Studiare la silice cristallina durante i processi produttivi per valutarne gli effetti tossici. Si occupa di un inquinante molto diffuso la ricerca - finanziata dalla Regione Toscana e realizzata insieme dalla ASL10, dai Dipartimenti di Chimica e di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, dall’ARPAT e dall’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO) – presentata oggi nel corso di una giornata di studi presso l'Università di Firenze. La silice cristallina è fra le materie prime usate nell’edilizia e nelle cave, nelle fonderie e nell’industria del vetro, nell’industria della ceramica e del cotto, nella sabbiatura e nell’industria orafa, fino ad arrivare all’agricoltura.
Se alterata nella sua struttura chimica-fisica e respirata, può essere causa di patologie gravi, fra cui il cancro. La ricerca scientifica mette a disposizione un innovativo strumento, l'indagine combinata spettroscopica e cristallochimica, per un'approfondita valutazione di tematiche sanitarie ed ambientali, che includono la silice libera cristallina e altri microinquinanti inorganici e che sono state illustrate durante la giornata. “Il nostro ruolo – spiega Maurizio Romanelli, associato di Chimica fisica dell’Ateneo fiorentino, e membro del Comitato organizzatore – è stato quello di individuare quali abbinamenti di tecniche mineralogiche e spettroscopiche consentono di rilevare durante i processi produttivi le alterazioni della silice, che possono essere veicolo di possibili effetti patogeni”. “In parallelo – afferma Fabio Capacci, del Dipartimento Prevenzione della Azienda Sanitaria di Firenze e membro del Comitato organizzatore – dagli Enti a ciò preposti sono state verificate le condizioni di esposizione nei settori lavorativi indagati, ed effettuati interventi per ridurre l’esposizione degli addetti.
Di particolare interesse, quello condotto nel settore dell’edilizia che, per la numerosità degli addetti, rappresenta oggi il settore lavorativo con i maggiori rischi di esposizione a silice libera cristallina e dove più difficile risulta la diffusione di buone pratiche per la protezione dalle polveri.” “La ricerca – conclude Romanelli – rappresenta un’importante tappa della collaborazione fra enti di ricerca e servizio sanitario, ed in particolare fra Regione Toscana e Ateneo fiorentino”. L’indagine, che ha coinvolto ditte di vari comparti lavorativi presenti sul territorio toscano, ha permesso il confronto dei risultati ottenuti da campioni di materiali prelevati ‘in loco’ con quelli di materiali standard, riscontrando, per alcuni settori, una modificazione rilevante delle proprietà della silice, elemento questo che può avere peso nella comprensione dei suoi effetti biologici.
La realizzazione del progetto ha richiesto di sperimentare e mettere a punto procedure di campionamento e metodi innovativi per l’elaborazione dei dati relativi alle polveri aerodisperse. Alcuni risultati del progetto, che è tuttora in svolgimento, sono stati pubblicati nel volume “Silice Libera Cristallina nei luoghi di lavoro” - curato da Fabio Capacci, Franco Carnevale e Francesco Di Benedetto, coordinatore della giornata, ed edito dall’Azienda Sanitaria di Firenze – disponibile online su www.asf.toscana.it/images/download/prevenzione/dp_silice_completo.pdf