I "ritratti dimenticati" di Luca Scarlini

Pittori, musicisti, letterati a Firenze tra ‘700 e ‘900: le storie di personaggi più, o meno, illustri che visitarono la città

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2011 15:22
I

Firenze, 18 febbraio 2011– “Conoscete la primavera di Firenze? Quando sul viale le rose cominciano a germogliare? Quando sui morbidi colli serpeggia il tenero, terso rossore dei frutteti in fiore? Quando primule e gialli narcisi ricoprono d’oro i prati in festa? Oh che bellezza!”. Così scriveva in Dall’Italia Herman Hesse, che soggiornò nella ‘città del giglio’ ai primi del Novecento. Lo scrittore tedesco è solo uno dei tanti artisti e letterati a cui la città rimase nel cuore per la bellezza del paesaggio o delle opere d’arte, per la particolare atmosfera che vi si respirava o per gli incontri che si potevano fare.

A raccogliere le storie di pittori, scultori, poeti e filosofi che visitarono il capoluogo toscano come tappa obbligata dei loro pellegrinaggi è Luca Scarlini, saggista, critico e drammaturgo apprezzato in Italia come all’estero: lo fa nel volume Ritratti dimenticati. Profili di scrittori e artisti a Firenze dal mondo (pp. 80, euro 8,00), l’ultima delle «Non guide» di Mauro Pagliai Editore in libreria da marzo. “Firenze è stato un luogo centrale e insostituibile dei viaggi del Grand Tour dal ‘700 al ‘900”, spiega Scarlini, “e non si contano le persone che ne hanno tratto ispirazione per dipinti e disegni, o che hanno deciso di lasciare testimonianza delle proprie predilezioni”.

Il libro raccoglie le esperienze di ospiti più o meno illustri della città, persone dalle nazionalità più disparate che vi giunsero alla ricerca di se stessi, di una comunità intellettuale, di motivi ispirativi o magari solo di un diverso tenore di vita. Muovendosi su di un duplice piano di lettura, il testo coinvolge e diverte il lettore mediante le immagini più diverse che vengono date della città gigliata, e allo stesso tempo rivela aspetti, vizi e virtù dei suoi protagonisti. Come Oscar Wilde, che visitò la Toscana sulle tracce di Dante Alighieri, o Henry James, che abitò al castello di Vincigliata.

Molti, come Herman Hesse, furono impressionati dalle meraviglie fiorentine, altri furono spaventati dal caos di un centro cosmopolita (“Tram, folla, luci, schioccare di fruste, andiamo via... essa è divenuta una città di stridori!”, scriveva nel 1909 il poeta russo Aleksandr Blok). Il paesaggio delle colline incantò il compositore Ernest Chausson, che soggiornò a Fiesole, dove si recarono anche il poeta inglese Thomas Gray e l’Horace Walpole de Il castello d’Otranto, e a San Domenico, amatissima dalla narratrice tedesco-toscana Isolde Kurtz.

Grande fu anche il fascino esercitato dal centro storico e da luoghi come gli Uffizi, che riuscirono a irretire il musicista Felix Mendelssohn (trascorreva ore ad ammirare i busti medicei del cortile o gli autoritratti), così come a spaventare il filosofo francese Hippolyte Taine: “che dire di una galleria che contiene milletrecento quadri? Per conto mio vi rinunzio”. Gherardo Del Lungo

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza