Figlio del noto batterista Gilbert Robbins - membro della folk band anni '60 The Highwaymen - Tim Robbins ha inseguito fin da bambino il sogno di poter diventare una rockstar. Lo fa poco più che cinquantenne, con il primo album “Tim Robbins and the Rogues Gallery Band”, che è anche il nome del suo gruppo. Il disco esce in concomitanza con il tour che lo porterà mercoledì 12 ottobre sul palco del Cinema Teatro Odeon di Firenze (biglietti 20/15 euro – prevendite www.boxoffice.it e www.ticketone.it), evento anteprima del Festival della Creatività (a Firenze dal 21 al 24 ottobre). Il concerto è il primo di una serie di eventi musicali e performativi che troveranno casa almeno una volta al mese a Odeon Firenze a partire da questo autunno.
Gli ultimi lavori di adeguamento realizzati all'Odeon da FST-Mediateca Toscana Film Commission hanno infatti reso la storica e bellissima sala fiorentina - che in passato ha ospitato nomi illustri come Louis Armstrong e Ella Fitzgerald - di nuovo agibile agli spettacoli musicali. Tim Robbins ha sempre coltivato una passione per la musica, ma mai a livello professionale. Nel 1992, al debutto alla regia con “Bob Roberts” - film in cui interpreta la parte di un candidato senatore con il pallino del folk – si parlò di un suo possibile coinvolgimento nella realizzazione della colonna sonora.
Ma non se ne fece niente. “Ho troppo rispetto per la musica - spiega Tim Robbins - per far uscire qualcosa di poco genuino. Ho voluto capire la mia voce e quale tipo di storie volessi raccontare. Adesso sono pronto”. L’album propone nove tracce intrise di folk americano e atmosfere gipsy, soggetti ed emozioni che scoprono una vera verve narrativa ed una profondità musicale assolutamente straordinarie: canzoni d'amore (“You’re My Dare”), malinconiche (“Toledo Girl”), spirituali (“Book Of Josie”), di pericolo (“Crush On You”) e di lotte sociali (“Lightning Calls”, un elogio a Nelson Mandela).
Non manca neanche “Dreams”, il primo, dolce e mercuriale brano composto da Robbin a 24 anni. Special guest in studio Joan As A Police Woman, che ha collaborato alla registrazione del brano “Moment In The Sun”. Prodotto da uno dei maggiori produttori del genere, Hal Willner, il disco riassume tutti i segni della sua creatività. Che si tratti di recitare, scrivere o dirigere un film, Tim Robbins è sempre stato, in fondo, uno story-tellers. “Ho scritto canzoni per tutta la vita.
Ma non voglio approfittare della mia fama per trasformarmi ad un tratto in una star del rock’n’roll. Mi sentirei in malafede. Per me, la musica migliore è quella che viene dal profondo, da chi sente l’esigenza di raccontare una storia. Quando in passato si è presentata l’opportunità di fare un album, non me la sono sentita” spiega l'attore-regista-musicista. La musica è nel dna dell’artista americano. La foto sul retro copertina mostra un giovanissimo Robbins (otto anni) mentre imbraccia una chitarra nella cucina del famoso Gaslight Club di New York, dove andava a vedere i concerti del padre: “Il primo desiderio di fare spettacolo viene proprio da lì, quando vedevo il pubblico cantare e partecipare agli show.
Quello è il rapporto che ho cercato per tutta la vita, l'alchimia tra performer e platea” aggiunge Tim Robbins. I suoi gusti si sono evoluti nel tempo da un folk-roots ad un sound più cantautorale e moderno, attraverso l’ascolto di big come Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tom Waits, Leonard Cohen, Steve Earle, Johnny Cash... Non manca una giovanile infatuazione per la scena punk (Clash, X, Fear, Black Flag) che ha coinciso con il suo ingresso nel mondo del cinema: “Sarebbe stato stupido non approfittare della straordinaria opportunità che mi si era presentata, così...
ingoiai il mio orgoglio punk-rock”. Ma attraverso i lunghi anni di carriera cinematografica Robbins ha sempre portato con sé una chitarra. “Alle 2 di notte, non puoi tornartene a casa a metterti a recitare. Ma puoi metterti a scrivere una canzone! La maggior parte del materiale racconta esperienze che ho avuto, persone che ho incontrato...”.