Firenze– Dopo le conclusioni del presidente della Giunta regionale, Enrico Rossi, il Consiglio ha approvato a maggioranza, con i voti dei gruppi del Centrosinistra e del gruppo Misto, la contrarietà di quelli del Centrodestra, una risoluzione con cui l’Assemblea toscana impegna l’Esecutivo ad intraprendere “ogni azione utile verso il Governo nazionale affinché si rivedano i tagli alle Regioni e agli Enti locali nonché le ripercussioni di questi in materia di tetti di spesa e per la revisione delle impostazioni del patto di stabilità”.
La risoluzione, collegata al dibattito svolto in Aula, era sottoscritta da Pd, Idv, Fds-Verdi e Misto attraverso i propri capigruppo. Essa ha avuto il via libera senza un ulteriore e specifico dibattito nel momento in cui è stata posta in votazione. Tutte respinte, invece, le sei risoluzioni presentate dai raggruppamenti del Centrodestra e dall’Udc, anche se con tipologie di voto differenti. La risoluzione approvata chiede di proseguire con forza “l’azione di riorganizzazione del sistema regionale” e “l’azione di intervento verso l’economia affiancando alle positive e consolidate azioni contenute nei provvedimenti di emergenza economica, di intervento nelle situazioni di crisi e di finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, le azioni previste per contrastare i fenomeni di deindustrializzazione”.
Inoltre il Consiglio chiede alla Giunta di “confermare la scelta contenuta nel documento di ritenere fondamentali per la ripresa e la coesione sociale i trasferimenti all’istruzione, allo sviluppo del mercato del lavoro e delle imprese giovanili, alle politiche sociali” ed a “rafforzare gli strumenti di programmazione, monitoraggio e controllo per massimizzare l’efficacia dell’intervento pubblico regionale” e “garantire la sua applicazione secondo il principio di corretta redistribuzione territoriale” nonché “agire in sinergia con gli Enti locali per garantire strumenti che garantiscano l’equità nell’accesso ai servizi sociali” ed a “procedere speditamente con il processo di riorganizzazione dei servizi pubblici locali”.
L’unica risoluzione su cui si è avuto un ulteriore dibattito è stata quella presentata dal Pdl, con primo firmatario Alessandro Antichi, relativamente ai servizi pubblici e al commissariamento degli Ato, gli Ambiti territoriali ottimali. Il consigliere Antichi ha chiesto di accompagnare la nomina dei commissari con una riforma e di migliorare il sistema dei servizi pubblici, auspicando che il Consiglio eserciti maggiore controllo e un ruolo di effettivo indirizzo. Il capogruppo del Pd, Vittorio Bugli, ha annunciato il voto di astensione su questa risoluzione, ma si è detto disposto a “discutere insieme alle opposizioni di quanto proposto”, invitando il Pdl a ritirarla.
Ma Roberto Benedetti, intervenendo come consigliere del Pdl, ha precisato che “ormai non è più possibile ritirare la risoluzione in quanto ciò impedirebbe di discuterla in concertazione” anche se ha precisato di “apprezzare molto l’apertura di Bugli”. La risoluzione è stata respinta senza voti contrari, ma con l’astensione del Centrosinistra che ha vanificato il voto favorevole dei gruppi del Centrodestra. Tutte respinte, invece, le altre cinque risoluzioni. Una, presentata da Pdl e Lega Nord, chiedeva alla Giunta di “tenere in attenta considerazione” le proposte formulate dall’opposizione consiliare attraverso gli atti di indirizzo presentati nel corso della discussione sul Dpef 2011.
Tale risoluzione, da ritenersi di impianto generale rispetto a quanto proposto dai consiglieri del Centrodestra in Aula, ha incassato i voti contrari del Centrosinistra, quelli favorevoli del Centrosinistra e l’astensione del gruppo Misto. Due risoluzioni presentate dall’Udc sono state respinte con i voti del gruppo stesso e l’astensione di tutti gli altri. Gli argomenti di queste erano le misure a sostegno dei giovani e della famiglia e il trasporto pubblico locale. Due, infine, erano della Lega Nord e riguardavano la nomina dei commissari delle Ato e la revisione dei parametri Ise.
A favore hanno votato i gruppi del Centrodestra, contro tutti gli altri. “Quella toscana non è più una società stabile, ma è in forte cambiamento. Questo bilancio continuista rischia di essere un passo indietro. E’ un bilancio ragionieristico, che non rispecchia la società che muta”. Lo ha dichiarato Paolo Enrico Ammirati (PdL), secondo il quale è necessario “rompere il sistema tipico della Toscana in cui, si dà qualcosa a tutti, tutti si mettono a sedere e si determina una politica pigra”.
Viceversa “bisogna scegliere, individuare progetti e su quelli concentrare gli sforzi”. “Questa è una regione – ha aggiunto Ammirati - il cui grande senso di solidarietà sociale oggi rischia di essere minato dalla diffusa percezione di insicurezza sociale. Su questo non vedo impegni”. Secondo Marina Staccioli (Lega Nord) “il Nord è stata l’area geografica più colpita dalla crisi, ma il cui mercato del lavoro ha retto meglio che in Toscana”. A suo parere gli interventi della Regione in materia “sono sempre all’insegna del rattoppo e mai della prevenzione”: “I finanziamenti alle imprese devono smettere di essere ingessati solo su progetti e relazioni tecniche – ha dichiarato – Dobbiamo prendere in considerazione anche lo stato di salute e la solidità aziendali, l’attaccamento al territorio dimostrato negli anni: le Pmi toscane vengono prima delle multinazionali straniere”.
“Se esiste un clima di incertezza sul federalismo – ha concluso - non è certo a causa dell’asse PdL-Lega, ma di chi fa dell’antiberlusconismo l’unico programma di governo, senza guardare alle esigenze del Paese”. Secondo Marco Ruggeri (Pd) la Toscana ha deciso di accettare la sfida lanciata dal Governo, che taglia risorse a Regioni ed Enti locali. “Vedremo che cosa riuscirà a tagliare nella burocrazia – ha osservato – e quali servizi lo Stato sarà in grado di garantire”.
A suo parere, però, siamo di fronte ad una “manovra preoccupante”, che vede ad esempio un taglio di 20 milioni sull’edilizia residenziale pubblica: “una scelta non da poco per le tradizioni della nostra regione”. Una manovra che, con la riduzione delle risorse, impone di superare “una cultura di campanilismo”, ma che rischia di determinare effetti recessivi: “Sarà possibile una ripresa con queste scelte? – si è chiesto - Per cambiare il sistema produttivo toscano occorre l’intervento pubblico”. Il portavoce dell’opposizione, Stefania Fuscagni, ha rilevato che la Giunta ripropone una critica ripetitiva alla manovra economica e finanziaria del Governo, alla quale contrappone la propria capacità di correzione.
“Occorre alternanza e discontinuità” ha affermato, sottolineando in particolare la necessità di rivedere gli strumenti della programmazione e le modalità della concertazione in termini di efficacia e trasparenza. Fuscagni ha quindi osservato che il contesto internazionale impone alle imprese toscane di ripensare profondamente la propria struttura, ma che “all’urgenza si risponde con la proroga dei piani di settore di un anno”. A suo parere, inoltre, l’Osservatorio proposto sul federalismo fiscale deve vedere la partecipazione del Consiglio. L’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini è intervenuta sul servizio idrico integrato, precisando che, in un quadro normativo nazionale ancora non precisato, anche le altre Regioni hanno compiuto scelte interlocutorie.
“La Toscana ha deciso una riforma in due tempi: commissari e nuova legge di settore – ha affermato – La scelta dei commissari era obbligata per garantire la continuità della gestione”. In questa prospettiva l’assessore ha precisato che i commissari saranno figure tecniche, ma in costante rapporto con l’assemblea dei sindaci, mentre la nuova legge di settore dovrà sciogliere due nodi fondamentali: superamento del doppio ruolo controllore/controllato e chiara determinazione delle tariffe, sotto il controllo di un’Autorità terza.
“Il settore ha bisogno di investimenti che non sono alla nostra portata – ha dichiarato – Essi non possono ricadere nelle sole tasche dei cittadini. Occorre una gestione imprenditoriale, non basta l’ingresso nel capitale sociale”. Bramerini ha quindi sottolineato che la Toscana rischia di diventare “terra di conquista”, perché le sue aziende sono state incapaci di aggregarsi e diventare competitive.( “Il documento preliminare presentato dal presidente Rossi è decisamente apprezzabile per il taglio consapevole e per le scelte che ne stanno alla base”.
Lo sostiene Lucia Matergi (Pd), parlando di atto che delinea precise azioni di contenimento della spesa, secondo una logica di riassetto e rilancio di alcuni settori cardine del progetto di governo, senza che il risparmio porti a perdita di sviluppo. In un percorso che guarda ad una “nuova governance regionale” e che si pone nel solco di un impegno già assunto dalla precedente giunta, come dimostra la riduzione del numero degli assessori. “Accanto alla denuncia dei tagli c’è la precisa volontà del governo regionale – ha concluso la consigliera – che non rinuncia al rilancio, unica via per continuare a disegnare il futuro”. Per Marco Manneschi (Idv) il documento deve essere approvato e l’Idv lo voterà con convinzione: “Non si può giocare a ping-pong ma occorre vedere come stanno realmente le cose – ha affermato – non possiamo lasciare sola la maggioranza a dire che la manovra del Governo è iniqua e ingiusta, tutte le regioni devono fare fronte comune per impedire che la situazione venutasi a creare non imponga eccessivi sacrifici ai cittadini”.
Il consigliere ha inoltre invitato i colleghi ad approfondire i dati: “Non siamo né Catania né Roma, quindi la sostanziale sobrietà tenuta dalla Toscana è argomento fragile per dire che la responsabilità dei conti senza controllo è uguale per tutti”. Gianluca Lazzeri (Lega nord) ha invitato a capire la manovra del Governo: 25 miliardi, ovvero molto meno nei confronti di tagli attuati da altri paesi in crisi dell’euro-zona. “Dobbiamo renderci conto che rischiamo di togliere futuro alle future generazioni – ha affermato – bando allora alla demagogia e sì ad un percorso virtuoso per tutti”.
“Il discorso è un altro – ha continuato – tagli e sacrifici nella nostra regione arrivano in un contesto dove si pensa ancora ad un paese di bengodi, che invece non c’è più”. “Il problema in Toscana è fare andare avanti gli interventi e gli investimenti già in essere”, ha concluso portando ad esempio i cantieri dei nuovi ospedali e annunciando il voto contrario della Lega nord al documento. “Il paese ha perso il senso istituzionale, la bussola è partita e si è quindi aperta la porta di uno zoo dove sono usciti tutti”.
Con questa metafora Pieraldo Ciucchi (Gruppo misto) ha dato il “la” al proprio intervento, parlando delle difficoltà a spiegare cosa è realmente successo, “ma occorre capire se in Toscana c’è visione e senso della missione con cui affrontare le sfide e le problematiche del tempo che viviamo”. E secondo Ciucchi gli atti e i provvedimenti, contestualizzati nel segno di una sfida di tenuta sociale e di rilancio dell’economia, parlano di un governo toscano profondamente riformato: “Su questa strada ci siamo impegnati – ha concluso – e non possiamo tornare indietro”. Per Dario Locci (Lega nord) “il documento è un elenco di buoni propositi e proposte per razionalizzare la spesa e si coglie il tentativo di questa maggioranza di smarcarsi dalle precedenti legislature, arrivando quasi a improvvisare una sorta di opposizione a se stessa”.
Da qui la riflessione: “la stessa sobrietà nella finanza che si dice oggi di voler attuare doveva essere stata fatta anche in passato, per evitare di ritrovarsi così”. E invitando a presentare i dati in maniera onesta, elencando “inesattezze” e “bugie” del documento, Locci ha annunciato il voto contrario. Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Gambetta Vianna (Lega nord): “il nostro voto contrario è determinato dal fatto che non possiamo non rilevare che i risparmi delle spese di funzionamento sono insufficienti e frutto di un approccio timido e poco incisivo”.
Per il consigliere occorre avere più coraggio nell’individuare quei centri di costo da ridurre o addirittura dismettere perché spesso inutili o inefficaci a raggiungere gli scopi. Solo un esempio in ambito sanitario: “è arrivato il momento di dismettere le costose e inutili Società della Salute”. Gambetta Vianna ha concluso dichiarando la disponibilità della Lega nord a confrontarsi anche con questa maggioranza, in caso di palese volontà di individuare i centri da eliminare.