio intervento spiegando che “l’incontro odierno è solo il primo passo di una riflessione sulla realtà toscana, che ci darà l’opportunità di rifare il punto sulle carceri “Una relazione sullo stato delle carceri in Toscana non può prescindere dalla situazione particolarmente critica dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Montelupo Fiorentino”.
Parola del garante dei detenuti Alessandro Margara, che in aula consiliare ha richiamato l’attenzione sul superamento del sistema attuale degli Opg, nati come istituti carcerari nell’800, con le stesse strutture e il medesimo personale delle carceri. Un superamento “inevitabile e necessario per far sorgere un sistema di cura e riabilitazione regionalizzato – ha sottolineato Margara – previsto da un Decreto del Presidente del Consiglio del Ministri del 2008” e reso ancora più urgente dall’intervento della Commissione parlamentare di inchiesta, per l’Opg di Montelupo, che ha rilevato lo stato inaccettabile della struttura, disponendo il sequestro di numerose parti.
“Imperativo categorico è chiudere gli Opg, verificando la possibilità di un percorso guidato e progressivo – ha spiegato – che accolga in una parte separabile gli internati toscani e dia tempi certi per l’individuazione di luoghi per gli internati delle altre regioni”. Questi ultimi, nel caso di Montelupo, riguardano Umbria, Liguria e Sardegna. Gli altri istituti, divisi in case circondariali e di reclusione, sono quasi tutti caratterizzati dal sovraffollamento. Solo alcuni dati: in Toscana, al 31 agosto 2011, i detenuti presenti sono 4380 su 3139 posti letto regolari, per una eccedenza di 1241.
Tra questi: 4177 sono uomini e 203 donne. I tossicodipendenti sono 1394: 249 in trattamento e 63 sieropositivi per Hiv. Gli stranieri raggiungono la cifra di 1986. Gli istituti che rappresentano l’indice di sovraffollamento più preoccupante sono Sollicciano a Firenze, con circa un migliaio, quindi Prato, con oltre 700, seguiti rispettivamente da Pistoia, Livorno, Pisa, Lucca, Massa, San Gimignano e Montelupo Fiorentino. I suicidi al 31 agosto sono stati 4 nel 2011, accanto ai numerosi casi di autolesionismo e sciopero della fame, a testimonianza del grande disagio psichico e ambientale che caratterizza gli istituti.
“Una popolazione, quella delle carceri, i cui gruppi pongono alla Regione e agli altri enti occasioni diverse di intervento – ha affermato il garante –. Gli stranieri, per la loro forza lavoro, potrebbero essere ammessi a misure alternative; i tossicodipendenti a programmi terapeutici più massicci; le persone in condizioni sociali critiche a maggiori prese in carico e prospettive di inserimento”. “Rispetto alla realtà delle carceri, ho detto molto poco – ha concluso Margara – ma quando il sovraffollamento arriva a tali dimensioni, gli istituti non funzionano, in tutti i loro aspetti, con complicazioni spesso gravissime”.
Il Consiglio regionale, nelle prossime settimane, approfondirà l’analisi sulla condizione dei penitenziari toscani, dei detenuti e di chi ci lavora, consultando i soggetti interessati e con visite alle strutture. L’assemblea, apprezzando quanto già fatto, impegna inoltre la Giunta regionale a potenziare la sanità penitenziaria. È quanto prevede una risoluzione dei gruppi di maggioranza, primo firmatario Vittorio Bugli (Pd), approvata dal Consiglio regionale al termine della seduta speciale dedicata alla situazione delle carceri in Toscana.
I gruppi Pdl e Lega Nord Toscana si sono astenuti.Nella risoluzione si sottolinea che, per affrontare con efficacia il problema del sovraffollamento, occorrono interventi sull’edilizia carceraria e, soprattutto, sul diritto penale per ridurre i detenuti in attesa di giudizio, specie per reati a basso allarme sociale. Occorrono, inoltre, misure alternative alla pena detentiva, strutture specifiche per le detenute madri, l’aumento degli organici di polizia penitenziaria e, soprattutto, azioni tese alla rieducazione del condannato.
Si è concluso così il dibatto seguito alla relazione del Garante dei detenuti, Alessandro Margara, aperto con l’intervenuto dell’assessore al welfare Salvatore Allocca, che ha ricordato l’impegno della Regione toscana per migliorare, per quanto possibile, le condizioni di vita dei detenuti. Nel 2005 è stata infatti promulgata la prima legge regionale in Italia per la tutela del diritto alla salute dei detenuti che, con il successivo Protocollo di intesa del 2007, ha rappresentato un punto di riferimento per completare il passaggio delle competenze in materia dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale.
“Abbiamo concentrato i nostri sforzi non solo sul terreno del benessere fisico - ha sottolineato l’assessore - ma sul recupero di un equilibrio relazionale, elemento fondamentale per riaprire prospettive di vita e di lavoro”. Un’ambizione che si scontra però con una dura realtà. Secondo un’indagine dell’Osservatorio della salute in carcere, coordinato dall’Agenzia regionale di sanità, il 73% dei detenuti nelle strutture toscane, nonostante un’età media non superiore a 40 anni, risulta affetto da almeno una patologia, più del 23% ha problemi di salute mentale legate al consumo di droga, mentre riappare la tubercolosi in misura 80 volte superiore alla generalità della popolazione, come di 80 volte più elevata è la percentuale di suicidi, nonostante la stretta sorveglianza.
Una realtà sulla quale la Regione è intervenuta per migliorare la strumentazione a disposizione, per l’utilizzo di locali idonei, un aumento del personale infermieristico che, negli ultimi tre anni è passato da 149 a 117 unità. Per il biennio 2011-2012 la Giunta ha inoltre approvato uno stanziamento di 800mila euro per la gestione del rischio clinico, per individuare con tempestività segnali indicatori del rischio di suicidio, la telemedicina, interventi di igiene ambientale e sanificazione dei letti.
“Tanta strada fatta, ma ancora più strada da fare – ha affermato Allocca – per le evidenti questioni logistiche e strutturali, che al sovraffollamento aggiungono degrado, fatiscenza degli edifici, livelli igienico-sanitari non tollerabili, la continua riduzione delle risorse ministeriali già scarse, la carenza endemica di personale”.Dopo il trasferimento delle competenze nel 2008 la Regione e l’Amministrazione penitenziaria regionale hanno messo a punto cinque protocolli di collaborazione, firmati nel gennaio 2010, nei settori più sensibili (salute, sociale, lavoro, formazione, istruzione, edilizia penitenziaria).
Per coordinare e monitorare l’attività previste nei protocolli è stato poi creato un Osservatorio interistituzionale permanente.L’assessore si è quindi soffermato sulla situazione dell’Ospedale giudiziario di Montelupo Fiorentino. La Regione sta individuando le modalità più adeguate per la presa in carico dei pazienti toscani nei dipartimenti di salute mentale e aziendali, in strutture residenziali e in una struttura penitenziaria protetta a custodia attenuata. “Nel corso del 2011 si è registrato un incremento sensibile delle dimissioni dei pazienti le cui condizioni giuridiche lo consentivano – ha dichiarato Allocca – Ma un superamento definitvo non potrà realizzarsi finché non sarà cancellato l’obbrobrio giuridico che deriva dal combinato disposto della non punibilità del reato, ma di fatto dalla punibilità del malato di mente in quanto tale, legata alla pericolosità sociale.
Due residuati del codice Rocco, estraneo ai principi della Costituzione repubblicana”.