La politica è espressione di valori. E la difesa di uno o un altro scolpiva un tempo l'indentità dei movimenti politici. Oggi i valori sembrano rimanere, ma il rapporto con i partiti si è allentato. La fiducia dei cittadini nei loro confronti è diminuita. Ma per ricostruire nuove identità e cucire nuove relazioni dai valori sembra necessario ripartire, più che investire solo in nuove forme di partecipazione: uno strumento utile ma che potrebbe coinvolgere (di più) solo i cittadini che già oggi sono coinvolti.
Lorenzo De Sio sintetizza così la ricerca “Cultura politica, democrazia e partecipazione in Toscana”, promossa dall'Osservatorio elettorale ed ufficio politiche per la partecipazione della Regione e realizzata dal Cise, il Centro di studi elettor ali dell'Università di Firenze di cui il ricercatore Lorenzo De Sio è membro. La ricerca è stata presentata stamani a Palazzo Cerretani a Firenze, una delle sedi della Regione, ed è il frutto di mille interviste telefoniche su un campione di mille toscani e altre cinquanta interviste, più approfondite e faccia a faccia, con comuni cittadini realizzate tra settembre 2008 e febbraio 2009.
Quel che emerge è che per sei toscani su dieci la politica è qualcosa di lontano e molto confuso. Non conta il grado di istruzione o l'abitare in un terrritorio piuttosto che in altro. Il sentire è trasversale. Sei toscani hanno un 'loro' partito Su dieci elettori toscani, otto non sono mai stati iscritti ad un partito: cinque appena lo sono in questo momento. Il 58,7% dei toscani ha comunque un partito che sente più vicino di altri, sia che ne sia militante o simpatizzante.
E' una percentuale in calo - negli anni Settanta era oltre l'80%, nel 2001 era risalito al 70% dopo una flessione al 60% - ma è comunque una percentuale sempre più alta del dato italiano (50,5%). Un tempo un partito si sceglieva mesi e mesi prima: davanti alle urne c'era poca incertezza. I mille toscani intervistati confessano che alle elezioni politiche del 2008 in quattro su dieci hanno scelto per chi votare appena qualche settimana prima, a volte pochi giorni prima o addirittura in cabina elettorale.
In questo caso tra Toscana e Italia non c'è differenza. Servirebbe maggiore partecipazione interna? Il 56,9% degli intervistati risponde di non essere assolutamente interessato a dare ogni mese il proprio parere al partito di riferimento, il 20,8% lo è poco. Nuove forme di partecipazione risolverebbero quindi solo in parte il problema. Politici preparati, ma troppo sensibili alle pressioni Quanto al giudizio sui politici, i toscani intervistati dicono che sono preparati e competenti (55,7%), onesti (50,8%) e capaci di prendere decisioni anche se impopolari (49,2%) ma forse poco capaci di capire i problemi della gente (solo il 35,1% dice che lo sono) e troppo sensibili alle pressioni dei grandi gruppi economici (29,6%).
Fiducia nella Regione, di meno per la Chiesa Il 45,9% dei toscani ha comunque fiducia nell'istituzione Regione (in Italia è il 36,6%) e il 43,3% nel Comune (contro il 41,1 degli italiani). Quanto ai partiti, se l'attenzione si concentra sugli esponenti locali ne hanno un giudizio positivo tre toscani su dieci. Se invece la domanda riguarda i partiti nazionali, la percentuale si abbassa al 15,7% (che è comunque il doppio del 7,8% italiano). In Toscana è invece più bassa la fiducia nei confronti dell'istituzione Chiesa: il 42,1% contro il 53,6%.
Il commento di Nencini "La discussione inizierà in estate, per poi tirare la cima in autunno - spiega l'assessore alle riforme e al rapporto con gli enti locali, Riccardo Nencini -. Con un'esame prima di tutto sul funzionamento sulla legge sulla partecipazione e poi con la proposta di estendere per tutti i consigli di quartiere il diritto di voto anche ai sedicenni". L'obiettivo? "Rafforzare nei prossimi due anni la partecipazione dei cittadini all'attività delle istituzioni". "E' una sorpresa più emotiva che razionale – confessa l'assessore –.
La storia di partecipazione della Toscana in questi anni si è chiaramente frammentata e chi di politica si occupa lo ha percepito. Ma la Toscana almeno ha provato per tempo, da alcuni anni, a cercare una risposta a questo domanda". Nel 2007 è stata approvata una legge per stimolare il coinvolgimento dei cittadini sulle decisioni delle istituzioni e l'elaborazione di politiche locali, la prima (e finora unica) legge sulla partecipazione di una Regione in Italia. Nel 2004 ha istituzionalizzato le primarie.
"Rimane forte la partecipazione municipalistica e localistica, quando una questione tocca da vicino i cittadini. Appare lenta la partecipazione quando i temi appaiono più lontani – ricorda Nenicini -. Ed è quest'ultima che va recuperata". "Dalla ricerca emerge anche l'estremizzazione del bipolarismo – aggiunge – Ma forse questa tendenza ha già subito una successiva evoluzione e i sostenitori del bipolarismo sono oggi di meno". di Walter Fortini