PRATO – "Ecco come si fa la lotta all’illegalitŕ economica cinese presente nel pratese. Ecco come si puň bloccare il fiume di denaro, frutto di evasione fiscale, che da Prato se ne va in Cina - ha dichiarato Pasquale Petrella Responsabile Dipartimento Cultura IDV Toscana - Il plauso va alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze e alla Guardia di Finanza per la brillante operazione che hanno messo a segno in questi giorni e denominata “Cian Ba” ovvero Diga sul fiume.
Gli investigatori hanno posto i sigilli a 70 aziende e 76 immobili, 183 vetture e 396 conti correnti per un valore complessivo di circa venticinque milioni di euro; cifra comunque destinata a salire. Un lavoro fatto sottotraccia senza quel clamore soprattutto mediatico voluto dalle velleitarie operazioni messe in atto dall’amministrazione di centrodestra che, per gettare fumo negli occhi ai cittadini, negli ultimi due anni, ha portato avanti una politica dagli scarsi risultati nella lotta all’illegalitŕ cinese.
Alla chiusura di una ditta di confezioni in un magazzino artigianale ne ha sempre fatto seguito l’apertura di una nuova in un altro capannone col solo risultato di aver spostato il problema in un’altra zona della cittŕ senza risolverlo. Noi dell’Italia dei Valori lo abbiamo detto fin dall’inizio che per debellare quel tipo di illegalitŕ bisognava controllare l’attivitŕ dei pronto moda dove si crea la ricchezza e dove - la Direzione distrettuale antimafia lo ha dimostrato con questa inchiesta - si produce un fatturato miliardario.
Un fatturato che spessissimo deriva da attivitŕ a nero e con lo sfruttamento della manodopera. Fermando quel fiume di denaro e quell’attivitŕ illecita č inevitabile che si arrivi a fermare anche l’attivitŕ delle piccole confezioni, unico oggetto (o quasi) finora delle squadre interforze concertate col Comune con l’illusoria ambizione di fermare il degrado e l’illegalitŕ prodotti dalla comunitŕ orientale. Confiscando il denaro ed i beni immobili degli evasori orientali si puň senza dubbio riuscire a frenare l’evasione e a far emergere quel distretto parallelo che fino ad oggi ha fatto quello che voleva.
Adesso ci sono nomi degli imprenditori, nomi delle aziende, indirizzi e conti correnti bancari e postali che descrivono una geografia del distretto cinese che se vorrŕ continuare a lavorare bisognerŕ che si metta in regola. I controlli della Dda hanno interessato 318 aziende - non solo di Prato ma anche di Firenze e in altre province della Toscana - sospettate di aver trasferito illecitamente in Cina 238 milioni di euro, per un debito col fisco di 70 milioni. Se la Guardia di Finanza potesse avere piů uomini da dedicare prevalentemente a questo genere di controllo, i risultati sarebbero sicuramente molto piů efficaci e il distretto parallelo sarebbe costretto ad integrarsi nella legalitŕ in via molto piů celere di quanto non stia facendo adesso".