Martedì 26 luglio alle ore 21.30, con ingresso libero, sarà presentato il libro di Riccardo Gatteschi “La gabbia dei matti cattivi”: un centinaio di pagine di appunti e testimonianze – spesso divertenti, sempre emozionanti - raccolte dall’autore in dieci anni di volontariato all'Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. All’incontro sansalvino saranno presenti, oltre all’autore, Alessandro Martini, direttore Caritas Firenze - Stefania Matteucci, vicedirettrice OPG Montelupo e alcuni internati che hanno collaborato al libro.
Molte le presenze di rilievo attese nella serata, tra gli altri Alessandro Margara, appena nominato garante regionale per la salute dei detenuti, e Cesare Micheli, già responsabile DSM di San Salvi. Nell’occasione sarà proiettato il video-choc realizzato dalla Commissione Sanità del Senato sullo stato degli ospedali psichiatrici in Italia. Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sostituirono i manicomi criminali a partire dalla metà degli anni settanta. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e per molte sfumature delle vere e proprie carceri.
In Italia ce ne sono ancora sei, che ospitano una stima di 1500-2000 detenuti, nelle città di Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino (Firenze), Aversa (Caserta), Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Gli uomini che vivono in queste strutture sono generalmente persone che non vengono processate in quanto ritenute incapaci di intendere e volere. Questa misura di sicurezza in casi più gravi può arrivare all'internamento, di durata proporzionale alla gravità del reato commesso.
Non essendo gestiti dal Ministero della Sanità gli Ospedali non offrono un’assistenza psicologica continuativa e sufficiente ai detenuti (quattro ore a settimana da dividere tra tutti) e diventano troppo spesso dei luoghi di contenimento. Infatti, i risultati dell’indagine del Dap nel marzo 2001 hanno confermato che circa il 25 per cento degli internati ha commesso reati minori per cui non sussiste la condizione di “pericolosità sociale”. La situazione acquista tinte indecenti se si conoscono le condizioni di vita di queste persone.
Spazi sporchi e angusti, lenzuola luride, muri scrostati dall’umidità, materassi accatastati, bottiglie infilate nei buchi dei bagni alla turca per contrastare la risalita dei topi, internati seminudi sotto l'evidente effetto di forti dosi di psicofarmaci. Ma soprattutto, come mostrato nel video girato per la Commissione d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale, letti che, oltre ad essere arrugginiti, mostrano buchi centrali per le feci in corrispondenza di pozzette di scarico scavate nel pavimento.
Argomento poco trattato dai media, è stato messo in primo piano il 15 luglio da Ignazio Marino, senatore del Pd, che sta coordinando l’ispezione nei sei ospedali psichiatrici giudiziari. Si esprime così: “Una situazione in netta violazione di quanto sancito dalla commissione europea per la Prevenzione della tortura, nessun rispetto per l'identità di una persona e la sua dignità, dall'igiene più elementare al diritto alle terapie. Le medicine trasformate in camicie di forza invisibili che contengono e non curano”.
L’obiettivo della Commissione vorrebbe il ridursi degli Ospedali da sei a tre e in seguito la scomparsa totale di queste strutture che non sono state toccate dalla riforma della legge Basaglia del 1978, rimanendo aggrappate all’antico Codice Rocco (1930). La necessità è splendidamente spiegata dalle parole di un internato ripreso nel video: “Io vengo da un paese in guerra -dice- ma qual è la differenza con il vostro? Questi sono talebani mascherati, mentre quelli dalle mie parti sono veri.
La differenza è che qui ti fanno morire piano.” Nacque ad Aversa nel 1876 il primo manicomio criminale italiano; ben presto questa struttura risultò incapace di sopperire alle esigenze di ospitare i pazzi criminali di tutto il Regno. Occorreva istituire un altro manicomio, magari situato in centro Italia. La scelta cadde sulla Villa Granducale dell'Ambrogiana di Montelupo Fiorentino. Così nel 1886 venne decisa la sua conversione in manicomio criminale, inaugurato il 12 giugno dello stesso anno, allo scopo di accogliere quasi esclusivamente quei detenuti condannati a pena detentiva che manifestavano uno stato di malattia psichica o di intolleranza alla condizione di detenzione e alla disciplina carceraria.
Il fine principale dei manicomi giudiziari consisteva non tanto nella cura dei folli detenuti, ma piuttosto nella loro custodia: la loro pericolosità doveva essere resa innocua a se stessi e alla società. E oggi? Poco è cambiato! Secondo l'attuale disciplina, quando un soggetto autore di un reato viene riconosciuto incapace di intendere e di volere, il giudice deve anche stabilire il grado di pericolosità del soggetto: ciò implica l'applicazione di una misura di sicurezza per necessità di protezione sociale e quindi una restrizione della libertà che ha molto in comune con una vera e propria pena carceraria…e in più senza una scadenza temporale! La rarissima revoca anticipata della misura di sicurezza è quasi sempre su istanza dell'internato; la legge prevede un accertamento a scadenza solo biennale e il soggetto può essere dimesso dopo che una struttura sanitaria o una casa famiglia o… la famiglia d’origine si sia dichiarata disposta ad accoglierlo, assumendo ogni responsabilità! Oggi, a più di un secolo dalla loro fondazione, gli OPG risultano ormai superati, fallimentari rispetto alle finalità di rieducazione, inserimento sociale e di riabilitazione.
Molti ritengono che il loro destino dell'OPG possa consistere esclusivamente nella definitiva soppressione.Ritorniamo a “La gabbia dei matti cattivi”. Dal 1998 Gatteschi, scrittore e giornalista, è direttore della rivista Spiragli, un periodico redatto dagli internati dell’OPG di Montelupo che vi collaborano sia per i testi che per le illustrazioni. Negli oltre dieci anni trascorsi a contatto con questa realtà particolare all’interno dell’Istituto – e anche nelle occasioni nelle quali è stato incaricato dalla Direzione di accompagnare gli internati che ne avevano la facoltà nei permessi all’esterno – Gatteschi ha tenuto un diario di episodi in cui è stato testimone diretto: un quaderno di appunti e personaggi pubblicato dal Centro Editoriale Toscano con il titolo La Gabbia dei matti cattivi. Per ulteriori informazioni sulla serata sansalvina: tel.055-6236195 o e-mail chille_@libero.it.