Il film “Amici Miei. Come tutto ebbe inizio“ sembra inserirsi in quel segmento della commedia all'italiana, definito filone medieval-rinascimentale che ebbe una discreta fortuna negli anni Sessanta regalandoci opere come “L'arcidiavolo” di Ettore scola, “Una vergine per il principe” di Pasquale Campanile e” l'Armata Brancaleone” di Monicelli oltre a una serie di pellicole minori. Il film di Neri Parenti nel titolo e in qualche richiamo, vuole ispirarsi alla saga di “Amici Miei”, ma immaginando le avventure dei cinque spiriti bizzarri e burloni nella Firenze di fine Quattrocento Duccio (Michele Placido), Cecco (Giorgio Panariello), Jacopo (Paolo Hendel), Manfredo (Massimo Ghini) e Filippo (Christian De Sica) sono protagonisti di scherzi e vicende vissute nell’intento di prolungare lo stato felice della giovinezza e fuggire dalle responsabilità della vita adulta. Neanche la peste li fa desistere dalle loro “zingarate”.
Anzi quella drammatica situazione pare la più fertile per agire liberi ed indisturbati e dare seguito ai loro scherzi. Una città spaventata è infatti l’ideale per far cadere dei malcapitati nelle beffe ordite dai cinque amici per esorcizzare la paura della morte. E quando, dopo l’ultima beffa ai danni del legnaiolo ed eroe del calcio in costume Alderighi (Massimo Ceccherini), sembrano scarseggiare le vittime, prendono di mira uno di loro. Così Cecco diventa oggetto di una memorabile bravata dei suoi amici.
Uno scherzo crudele in cui interverrà anche Lorenzo il Magnifico in persona (Alessandro Benvenuti). Questo prequel di Amici Miei si inserisce nel mondo dell’arroganza produttiva. Non si tratta di rifare qualcosa, ma di andare a rivedere pretestuosamente le basi di un racconto che più seriamente di altri è entrato nell’immaginario collettivo, e di fare un prodotto in grado di ottenere successo contando sul film culto. Considerando la scarsa fortuna cinematografica che hanno avuto i prequel di saghe di successo, da Indiana Jones a Star Wars, non siamo particolarmente ottimisti sulla sorte del film di Neri Parenti.
Per non volerci scandalizzare, più di tanto, della “presunta” offesa all'opera di Monicelli, preferiamo considerare l'opera slegata dalla trilogia di Amici Miei, per darne una valutazione, priva di pregiudizi. Il risultato comunque è, non particolarmente positivo. Il film è ben interpretato, la ricostruzione della Firenze quattrocentesca, a parte alcuni evidenti svarioni storici, è abbastanza credibile, ma l'opera non decolla, la trama è scontata, le risate latitano. Mario Monicelli aveva affermato di non essere contrario al fatto che venisse fatto un prequel: ”Purché il film funzioni.
E soprattutto faccia ridere”. E il film non fa ridere anche se il pubblico, stimolato dall'idea di un altro “Amici Miei”, andrà certamente a vederlo e, magari, lo apprezzerà come un “cinepanettone “ storico fuori stagione. Alessandro Lazzeri