“Un sopralluogo utile che ha consentito di puntualizzare alcuni aspetti già noti e di effettuare ulteriori approfondimenti”. È quanto ha dichiarato il presidente della commissione ambiente Eros Cruccolini al termine del sopralluogo effettuato stamani insieme alla presidente della commissione lavoro Stefania Collesei e a molti consiglieri comunali al cantiere della Tav a Campo di Marte. A fare gli onori di casa Francesco Bocchimuzzo reponsabile pianificazione investimenti area centro nord di Rfi che, con numerosi tecnici, ha illustrato lo stato dell’arte.
Attualmente sono in corso i lavori preparatori per lo scavo vero e proprio della galleria (l’imbocco sarà all’altezza delle ex poste), che dovrebbe iniziare a febbraio e proseguire per tre anni (un anno e mezzo per ciascun tunnel). L’intera opera, passante e stazione, dovrebbe essere conclusa, da contratto, il 28 agosto 2015. “Questa visita è stata interessante e proficua anche se non abbiamo visto il cantiere nella sua piena operatività – ha precisato Cruccolini –.
Nei prossimi giorni contatterò i cittadini che abitano in via Campo di Arrigo, magari andare a trovarli nei momento in cui i macchinari del cantiere sono in funzione per rendermi conto di persona della situazione, soprattutto per quanto riguarda il rumore. È importante mantenere alta l’attenzione su questo cantiere e i cittadini rappresentano il nostro primo osservatorio sullo svolgimento dei lavori”. Nel corso del sopralluogo l’interesse dei consiglieri si è concentrato soprattutto sul rispetto delle regole in materia di inquinamento acustico e atmosferico conseguente al cantiere.
“Nel corso della visita – ha sottolineato Cruccolini – è emersa una anomalia legata a un macchinario in funzione su cui chiederemo ulteriori spiegazioni: ovvero una delle macchine che effettuano lo scavo risulta diversa a quella prevista e quindi autorizzata. Inoltre il macchinario, a pieno regime, produce un rumore massimo di 109 decibel, superiore a quello massimo consentito di 106, tanto che la ditta ha già ricevuto due diffide per il superamento dei limiti previsti”. Rimanendo in tema di inquinamento, Cruccolini ha aggiunto che è stata illustrata la collocazione e il funzionamento delle centraline di rilevamento.
“Nei prossimi giorni prenderò contatto con Arpat per verificare se ci sono le risorse adeguate per effettuare i controlli nei cantieri e se le centraline previste sono sufficienti per eseguire il monitoraggio del rumore e delle polveri”. Altro elemento emerso nel corso del sopralluogo è che lo scavo della doppia galleria verrà effettuato con una sola talpa, invece delle due previste. “Rfi ha motivato questa modifica della modalità di esecuzione dei lavori con una difficoltà nello smaltimento delle terre di scavo – ha spiegato Cruccolini -: due talpe produrrebbero una tale quantità di materiale da rendere impossibile il suo immediato trasporto verso la destinazione individuata, ovvero l’ex centrale di Santa Barbara, con i treni senza incidere sul normale trasporto ferroviario”.
Il presidente ricorda che a Santa Barbara potranno essere portati con sette treni al giorno (il trasporto avverrà prevalentemente nelle ore notturne) circa un milione e 300mila metri cubi di terreno di scavo. “C’è da capire dove verrà trasportato il resto e con quali mezzi – ha sottolineato Cruccolini –. Già oggi, con i lavori in corso delle sole opere propedeutiche, sono in media dieci i camion che escono dal cantiere per trasportare via il materiale. E nel corso del sopralluogo è emerso che anche quando l’intervento entrerà nel vivo con lo scavo del tunnel, una parte seppur residuale del materiale, continuerà ad essere portato via con i camion”.
Cruccolini ha infine sottolineato l’ampia partecipazione da parte dei consiglieri: erano presenti oltre ai due presidenti, la vicepresidente della commissione ambiente Ornella De Zordo, i consiglieri del Pd Enrico Bertini, Andrea Borselli, Mirko Dormentoni, Cecilia Pezza, Francesco Ricci e Maurizio Sguanci, Emanuele Roselli e Riccardo Sarra del Pd, Tommaso Grassi di Spini per Firenze e Mario Razzanelli (Lega Nord). “Le lavorazioni nel cantiere di Campo di Marte possono durare anche 24 ore, dal lunedì alla domenica, 7 giorni su 7.
E dalle 7 alle 22 possono essere eseguite attività rumorose, salvo deroghe che aumentano ulteriormente l’orario consentito”. È quanto afferma Tommaso Grassi (Spini per Firenze) riportando quando riferito da Rfi nel corso del sopralluogo effettuato dalle commissioni consiliari ambiente e lavoro questa mattina nel cantiere Tav. “I cittadini della zona già da ora che ancora non sono partiti i lavori per la realizzazione del tunnel vero e proprio, devono subire, a causa delle autorizzazioni rilasciate, livelli di rumore elevati e periodi di lavori no-stop, resi ancor più critici dai numerosi sforamenti che sono stati rilevati da Arpat nei mesi scorsi – spiega Grassi –.
Le Ferrovie hanno sostenuto ancora stamani che i lavori che si stanno realizzando nel cantiere di Campo di Marte sono lavorazioni inserite nel piano di cantierizzazione per le opere propedeutiche al lotto 2. Arpat a giugno invece ha affermato che nel cantiere si stanno realizzando le opere del lotto 2, ovvero le vere e proprie opere e non più solo quelle propedeutiche. Stamani si è voluto giocare sul termine ‘propedeutiche’, che se riferito alla galleria è corretto, ma secondo la divisione dei piani, non può essere riferito alla realizzazione di diaframmi e di un pozzo che rimarrà per sempre”.
“A maggio e giugno Arpat ha rilevato, e segnalato al Comune, la presenza di macchinari, per la precisione una benna mordente per la realizzazione dei diaframmi e del pozzo lancia fresa, che non era inclusa nell’elenco consegnato all’Osservatorio Ambientale e che superava nettamente i limiti imposti dal cantiere. Ebbene – sottolinea il consigliere di Spini per Firenze – oggi Rfi ha confermato che il macchinario presente infatti ha una emissione doppia rispetto al macchinario previsto.
Rfi motiva, sostenendo che avendo ridotto il numero dei macchinari da due ad uno solo il rumore prodotto è simile e non hanno quindi ritenuto di valutarne il maggiore impatto. Una spiegazione che abbiamo contestato in quanto Arpat ha rilevato nel cantiere due benne mordenti una da 109dbA e una da 110dbA. E comunque, anche se la macchina fosse una soltanto, a nostro parere per la configurazione del diverso scenario e delle differenti fonti di rumore, sarebbe stata necessaria prima dell’uso rivedere le simulazioni per i limiti di rumore.
Si tratta di una ennesima modifica non concordata – precisa Grassi – frutto anche della carente attenzione da parte degli enti preposti, fatta eccezione per Arpat, che non controllano a sufficienza la coerenza e la correttezza delle lavorazioni e anche qualora informati spesso adottano i provvedimenti in maniera tardiva ed insufficiente, contribuendo ad aumentare disagi e danni alla salute dei cittadini e illegittimità nei cantieri”. “Ancor più grave è l’atteggiamento dei Rfi ed Italferr che, scaricando la responsabilità su Nodavia e sulle ditte realizzatrici, negano che vi siano stati controlli di Arpat e una diffida del Comune: diffida che indica come illegittimo l’uso per oltre 2 ore del macchinario presente nel cantiere.
Come si fa – si domanda l’esponente di Spini per Firenze – a non sapere della difformità del macchinario quando il cantiere è gestito da Italferr e il macchinario da oltre 2 mesi si trova nel cantiere?” “In questi giorni i residenti di via Mannelli, via del Pratellino, via Marconi, via Campo d’Arrigo e largo Gennarelli, devono subire sforamenti dei limiti del rumore per l’uso dei macchinari, come rilevato da Arpat nei mesi scorsi, per la passività di coloro che dovrebbero reprimere e perseguire coloro che commettono violazioni gravi e non rispettano le leggi.
Ma non ci diamo per vinti. Continueremo a chiedere i documenti e le analisi effettuate, sperando comunque che si possa ripensare all’intera opera, tunnel e stazione. E fino alla fine dei lavori – conclude Grassi – dedicheremo particolare attenzione a ciò che può provocare danni e disagi ai cittadini, nell’ottica della salvaguardia della salute e della tutela dell’ambiente”. “Anche Campo di Marte, come l'area dei Macelli, pagherà un prezzo altissimo in termini di inquinamento, traffico e rumore per la realizzazione di un progetto di sottoattraversamento la cui origine ‘si perde nella notte dei tempi’ come ha dichiarato oggi l'ingegnere di Rfi che ha guidato il sopralluogo delle commissioni ambienti e lavoro del Consiglio comunale.
In realtà il progetto è del 1998 ma risulta ugualmente un progetto vecchio, improntato a una filosofia di grandi opere ormai legata al passato, incurante dello spreco di risorse naturali e economiche e dell'impatto ambientale prodotto”. È questo il commento di Ornella De Zordo, capogruppo di perUnaltracittà, al termine del sopralluogo effettuato questa mattina al cantiere Tav a Campo di Marte. Entrando nel merito, De Zordo aggiunge: “Per la cantierizzazione stamattina abbiamo avuto varie conferme, tutte negative.
Fino a febbraio tutto il materiale viaggerà su gomma: 165.000 metri cubi di terra, come dice la relazione voluta dall'Osservatorio Ambientale relativa alla fase avanzata, trasportati da 16.000 camion che percorreranno via Campo d'Arrigo, il cavalcavia di piazza Alberti, il lungarno Colombo fino a Varlungo e poi su autostrada. Abbiamo anche saputo che non c'è ancora un piano del trasporto materiali su ferro dove ‘prevalentemente’ (precisa Rfi creando preoccupazione) verrà trasportato il materiale da febbraio in poi; che ci sono al momento solo due centraline per il rumore e due per le polveri (e provate a cercare su internet i dati che dovrebbero essere a disposizione, aggiornati oltretutto al 2 marzo scorso).
E ancora che per il rumore è ammesso che venga chiesta una deroga; che la macchina utilizzata non è una idrofresa che avrebbe provocato meno rumore ma un macchinario di tipo più vecchio che arriva a produrre 109 decibel. Un incubo per chi abita in zona e per chi la transita per lavoro”. “Ma la cosa più grave – sottolinea De Zordo – riguarda sempre l'impatto con la falda: mentre alla Foster è stato aggiunto, su richiesta dell'Osservatorio Ambientale, un sistema di pompe per aiutare il processo, questa misura non è stata adottata per Campo di Marte dove pure, ci dicono i geoingegnieri Crespellani e Perini, la situazione geologica è più complessa, perché il terreno è disomogeneo e diviso per strati.
E il sistema adottato, senza l'aiuto delle pompe, corre il rischio, con il tempo, di non assolvere al meglio il suo compito di veicolare l'acqua a valle della ‘diga’ costituita dalle paratie. Con conseguenze assai negative per tutta l'area”. “Tra i tecnici una convinzione si rafforza – aggiunge la capogruppo di perUnaltracittà –: se si dovessero davvero prendere tutte le precauzioni possibili, questo progetto arriverebbe a dei costi astronomici. E già così si parte da 1.500.000.000 euro preventivati che, secondo la media degli aumenti dell'Alta Velocità in Italia, diventano almeno 3 miliardi.
Tutto denaro pubblico che andrà a indebitarci per i prossimi decenni. Questo, unitamente alle segnalazioni allarmate di tecnici ed esperti indipendenti, dovrebbe indurre a verificare immediatamente la possibilità di scenari alternativi, sempre che si ragioni con indipendenza di giudizio e con l'obiettivo della difesa dell'interesse generale. Purtroppo – conclude De Zordo – in questo caso sembra non essere così”. “La visita al cantiere insieme all’ing. Francesco Bocchimuzzo, responsabile pianificazione investimenti area centro nord di RFI , non ha aggiunto niente di nuovo a quanto già sapevamo.
Non sono stati chiariti i dubbi che ancora permangono sui lavori dell’alta velocità”. È quanto dichiara Mario Razzanelli, capogruppo di Lega Nord Toscana in Palazzo Vecchio, che questa mattina ha partecipato al sopralluogo al cantiere della Tav a Campo di Marte, insieme ai membri delle commissioni Ambiente e Lavoro del Consiglio Comunale. “Prima di tutto – afferma Razzanelli – ho chiesto all’ing. Bocchimuzzo perché siano stati mesi in sicurezza i due bastioni della Fortezza da Basso e non tutti gli altri edifici ubicati lungo il percorso.
In secondo luogo, ho fatto notare che ancora manca la destinazione per un volume pari a 1,8 milioni di metri cubi di terra. A fronte ditali osservazioni, l’ingegnere non ha risposto per quanto riguarda gli edifici e ha affermato che il problema della terra era risolto. Affermazione, quest'ultima, non corrispondente al vero”. “Per quanto riguarda necessità della VIA per la Stazione Foster – aggiunge Razzanelli – il responsabile di RFI ritiene concluso il procedimento, avendo il Ministero già espresso a suo tempo un parere favorevole.
Bocchimuzzo mi ha detto anche di non essere informato riguardo a una lettera che le Ferrovie avrebbero inviato al Ministero per sapere se fosse o meno necessaria una verifica ulteriore dell’assoggettabilità della Foster alla VIA”. Il capogruppo leghista ha accennato a Bocchimuzzo del ricorso al TAR, che sarà presentato domani. “Ho fatto notare – spiega Razzanelli – che tali opere violano ben undici leggi e regolamenti. Mi è stato risposto che la legislazione italiana è talmente complessa che talvolta risulta impossibile rispettare al 100% tutte le disposizioni normative esistenti”. "Un cantiere modello è quello che è apparso davanti agli occhi della Commissione Ambiente del Consiglio comunale di Firenze -commentano dal Comitato contro il Sottoattraversamento AV- diverso da quello che viene descritto dai cittadini tutti i giorni che raccontano di rumori fino a tarda sera, polveri dentro e fuori del cantiere, nelle strade percorse dai mezzi che escono e entrano dall'ingresso di Largo Gennarelli.
Il tono pacificante e tranquillizzante dei tecnici delle Ferrovie scende come una ninna nanna sulle domande di giornalisti e consiglieri: un cantiere modello. Poi scendendo nei particolari si notano reticenze e inesattezze come sul volume di terra che sarà rimossa in fase di scavo del pozzo di montaggio della fresa: ci dicono 80.000 m3 di terra, ma questi solo per lo scavo dello scatolare, in realtà sono oltre 160.000 i m3 di terra che sarà movimentata nei prossimi sei mesi su camion per i quali occorreranno 16.000 viaggi in uscita e altrettanti in entrata dal cantiere, tutti su via Campo d'Arrigo, viale Malta, la strade lungo l'Africo, i lungarni fino al ponte di Varlungo e poi all'autostrada.
Tutto questo se sarà mantenuta la tabella di marcia. Grande dovizia di particolari tecnici nel descrivere le mitigazioni relative all'impatto sulla falda, ma nessuna previsione sulla tenuta e la durata di questi accorgimenti che con gli anni tendono a perdere la loro efficacia. Ci si dice orgogliosi di aver partecipato alla realizzazione della più grande infrastruttura realizzata in Italia negli ultimi decenni, ma si glissa sui costi stratosferici raggiunti, sui danni ambientali prodotti, sulle condizioni del trasporto ferroviario se non si usano i treni AV.
Tutto sarà monitorato e eseguito con grande accuratezza, i macchinari sono i più moderni, ma non si dice che i parametri usati per prevedere i cedimenti del terreno sono troppo ottimisti e che valutazioni pur sempre prudenziali preannunciano effetti ben diversi da quelli che i costruttori raccontano. Mancano le autorizzazioni per oltre la metà dello smarino prodotto, ma si nega ci siano problemi, si va avanti lo stesso. Se poi smaltire 1,8 milioni di m3 di terra sarà difficile o troppo oneroso...
si vedrà. Se i costi aumenteranno non ci sono problemi: paga Pantalone".