La Passione è un film leggero e divertente che aggiunge un nuovo capitolo alla carriera di un regista felicemente minimalista quale Carlo Mazzacurati. La storia ci parla del blocco creativo del regista Gianni Dubois che non gira un film da cinque anni ed è sollecitato dal suo agente a trovare un’idea al più presto per iniziare di nuovo a lavorare. Un contrattempo lo allontana dall’abulia e lo porta a lasciare Roma per un paesino della Toscana dove a causa di un guasto nei tubi della sua casa, il dipinto antico della chiesa adiacente sta per deteriorarsi del tutto .Gianni pensa di risolvere il problema al più presto ma il sindaco della città minaccia di denunciarlo alle “Belle Arti” a meno che non accetti di dirigere la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo per il venerdì Santo.
Dubois in qualche modo sospenderà il blocco creativo per dedicarsi all'allestimento di questo spettacolo che sarà più difficile del previsto. La storia è l'occasione per Mazzacurati di un'immersione in quella provincia profonda che costituisce per il regista, come in altre sue opere, il territorio dove fare emergere quella realtà delle piccole cose, che riesce a narrare con leggerezza e ironia. I personaggi sono grotteschi, ma veri. Silvio Orlando interpreta al meglio il ruolo del regista in crisi, con quel suo modo di dare realtà all'ennesimo personaggio di “sfigato”.
Da segnalare le interpretazioni di Cristina Capotondi nel ruolo dell'attrice nota per l'ennesima fiction televisiva, di Corrado Guzzanti nella caricatura di un attore di provincia, di Stefania Sandrelli, sindaco del paese di Fiorano e soprattutto di un grande Giuseppe Battiston nel ruolo di un aiuto regista con qualche problema con la giustizia. In questo film Carlo Mazzacurati fotografa il piccolo mondo di una cittadina toscana, evidenziando una visione realistica della provincia italiana, dove tra egoismi e rivalità, tra gag e situazioni grottesche, emergono i valori di una piccola comunità che, nell'aspirazione a creare uno spettacolo collettivo per il venerdì Santo, e nella ritualità di questo evento, trova un senso di appartenenza, che sembra fornire un positivo impulso anche al regista Dubois, che troverà, probabilmente, lo spunto per tornare ad essere creativo. di Alessandro Lazzeri