A Pitti Uomo si è percepito ottimismo e voglia di ripartire, c’è stata grandissima qualità e contenuti di ricerca nelle collezioni, negli allestimenti, negli eventi proposti, dentro e fuori alla Fortezza da Basso: lo hanno detto sia i compratori sia gli espositori. Innanzitutto si è confermata ampiamente l’alta qualità delle presenze dei compratori: tutti i migliori negozi sono stati presenti, senza eccezione, dai concept stores alla grande distribuzione di alto livello.
E tra gli espositori, che hanno lavorato a pieno ritmo in tutti e quattro i giorni della rassegna, hanno destato molto interesse i compratori provenienti dai nuovi mercati. I dati sull’affluenza fanno prevedere un aumento significativo dei buyer esteri (a quota +9%), provenienti da un centinaio di paesi. La cifra complessiva dei visitatori di questa edizione di Pitti Uomo dovrebbe attestarsi più o meno sugli stessi livelli della scorsa edizione: circa 23.200 i compratori – di cui quasi 7.700 esteri, per un totale di oltre 30.000 visitatori. Nelle performance dei mercati esteri si conferma in testa la Germania, in crescita a doppia cifra i buyer da Giappone (+23%), Spagna (+17%), Gran Bretagna (+27%), Francia (+11%), Turchia (+20 %), Corea del Sud (+24%) e Russia (+40%), in crescita anche i numeri dal Brasile, dai paesi dell’area Mediorientale, e da un po’ tutti i mercati emergenti.
Dagli Stati Uniti è arrivato quasi lo stesso numero di negozi (e un po’ meno persone), la Cina è stabile, così come l’India. Anche la presenza dei compratori italiani è stata valutata molto positivamente dalle aziende, nonostante il lieve calo. Occorre considerare infatti che il commercio italiano, soprattutto il piccolo dettaglio, anche nel corso del 2010 ha visto ridursi notevolmente il numero dei punti vendita, mentre i nostri consumi interni, come tutti sanno, sono ancora piuttosto deboli.