“No a una Toscana conservatrice, con la pancia piena e in pantofole”. Di fronte allo scenario drammatico prospettato dalla manovra del governo alle sue ricadute negative sull’economia e la società toscane negli anni a venire, il presidente della Regione Enrico Rossi non ha dubbi. “Ci aspettano tempi duri e difficilli – dice – la crisi non è ; finita e non possiamo aspettare che il vento cambi da solo”. E dal palco della Conferenza regionale della cooperazione promossa dalla Regione per fare il punto sul settore, il presidente avverte che è necessario battere il ferro finchè è caldo, cambiare passo, ripensare con coraggio alle scelte da fare e, soprattutto, farle prima che sia troppo tardi.
Inutile cullarsi nell’illusione della ripresa. “In Toscana, è vero, l’export va bene, cresce anche il turismo, il sistema sanitario tiene e siamo in grado di mantenerlo a questi livelli anche per i prossimi anni. Ma tutto questo non basta. Perchè sappiamo che la ripresa non crea nuova occupazione, che interi settori come l’edilizia non ripartono, che ai 100 mila disoccupati creati dalla crisi se ne aggiungeranno di qui ai prossimi anni altri 50, 60 mila a seguito delle scelte del governo sulla spesa pubblica e che ci sono oltre 30 mila giova ni ai quali è negato l’ingresso nel mercato del lavoro.
Per questo credo che la Regione debba, di qui alla fine dell’anno, concretizzare 4 o 5 idee in grado di innovare profondamente la nostra politica”. In primo luogo, spiega Rossi, si dovranno mobilitare i capitali privati a supporto dei programmi di interesse pubblico che non potranno più contare sui finanziamenti. “Dobbiamo muoverci, pensare in termini innovativi, come sempre nel più rigoroso rispetto dell’ambiente e del paesaggio toscano e dell’equilibrio sociale della regione. Ma non possiamo permetterci di restare fermi in campi come l’energia, le infrastrutture, gli aeroporti, non possiamo rischiare di non fare la terza corsia o potenziare l’aeroporto fiorentino perchè paralizzati dalle diatribe.
Se non realizziamo queste cose non ci sarà possibile dare occupazione e futuro ai giovani e non c’è impatto sociale pi&ugra ve; devastante della mancanza di lavoro”. Urgente, secondo Rossi, anche una riflessione su un modello diverso di fiscalità, su come rilanciare i servizi pubblici, su come favorire e dare certezza agli investimenti privati. In questa prospettiva il presidente Rossi ha sottolineato l’importanza dell’apporto del mondo cooperativo, che ha dimostrato una forte capacità di tenuta, che mette insieme dinamismo economico e valori sociali.
E proprio sul fronte sociale la Toscana è chiamata ad un’altra sfida, quella della costruzione di un modello che garantisca lo stato sociale ma veda anche un diversificato apporto finanziario da parte dei cittadini. Pensare al futuro in termini innovativi quindi. Mentre si continua a lavorare per la ripresa, scommettendo sul manifatturiero e sul rilancio industriale, aiutando la crescita dell’export sui mercati emergenti come Cina e Brasile. Ma senza dimenticare di richiamare t utti alla necessità di rispondere responsabilmente alla vera sfida, che è quella di trovare, tutti insieme, una soluzione originale e innovativa per cambiare il destino di immobilismo che ci riservano le scelte economiche del governo.
E per tornare a crescere. “Se questo sforzo non lo fa la Toscana – osserva Rossi con una punta di orgoglio – non vedo chi altri lo possa fare”.