Nel ricco “humus” culturale dell'arte figurativa del secolo appena trascorso, uno spazio non irrilevante deve essere riservato a Dino Migliorini. L'artista nella sua lunga esistenza si colloca come uno dei “piccoli maestri” che rendono significativa l'arte toscana del Novecento. Non è retorico né banale sottolineare come l'artista abbia attraversato il secolo in un significativo viaggio che appare adesso in tutta la sua complessità e si articola in diverse fasi che contraddicono quell'idea tradizionalista che talvolta era troppo facilmente attribuita all'artista toscano.
Migliorini non è stato certamente un pittore d'avanguardia, ma ha comunque, sempre vissuto le atmosfere dei suoi tempi. Il suo percorso espositivo è ben esemplato da questa mostra a Firenze, in corso sino al 19 settembre, nella Limonaia di Palazzo Medici. Le opere sottolineano la rappresentazione naturalistica del paesaggio della campagna toscana, partendo da una interpretazione “verista”, secondo gli schemi accademici del paesaggismo fiorentino degli anni Trenta, per evolversi verso una ricerca coloristica in una raffigurazione fantasiosa ed onirica, con opere che ritraggono le campagne del Valdarno o alcune strade fiorentine, velate di solitarie malinconie e pervase da solari luminosità.
In qualche modo si evince dalla lettura delle opere esposte nell'affascinante itinerario di Dino Migliorini anche il dialogo con quegli artisti che hanno contribuito alla sua formazione, dal primo maestro Sebastiano Cepparelli a Baccio Maria Bacci che lo introdusse alla tecnica dell'affresco, da Ardengo Soffici a Ottone Rosai. La mostra che si intitola “Aura Valdarno: l'armonia del colore“ privilegia l'aspetto paesaggistico dell'opera di Dino Migliorini ed è una sorta di omaggio alla campagna toscana e a Rignano sull'Arno, dove Migliorini era nato il 17 febbraio del 1907. Come ha sottolineato Lucia Bencistà, assessore alla cultura del comune di Rignano “dalla sua nascita nel cuore di una campagna stupenda ed allora incontaminata, esemplare dell’incontro tra l’operosità dell’uomo e la generosità della natura, l’artista trasse una forza inesauribile per la sua ispirazione pittorica”. Di buona qualità e di grande interesse documentario il catalogo che accompagna questa mostra, curata da Giampaolo Trotta e Giovanni Graziano. di Alessandro Lazzeri