I bambini affetti da sclerosi multipla sono soggetti ad un chiaro peggioramento delle funzioni cognitive rispetto a una sostanziale stabilità clinica sotto il profilo delle funzioni motorie. Hanno, quindi, maggiori probabilità di avere basso quoziente intellettivo, problemi di memoria, di attenzione e di altre funzioni cognitive come il linguaggio, con impatto negativo sul rendimento scolastico e sulle attività sociali. Sono le conclusioni della ricerca pubblicata martedì 28 settembre su “Neurology” (la rivista medica della American Academy of Neurology) condotta dal team di Maria Pia Amato, professore associato di Neurologia presso l’Università di Firenze e responsabile del Settore Sclerosi Multipla della SOD Neurologia I dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze.
Per questo studio Maria Pia Amato ha coordinato 11 tra i più importanti centri per la sclerosi multipla in Italia. La ricerca fa seguito ad una precedente pubblicazione, uscita due anni fa sempre su “Neurology”, che evidenziava un aspetto finora non conosciuto della sclerosi multipla infantile, la capacità di colpire oltre alle funzioni motorie anche le funzioni intellettive, tra cui il linguaggio, in genere risparmiato nell'adulto. Ora lo stesso gruppo di ricercatori pubblica il risultato del controllo a due anni di distanza: 63 bambini e adolescenti con sclerosi multipla sono stati confrontati, dal punto di vista neuropsicologico, con 50 coetanei sani e il paragone ha messo in evidenza una dissociazione tra la progressione della disabilità più propriamente fisica, che è stata minima nei 2 anni, e l’incremento della disabilità cognitiva, che ha coinvolto invece la maggior parte dei pazienti, il 75%. “Siamo abituati a pensare – afferma Maria Pia Amato - che, nell’età evolutiva, la plasticità cerebrale e le capacità di recupero siano più efficienti rispetto all’età adulta.
Lo studio suggerisce invece che la plasticità di un sistema nervoso centrale ancora immaturo e in fase di sviluppo possa non essere sufficiente a compensare il danno anatomico prodotto dalla malattia”. La sclerosi multipla, che si manifesta durante l’infanzia e l’adolescenza nel 2-5% dei casi, generalmente insorge in età adulta in cui, al contrario di quanto osservato nell’età evolutiva, i deficit cognitivi, presenti in circa la metà dei casi, pur con grande variabilità inter-individuale, sono generalmente lievi e tendono a evolvere in un lungo arco temporale. I risultati dello studio, la cui portata innovativa viene sottolineata in un editoriale dello stesso “Neurology”, aprono una nuova prospettiva nella gestione della sclerosi multipla pediatrica.
“Naturalmente solo studi a più lungo termine saranno in grado di stabilire l’esito definitivo – afferma Amato - abbiamo già programmato un’ulteriore estensione della ricerca. Questi risultati, comunque, suggeriscono nella pratica clinica la necessità di una maggiore attenzione alle funzioni cognitive, anche quando la malattia sembra essere in fase di stabilizzazione, al fine di orientare le strategie di ‘counseling’ e riabilitazione e le scelte terapeutiche”. Maria Pia Amato è stata invitata a tenere un corso di formazione e aggiornamento sulla sclerosi multipla pediatrica durante il più importante congresso internazionale del settore (ECTRIMS Congress) a Goteborg in Svezia dal 12 al 16 ottobre 2010.