I test cognitivi possono predire l’evoluzione della Sclerosi Multipla benigna

Un gruppo di ricerca toscano ha focalizzato l’attenzione sulle forme di sclerosi multipla a evoluzione più favorevole, attualmente definite come “sclerosi multipla benigna” raggiungendo importanti risultati che sono stati pubblicati su Neurology.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 luglio 2009 19:27
I test cognitivi possono predire l’evoluzione della Sclerosi Multipla benigna

I test cognitivi e la risonanza magnetica (Rm) possono aiutare chi è affetto da sclerosi multipla inattiva o benigna a predire meglio il futuro sviluppo della malattia. Un gruppo di ricerca toscano ha focalizzato l’attenzione sulle forme di sclerosi multipla a evoluzione più favorevole, attualmente definite come “sclerosi multipla benigna” – in cui a un lungo decorso corrisponde una sostanziale assenza di disabilità neurologica – raggiungendo importanti risultati relativamente alla caratterizzazione clinica e di risonanza magnetica e al rischio di progressione di malattia.

I risultati dello studio – coordinato da Maria Pia Amato, docente al Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell’ateneo fiorentino, e, per gli aspetti di risonanza magnetica, da Nicola De Stefano, docente al Dipartimento di Scienze neurologiche e del comportamento dell’Università di Siena - sono stati pubblicati su Neurology, rivista dell’American Academy of Neurology, una delle pubblicazioni più importanti in ambito neurologico a livello internazionale. Nello studio 63 pazienti con sclerosi multipla benigna (con durata di malattia di 15 o più anni e disabilità minima) sono stati indagati con l’esecuzione di una batteria di test cognitivi, una risonanza magnetica e sono stati seguiti per un follow-up medio di 5 anni.

La valutazione cognitiva comprendeva un totale di 10 test su memoria verbale e spaziale, attenzione, concentrazione e velocità di elaborazione delle informazioni. La risonanza magnetica indagava il volume lesionale associato alla malattia a livello encefalico e i volumi cerebrali dei pazienti. Dallo studio è emerso che circa il 30% delle persone con sclerosi multipla benigna è peggiorato significativamente nel corso dei cinque anni. I soggetti che avevano sbagliato più di due test cognitivi avevano un rischio di progressione della malattia significativamente più alto rispetto a chi sbagliava uno o nessun test.

Tale rischio era, inoltre, più elevato nei pazienti di sesso maschile, e nei soggetti con un carico lesionale maggiore alla risonanza magnetica. “I nostri risultati dimostrano che il sesso, lo stato cognitivo e il volume lesionale encefalico sono fattori importanti per predire il rischio di progressione della sclerosi multipla benigna” afferma Maria Pia Amato, docente associato di Neurologia all’Università di Firenze: “Il nostro studio evidenzia l’importanza della valutazione delle funzioni cognitive anche in pazienti in fase inattiva: tali informazioni possono essere di grande importanza per guidare la scelta terapeutica”. L’American Academy of Neurology, un’associazione composta da più di 21.000 neurologi e scienziati nel settore nelle neuroscienze, ha lo scopo di promuovere il miglioramento dell’assistenza e della cura ai pazienti, attraverso l’educazione e la ricerca.

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