Firenze, 4 ottobre 2010– Parlare di San Salvi, a 150 anni dall’apertura del manicomio, non è soltanto parlare di malattia mentale, ma è parlare di una città nella città: e ripercorrere la storia della compagnia Chille de la Balanza, che a San Salvi ha sempre operato, è come intessere una tela dove si intrecciano arte e medicina, genio e follia, dolore e speranza. “Tutte le follie finiscono poi per produrre idee di grandissima portata creativa, pensieri fino a poco tempo fa irrealizzabili o incomprensibili che con il tempo prendono forma.
Trovo estremamente significativa, oltre che suggestiva, l’idea che quest’area possa diventare uno spazio vivo della città, senza tuttavia smarrire la sua identità e la sua storia”. Così si esprimeva Dario Nardella, oggi vice sindaco di Firenze, all’apertura del forum organizzato nel 2009 a San Salvi dove personalità in campo politico, sanitario, artistico si confrontavano sull’esperienza ‘sansalvina’. Gli atti di quel convegno sono oggi pubblicati da Polistampa in un volume dal titolo I tetti rossi: San Salvi da manicomio a Libera Repubblica delle Arti (pp.
112, euro 18). Il libro, fortemente voluto dall’attore e regista Claudio Ascoli dei Chille e realizzato col contributo della Regione Toscana, è prima di tutto una testimonianza del percorso che la compagnia teatrale ha realizzato dal 1997 in poi a San Salvi, contribuendo di fatto a farne un luogo ritrovato per la città e per i suoi abitanti. Il progetto dei Chille, finalizzato a trasformare una struttura di costrizione e dolore in un laboratorio di proposte, produzione artistica e iniziative culturali, ha allargato nel tempo i propri confini arrivando a coinvolgere spazi sempre più ampi non solo nel complesso dell’ex manicomio, ma dentro l’anima profonda della città.
Sfogliando le pagine del libro e leggendo gli interventi, si entra in contatto con temi diversi: dalla storia della medicina, con particolare riferimento alla rivoluzione della legge Basaglia del 1978 (che di fatto abolì i manicomi), a quella del teatro, da argomenti più strettamente architettonici e urbanistici a tematiche sociali e culturali. Il tutto orientato ad una finalità comune: che San Salvi diventi un luogo sempre più vivo e capace di coinvolgere, stimolare, valorizzare, recuperare, conservare.
È proprio questo il senso di questa “Libera Repubblica delle Arti e delle Culture”, come la definisce Claudio Ascoli: “favorire un dibattito comune, stimolare una consapevolezza diffusa del valore di San Salvi nella sua memoria storica, non tanto e non solo per il recupero del passato, quanto per incrementare il senso del presente”. La pubblicazione sarà presentata giovedì 28 ottobre negli spazi dei Chille de la Balanza (via di San Salvi, 12). Come per il forum del 2009, ad accompagnare Ascoli saranno personalità provenienti da diversi campi della scienza, dell’arte e della cultura, preceduti dai saluti di Cristina Scaletti, Enrico Rossi, Dario Nardella, Gianluca Paolucci, Gianni Varrasi e Andrea Caneschi. Chille costretti piacevolmente a repliche su repliche! Parliamo di “C’era una volta il manicomio”, la nuova passeggiata nell’ex-città manicomio di e con Claudio Ascoli, di nuovo in scena giovedì 7 e venerdì 8 ottobre ore 21…con due prevedibili “tutto esaurito”.
Uno spettacolo, la cui prima edizione nacque oltre dieci anni fa, e che a tutt’oggi ha accumulato quasi 500 repliche e 25.000 spettatori, oltre a film-video, libri, saggi, tesi di laurea, dottorati di ricerca. “C’era una volta…” è un vero e proprio viaggio che vive di vuoti, di silenzi, di assenze e di cose invisibili. È un percorso umano che non si conclude alla fine della passeggiata, ma che ha inizio proprio in quel momento, quando ciascuno torna a casa, nel buio. Pieni sono i vuoti dei corridoi e delle stanze, nero il bianco delle pareti che ha cancellato i graffiti e i disegni dei “matti”, assordante il silenzio nelle stanze a quattro volte che impedivano la comunicazione e in cui venivano rinchiuse anche ragazze-madri con i loro figli.
Il viaggio, tutto introspettivo, si nutre di stranezze, di paradossi che capovolgono la logica e l’ordine, quei due concetti-chiave con cui gli psichiatri e gli architetti hanno costruito i manicomi. Così, in nome dell’ordine, della logica, della normalità sono stati rinchiusi – spesso arbitrariamente - dissidenti politici, omosessuali, ipocondriaci, depressi, poeti, nevrastenici, donne, uomini, persino bambini. Due ore e mezza di parole, immagini, suoni…in cui Ascoli narra, affabula, diverte e fa riflettere percorrendo e ripercorrendo in lungo e in largo il vecchio manicomio.
Scorrono così foto di Carla Cerati, interviste con matti, psichiatri, infermieri, filmini super 8 delle prime feste nei lager manicomiali. L’attore-regista dei Chille legge lettere mai spedite in cui un matto chiede l’intervento dell’Armata rossa per distruggere il reparto in cui è rinchiuso, o gioca surrealmente, visitando i luoghi abbandonati o appena ristrutturati del manicomio fiorentino; invita alla costituzione di un nuovo movimento politico di sinistra-centro-destra (FSSNFDLCA. Forza San Salvi nel futuro della libertà…con amore), chiede provocatoriamente di tagliare tutti gli alberi, di eliminare il parco per creare una new town dove una volta vivevano i matti, recuperando il legname per le bare di quanti moriranno nel quartiere per mancanza di ossigeno.
Il lungo gioco itinerante inizia festoso; ben presto, però, ci si accorge che il manicomio è oggi dovunque, che tutti noi forse “non siamo più considerate persone”. E allora? Oggi che tutta la nostra società è spaventosamente istituzionalizzata, forse occorrerebbe per tutti una nuova legge Basaglia…mentre chi più chi meno vorrebbe abolire quella esistente o almeno cambiarla. Intanto le aree degli ex-manicomi diventano alberghi a 5 stelle come a Volterra, e la memoria? L’ingresso a “C’era una volta…il manicomio” ha un costo simbolico di soli 5 euro, ma i posti sono limitatissimi e come sempre rapidamente esauriti: si raccomanda perciò una tempestiva prenotazione.