Carlo Romiti, artista di vasta esperienza dipinge da anni con le terre che egli stesso ricerca. La sua pittura pare avere inizio nel momento stesso in cui raschia un argine e, con la mano, raccoglie le prime manciate di terra. Il proseguire di una tecnica antica di millenni e la ricerca continua sul colore e sulle sue applicazioni, sono fonte di ispirazione. Talvolta è la terra stessa, o una sua diversa tonalità, a suggerire l´opera, in un alternarsi di priorità tra soggetto e colore. Una terra grezza, setacciata e talvolta macinata ancora, che viene mescolata con acqua, uovo o collanti vari, ma anche con olio di lino a seconda dei supporti usati.
Una terra così trattata che non ha bisogno di vernici finali poiché essa possiede la sua propria "luminosità". L´uso di questa tecnica di antica tradizione pittorica trova conferma nell´ambiente e nelle scelte di vita dell'artista che vive nelle campagne tra San Gimignano e Volterra. I suoi cavalli, i suoi cani e nel vicino bosco i caprioli e i cinghiali sono, i soggetti preferiti ed il mezzo per ritrovare la parte ancestrale che è in ognuno di noi. Ippios in greco è tutto ciò che ha a che fare col cavallo e, nell'immaginario di Carlo Romiti, il termine richiama anche gli orientali paesaggi sconfinati e stepposi, dove l´uomo si è innamorato di questo animale. Il cavallo e il suo paesaggio rappresentano bene l´artista Romiti che vive con i cavalli, sua forte passione, e dipinge con la terra, materia delle sue opere. Il Museo Marini diventa con questa mostra l´occasione per vedere il cavallo senza cavaliere e senza briglie, un cavallo selvaggio, non domato dall'uomo, che può vivere e galoppare solo in uno spazio aperto, in una terra libera e senza confini. Le opere esposte sono una ventina, tutte nello spazio della cripta.
E ad accompagnarle c´è un breve video di Enrico Belli e Marco Tani, e un catalogo, edito da Gli Ori, con testi di Alberto Salvadori e Enzo Fileno Carabba. di Alessandro Lazzeri